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Da Sabratha a Leptis Magna: quei gioielli libici (e romani) a rischio distruzione

by Giuliano Lebelli
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Marktgebäude (macellum)Roma, 17 dic – L’Isis avanza verso la Libia e, come al solito, il timore non è solo quello – ovviamente prioritario – delle stragi di innocenti, ma anche quello per la devastazione di un inestimabile patrimonio artistico. Nelle scorse ore, il ministro della Difesa francese, Jean-Yves Le Drian ha lanciato l’allerta sul pericolo rappresentato dai militanti dell’Isis in Libia che “sono a Sirte, estendono il loro territorio su 250 chilometri lineari di costa, ma cominciano a penetrare verso l’interno e a puntare a un tentativo di accesso a dei pozzi di petrolio e a delle riserve”. E già comincia la cronaca degli orrori, come la notizia di una marocchina decapitata con l’accusa di stregoneria, proprio a Sirte.

Ma la Libia è anche un territorio ricco di tesori artistici. L’Icom, International Council of Museum, ha presentato all’Institut du Monde Arabe di Parigi una “lista rossa” delle antichità libiche a rischio a causa dell’avanzata dello Stato islamico. Oltre a Sabratha, sito costiero a una settantina di km da Tripoli in cui sorge un importante e ben conservato teatro romano e in cui si diceva l’Isis fosse già penetrato, a correre rischi sarebbero Cirene, colonia greca fondata nel 631 a.C., Leptis Magna, roccaforte romana nell’Africa settentrionale, le pitture rupestri preistoriche di Tadrart Acacus, e l’antica città presahariana di Ghadames.

La Emergency Red List of Libyan Cultural Objects at Risk intende mettere in guardia i funzionari doganali, le forze di polizia e il mercato dell’arte sulla possibilità che vengano messe in circolazione e vendute opere frutto di saccheggi.

Giuliano Lebelli

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