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Studenti romani in piazza: domani sotto al Miur per una rivoluzione della scuola

by Sergio Filacchioni
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studenti

Roma, 14 ott – Annunciato poco fa da i canali del Blocco Studentesco Roma, il sit-in di protesta degli studenti romani si terrà alle 8.00 presso il Ministero della Pubblica Istruzione di viale Trastevere. Nelle motivazioni che si leggono nelle dichiarazioni rilasciate dal movimento giovanile di Casapound Italia, ritroviamo i temi caldi dell’agitazione studentesca dell’ultimo anno e mezzo: tagli, dissesto edilizio e l’ormai famigerata alternanza scuola-lavoro.

Studenti in piazza

Stavolta non si protesta per la vittoria elettorale di Fratelli d’Italia, come successo nelle scorse settimane al Liceo Manzoni di Milano, ma per riportare – come si legge nella nota rilasciata dal Blocco Studentesco – “l’attenzione dell’opinione pubblica e del nuovo governo le criticità della scuola che vanno immediatamente affrontate”. Mentre quindi l’attenzione da “venti giorni è sulle trattative e i giochi elettorali, scendiamo in strada per chiedere con forza un intervento rapido e risolutivo da parte della nuova maggioranza sul mondo della scuola”. Un intervento che secondo il movimento del fulmine cerchiato deve invertire la rotta degli ultimi decenni a proposito di tagli alla spesa, quelle “ricette dem, liberali e tecniche” che hanno portato la spesa pubblica per l’Istruzione dal 4,6% del 2009 al 3,6% del 2015 e che arriverà ad un tondo 3,0% entro il 2035. Al Miur sono stati destinati nel 2020, 60 miliardi e mezzo di euro, anche se sono stati previsti entro due anni tagli progressivi di 4 miliardi. Basti pensare che entro il 2025 l’Italia sarà all’ultimo gradino europeo per la spesa pubblica riservata all’Istruzione. Un vero e proprio disastro annunciato e voluto anche da chi ha occupato i banchi delle aule da più di vent’anni a questa parte. Si legge infatti nella nota del Blocco Studentesco: “alla distruzione hanno concorso tutte le parti politiche che oggi bisticciano sulle macerie, dal centrodestra al centrosinistra. Vent’anni di tagli costanti e riforme assassine come quelle della Gelmini e di Renzi ci hanno portato alla gestione fallimentare del governo Draghi, che non ha fatto altro – tramite la mummia Patrizio Bianchi – che proseguire sulla strada di smantellamento della scuola pubblica”. Un’accusa netta che non lascia spazio a dubbi.

Un’altra agenda

Oltre alle accuse nella nota si leggono le richieste, o sarebbe meglio dire le rivendicazioni che il movimento studentesco vuole portare avanti con la protesta di domani e che sarebbe utile leggere per comprenderne meglio il valore: “Le ricette malsane dell’Agenda Draghi vanno accantonate in favore di politiche nuove che spostino la scuola dal mirino delle speculazioni per ricentrarla sullo studente, sulla sua famiglia e sulla sua comunità organica e di destino: il Popolo italiano”. Un cambio di passo quindi, che si concretizzerebbe attraverso le richieste di quel sindacalismo studentesco che in questi anni ha lottato contro aziendalizzazione e privatizzazioni, sia da destra che da sinistra: “Chiediamo con forza che venga stracciata immediatamente la Legge 107 sulla ‘Buona scuola’ contro la quale ci battiamo dal 2015, vogliamo che sia rimossa dall’orizzonte della pubblica istruzione l’infame alternanza scuola-lavoro e la sua obbligatorietà per tutti gli istituti superiori; vogliamo che sia proclamato – dopo la fallimentare e repressiva gestione Covid – lo stato d’emergenza per l’edilizia scolastica, per far sì che lo Stato possa tornare ad intervenire con soldi e finanziamenti, in maniera rapida, sulla manutenzione dei plessi scolastici; vogliamo l’adozione da parte del futuro governo di una linea dura contro le speculazioni editoriali, contro le tasse coercitive che vengono imposte alle famiglie degli studenti e un contributo sostanziale a pendolari e fuorisede”. Torna quindi prepotente il tema dell’alternanza, argomento sul quale nessuno – almeno al momento – si è espresso in ottica di riforma nonostante la terza tragica morte di uno studente nell’arco di un anno.

Emergenza edilizia

In più il carico su quella che viene definita – a giusto titolo – emergenza edilizia: basti pensare che in Italia più del 40% dei plessi scolastici è stato costruito prima del 1976 ed oltre la metà non ha le certificazioni di agibilità statica e di prevenzione incendi. Un’emergenza scolastica a tutti gli effetti sia per gli studenti ma – va detto – anche di sicurezza sul lavoro per chi dentro le scuole svolge il suo mestiere quotidiano come docenti e personale A.t.a. I casi di crolli, solo dal settembre 2021 al luglio 2022 sono stati 45, soprattutto al Nord. Se ci addentriamo nelle problematiche dei plessi vediamo che gli istituti secondari di secondo grado (le scuole superiori) sono quelli che mostrano più degli altri le crepe dovute all’età ma anche ai ritardi e ad una lunga interruzione nell’assegnazione dei fondi da parte delle Province. Classi sovraffollate, rischio sismico elevato, sistemi di prevenzione e sicurezza nulli, uno scenario indegno di una Nazione civile: tra crolli, riscaldamento non funzionante, inadeguatezze strutturali, fondi bloccati, mancati investimenti ed addirittura procedure standard di sicurezza che non vengono applicate, il risultato è letteralmente un bollettino di guerra.

Aria nuova

Ecco quindi come le rivendicazioni del Blocco Studentesco ci dovrebbero fare da guida per ritrovare la bussola ed invertire la rotta. “Ricordiamoci di questi numeri quando vedremo che svariati miliardi del PNRR verranno distribuiti ad associazione culturali antifasciste e progressiste, mentre per i tetti delle classi dei vostri figli rimarranno le briciole”. Gli organizzatori della manifestazione di domani lanciano anche un messaggio al nuovo governo. Da chi pretende di guidare l’Italia, dicono “Non ci accontenteremo delle parole e delle pacche sulle spalle, non ci accontenteremo di vedere la sinistra italiana fuori di sé per il risultato elettorale: contano soltanto i fatti e la volontà politica di intraprendere questa via coraggiosa e portare aria fresca all’interno di quelle stanze mute”. Una promessa di battaglia per un anno scolastico che si preannuncia già caldo per le mobilitazioni della sinistra, ma che vedrà il Blocco Studentesco “opporsi a chiunque cerchi di danneggiare gli studenti e soprattutto contro chi parlando di Patria e Nazione non sarà alla loro altezza – e chiudono – Patria è missione e rivoluzione, oppure è nulla”. Un monito che ci deve spronare a non accontentarci de piagnistei della sinistra, ma anzi essere maggiormente esigenti e critici rispetto al futuro governo, per dare linfa vitale ed idee.

Sergio Filacchioni

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