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Sì ad una “transizione non ideologica”. La Meloni al Cop28 parla per l’Italia

by Sergio Filacchioni
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Meloni

Roma, 2 dic – Il premier Giorgia Meloni è intervenuta al Cop28 di Dubai. Il primo ministro italiano intervenendo alla plenaria ha ribadito la necessità di un approccio pragmatico al processo di decarbonizzazione serve “una sostenibilità ambientale che non comprometta la sfera economica e sociale, una transizione ecologica non ideologica“.

La Meloni a Dubai

La decisione di svolgere la Cop28 nell’emirato del Golfo – 7° produttore al mondo di petrolio, 5° produttore di gas e 6° paese per emissioni di Co2 pro-capite, la cui economia è saldamente ancorata allo sfruttamento di combustibili fossili – è stata da principio fonte di perplessità. A ciò si è aggiunta la nomina a presidente della Cop28 del sultano Al-Jaber, ministro dell’Industria e delle Tecnologie nonché amministratore delegato e direttore generale del gruppo Abu Dhabi National Oil Company, cui è seguita la designazione di diversi funzionari della compagnia nello staff della Cop. Parlando in plenaria, Meloni ha ricordato che “siamo chiamati a stabilire una direzione chiara e a mettere in atto azioni ragionevoli ma concrete, come triplicare la capacità di generazione di energia rinnovabile nel mondo entro il 2030 e raddoppiare il tasso globale di miglioramento annuale dell’efficienza energetica, come indicato anche dalla Presidenza» della Cop28. Il premier nel suo intervento ha quindi ricordato che l’Italia sta “gradualmente sostituendo la produzione di energia elettrica da carbone con le rinnovabili, abbiamo adottato un nuovo Piano per l’energia e il clima e stiamo investendo risorse e attenzione sui biocarburanti, tanto che siamo tra i fondatori della Global Biofuels Alliance. Nel contesto europeo, abbiamo tracciato un percorso per raggiungere la neutralità del carbone entro il 2050 e per ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030. Ma siamo anche impegnati a garantire, attraverso il programma Ue “Fit for 55”, un approccio multisettoriale che rafforzi i mercati del lavoro e mitighi l’impatto sui nostri cittadini. E questo è un punto essenziale, perché se pensiamo che la transizione verde possa comportare costi insostenibili, soprattutto per i più vulnerabili, la condanniamo al fallimento“.

Sergio Filacchioni

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