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Buon San Valentino. Ma l’amore resta una cosa da reazionari

by Matteo Fais
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Roma, 14 feb – San Valentino. Ne ho viste tante, forse troppe. Per un po’, non lo nego, la cosa è esaltante. La gioventù si sente sempre eroica, prima di rendersi conto di essere piena di cazzate. Vai con questa, vai con quella: figlia, madre, madre e figlia. Quando ti guardi allo specchio, a un certo punto, ti pare pure di avere la faccia di un qualche mito letterario. Resta però che una vita simile avrà pure una vaga eco vascorossiana e spericolata, ma è nella sua intima essenza un puttanaio. La può condurre solo un egotista completamente svalvolato. Devasti persone, fai del male per compiacerti. Solo che essere malvagi richiede una certa predisposizione. Quasi nessuno ci riesce fino in fondo. Arrivati a un certo punto, se non si è proprio degli animali, ci si rende conto di aver creato troppi cortocircuiti intorno a sé.

Ci sono donne che ti chiamano, che ti chiedono aiuto per questo o per quello e, sia detto per inciso, hanno tutte le ragioni per poter pretendere. L’intimità è una promessa e, come diceva un grande scrittore americano, “anche l’adulterio ha una sua morale”. Per farla breve, se hai scopato per un anno con una e questa ti chiama per un qualsiasi motivo, ci vuole pelo sullo stomaco per mandarla al diavolo. Io non ce la faccio. Per quanto mi sforzi di sembrare cinico, sono empatico come e forse più di un volontario della Croce Rossa. Quando una con cui mi sono intrattenuto per un’intera notte, cinque anni fa, mi ha cercato su Facebook perché colpita da un cancro al seno, senza sapere a chi diavolo rivolgersi per ricevere un po’ di conforto, mi sono reso conto che il divertimento si paga caro.

A meno che tu non te ne sbatta, che non faccia il cane come tutti gli altri. Ripeto, non ho quella leggerezza d’animo. Solo che sono tante, troppe, e tutte hanno bisogno di vicinanza. Di alcune pensavo che volessero solo il sesso, ma mi sbagliavo. Hanno visto che c’era qualcosa in me che andava oltre. Mi hanno cercato dopo dieci anni, dicendomi addirittura “solo tu sarai in grado di capirmi”. Così ho scoperto che ho molte mogli e nessuna. Anche le più intraprendenti – o, almeno, che tali mi erano sembrate a suo tempo – in verità sono profondamente diverse. Sono ansiose, insicure, si sentono irrealizzate, mancanti, dipendenti da un analista o dagli psicofarmaci. Non gliene faccio una colpa. Come me, sono cresciute circondate da cattivi maestri. Hanno spiegato loro che dovevano essere indipendenti, che il matrimonio non è per niente necessario, anzi da evitare per quanto possibile. “Devi farti le tue esperienze, tu non sei di nessuno”. Sappiamo tutti a quali tragedie esistenziali abbiano portato simili convinzioni: solitudine, famiglie allargate o più che altro devastate, cani come surrogati di bambini inquietantemente chiamati “amore della mamma” – che, quando le sento per strada, mi viene da piangere.

Arriva il momento, infine, in cui non si può costruire più niente. L’amore, per quanto si affannino a sostenere il contrario, è esclusività, possesso. Non bisognerebbe mai arrivare al punto in cui l’uno vale l’altro, o giù di lì, e non si ha più niente da donare esclusivamente a una persona. Quella è la vera tomba dell’amore. Purtroppo in questo mondo, dove tutto sembra andare in direzione contrario alla natura e al buon senso, capita di non rendersene conto fino a che non è troppo tardi. Per questo, quando si parla d’amore sono reazionario, retrivo, propenso a sbattere fuori di casa a calci in culo l’accozzaglia progressista – ne hanno rovinate già troppe di generazioni. Preferisco pensare ai miei nonni, cresciuti tra guerre e ricostruzione. Forse erano rozzi, poco aperti, per niente cittadini del mondo. A me, mia nonna pareva più felice delle mie povere amanti tristi, invecchiate, malate, sole e disperate.

Matteo Fais

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1 commento

Amaranta 16 Febbraio 2019 - 12:52

Bel brano, duro, profondo, sulla natura maschile e femminile. “L’intimità e’ una promessa”. Le donne non fanno quasi mai solo sesso, e anche quando lo fanno, e’ diverso dal “solo sesso” degli uomini. Ma sei sicuro che la strada giusta sia tornare al modo di vivere dei nonni? Indietro non si torna. Le cose non accadono mai due volte nello stesso modo. Bisogna inventare strade nuove.

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