Roma, 29 apr – Ci stanno uccidendo. Letteralmente. Qualche mese l’Istat ha parlato di 54 mila morti in più nel 2015, un’impennata pari a quella della Grande guerra del ’15-’18, del tutto inspiegabile agli occhi degli esperti. Ora arriva il colpo all’aspettativa di vita: chi è nato nel 2015 vivrà meno di chi è venuto al mondo l’anno precedente. Un dato che, nonostante riguardi pochi mesi di differenza, appare come inquietante. È il rapporto OsservaSalute 2015, un’analisi dello stato di salute della popolazione e della qualità dell’assistenza sanitaria nelle regioni presentata al Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma, ha lanciare l’allarme sulla speranza di vita. Nel 2015 è, in media, 80,1 anni per gli uomini, 84,7 per le donne; nel 2014, era di 80,3 anni per gli uomini e 85 per le donne. Pochi mesi di differenza, come dicevamo, ma la contrazione è la prima che si verifica nell’intera storia del nostro Paese.
E il calo è generalizzato, riguarda sia Nord che Sud, anche se delle differenze rimangono: la provincia autonoma di Trento ha la più alta speranza di vita (81,3 e 86,1 anni), mentre la maglia nera va alla Campania (78,5 anni per gli uomini e 83,3 per le donne). Gli esperti puntano il dito sulla prevenzione: non se ne fa, o se ne fa troppo poca. Stesso discorso per i vaccini, sia per l’infanzia che per gli anziani, che oggi godono di una immotivata cattiva fama. Inoltre, come rivelano diversi sondaggi recenti, sempre più italiani fanno economia anche sulle cure mediche a causa della crisi. Di certo non contribuisce alla nostra longevità il fatto che cominciamo a essere un popolo di obesi: le persone in sovrappeso sono passate dal 33,9 al 36,2%.
Spiega Walter Ricciardi, che oltre ad aver coordinato il rapporto è presidente dell’Istituto superiore di sanità: “L’unico Paese democratico che ha registrato un passo indietro del genere – rimarca- è la Danimarca 21 anni fa e poi la Russia post-comunista, che invece di investire in prevenzione si è disgregata”. L’Italia, spiega, è “l’ultimo Paese ad investire in prevenzione, a cominciare dalle vaccinazioni. E poi ci sono gli screening oncologici, mai partiti e che funzionano a macchia di leopardo, soprattutto per le donne”.
Roberto Derta