La compagine dalle tre stelle può contare sulle uniche individualità, Higuain a parte di cui parleremo, capaci di spostare gli equilibri. Paul Pogba – nella giornata di ieri inserito nella top 11 FIFA della scorsa stagione, unico giocatore della Serie A – e Paulo Dybala che condividono la stessa classe di talento e di nascita, 1993, con la concretezza di chi gioca già ai piani alti. Basta prendere i fotogrammi della partita di domenica sera al Marassi contro la Sampdoria. Stop di petto e mezza girata, sporchissima, di sinistro che sfiora il palo infilandosi in rete, 0-1 sul tabellone, Pogba in versione George Bellows e i suoi dipinti sulla nobile arte. Concretezza spezza fiato. Dall’altra la pennellata di Dybala per il raddoppio di Sami Khedira, un sinistro chirurgico col contagiri per i piedi del tedesco. Un tracciante disegnato prima nella mente poi nelle geometrie del rettangolo verde.
All’angolo rivale il Napoli, ora in testa alla graduatoria con 41 punti a +2 sulla Juventus. Maurizio Sarri ha messo nel cassetto Rafa Benitez e fa ancora, l’onda lunga dell’influsso, divertire la sua vecchia fiamma Empoli. Ha ridestato da letargo infinito Hamsik, tagliato un vestito su misura a Jorginho e dato le chiavi della città a Reina. Ma la scena è per mister 18 Gonzalo Higuain. Il centravanti argentino ha una media goal da Liga – 18 reti in 19 partite – arrivando a siglare quattro doppiette nelle ultime sei giornate. Fantascienza. Il Pepita, Bayern a parte, è l’unico vero frangiflutti verso il quinto scudetto consecutivo della banda Buffon. Maradona ha dato la sua benedizione, ora anche San Gennaro si sta attrezzando per il miracolo.
Lorenzo Cafarchio
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