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Stupro, consenso e l’assurdo paragone con la rapina: il delirante editoriale di Dacia Maraini sul Corriere

by La Redazione
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maraini

Roma, 13 lug — In un editoriale apparso due giorni fa sul Corriere della Sera, Dacia Maraini espone “qualche considerazione sullo stupro di cui si parla tanto in questi giorni”, non permettendo al lettore di capire, con questo periodo, se si riferisce allo stupro che una certa signorina ha attribuito al figlio di Ignazio La Russa o se invece si fa riferimento allo stupro in generale: volendo essere grammaticalmente precisi, questa seconda interpretazione sussisterebbe se dopo “stupro” e prima di “di cui” fosse posta una virgola; siccome questa virgola non c’è e poiché chi scrive non dubita che Maraini conosca le regole della punteggiatura, vien da concludere che l’autrice voglia riferirsi allo stupro attribuito a Leonardo Apache La Russa; ma in questo caso, ci si consenta, tanto valeva dirlo apertis verbis.

Maraini e le assurde considerazioni sullo stupro

Duole a chi scrive constatare che Maraini espone delle considerazioni che sono non soltanto opinabili ma addirittura palesemente false; cosa non grave, per carità; se non fosse che tali considerazioni – che sono, per l’appunto, considerazioni, e non riscontri o giudizi – vengano esposte in modo perentorio, come se si trattasse non di opinioni ma di verità di fatto (non osiamo dire di Vangelo). È opportuno scorrere per intero il testo di Maraini, per sottolinearle, ci si consenta, i punti criticabili.

Maraini sostiene, nel primo paragrafo del suo intervento, che lo stupro non esiste in natura e che esso è un’invenzione atta a umiliare il nemico: dopo aver sconfitto, in guerra il nemico, il vincitore si prende la sua donna, e la usa per il suo piacere. Non solo: Maraini sostiene che l’atto di inserire il proprio seme dentro la donna del nemico rappresenta un atto identitario e di affermazione, poiché il vincitore prende possesso, in tal modo, addirittura della prole futura.

Lo stupro esiste in natura?

Entrambe queste affermazioni sono del tutto opinabili; non solo: si può dubitare della loro veridicità. Dire che lo stupro in natura non esiste non ha alcun significato, giacché è come dire che in natura l’amore non esiste. Concetti come “amore”, “stupro”, “sentimento”, ecc. non sono utilizzabili quando si guarda all’accoppiamento animale. E, comunque, Maraini dovrebbe spiegarci a quali animali si riferisce (considerando il non trascurabile fatto che anche gli esseri umani sono animali, a meno che i creazionisti non abbiano ragione – e non crediamo che Maraini lo pensi): se guardiamo ai primati più vicini a noi, certamente possiamo parlare, pur con molte riserve, di sentimenti che accompagnano l’atto sessuale.

Ma se guardiamo alle altre specie animali, l’atto sessuale giunge a essere un mero agire meccanico che ha come scopo la procreazione, e sovente se non sempre la scelta del partner avviene guardando alla sua prestanza fisica. In diversi casi avviene, per esempio, che il possesso di una femmina sia deciso da un combattimento: chi vince si accoppia. Ci sembra dunque che l’affermazione di Maraini, così secca e decisa, debba essere perlomeno circostanziata.

Anche l’interpretazione che Maraini dà dello stupro è opinabile e, a mio giudizio, irrealistica. L’autrice relega lo stupro ad atto di guerra, cioè a un abuso commesso dal vincitore sulla donna del vinto. Ebbene, se così fosse, allora Leonardo La Russa non potrebbe aver stuprato la ragazza che lo accusa, giacché Leonardo La Russa non era in guerra e la ragazza non era moglie o donna di un suo nemico. Facendo finta di non notare questa incongruenza, non si può non sottolineare che l’interpretazione intenzionale che Maraini dà allo stupro non trova conferme empiriche.

Due noti esempi per confutare la Maraini

Perché lo stupro dovrebbe essere interpretato come una presa di possesso delle vite future e non piuttosto come uno sfogo sessuale, una sorta di premio per la guerra vinta o di sfogo incontrollato? Maraini dovrebbe dare dei dati per supportare la sua interpretazione: dove sono questi dati? Chiediamo scusa al lettore per essere così espliciti, ma le circostanze lo impongono. Prendiamo i due casi più famosi della cronaca recente: gli accusati usavano o no il preservativo? E se usava una forma di protezione la signorina? Se ci fosse l’uso di profilattici o forme di protezione, ebbene, l’affermazione di Maraini perderebbe di forza; e si può assumere che sia così: si dubita – Leonardo La Russa ci scuserà – che il figlio del Presidente del Senato volesse lasciare incinta la ragazza che lo accusa. E lo stesso dicasi nel caso del figlio di Grillo: l’atto sessuale, in quel caso, è consistito in un rapporto fra più maschi e una femmina: questi maschi facevano a gara a chi riusciva a mettere in cinta la ragazza forse? Ci si scusa di nuovo col lettore per la forza delle affermazioni; ma prima di tirare conclusioni, bisogna parlare dei fatti, e i fatti sono questi.

Accuse di stupro senza prove

Il secondo paragrafo dell’articolo di Maraini è forse quello più discutibile, sul piano del contenuto, anche perché porta a una conclusione che è insieme assurda e pericolosa (e pericolosa proprio perché contraddittoria). Maraini sostiene che lo stupro deve essere misurato guardando non a fattori fisici (come ecchimosi o sanguinamenti) ma alla capacità di colpire la psiche femminile. E sostiene altresì che la psiche femminile rimane così colpita dallo stupro che (qui bisogna citare il testo originale) “la donna stuprata, sapendo di essere stata usata dal nemico per una invasione di identità, si sentirà in colpa, anche se non saprà neanche pensarlo o dirlo, ma per antica consuetudine si consegnerà alla convinzione di avere accettato una cocente umiliazione per sé e per il genere che rappresenta”.

In poche parole, ciò che Maraini dice è che chi indaga – ammettiamo infatti che “misura” dello stupro significhi, anche, indagine sullo stupro, cioè un’operazione che consenta di capire se lo stupro sussiste o meno – sullo stupro non deve considerare prove fisiche ma la psiche femminile; solo che – e qui sta il punto – l’indagatore, chiamiamolo così, non deve pensare di trovare nella psiche femminile segni di sofferenza perché in realtà la sofferenza verrà nascosta dalla donna, la quale, non sapendolo, si sentirà in colpa. Detta in altri termini: la donna stuprata soffre, ma non lo dice, perché si vergogna, ma non sa di vergognarsi; e allora, ci si consenta, cosa prova?

Le osservazioni di Maraini portano a una conclusione aberrante e pericolosa sul piano giuridico: un uomo può essere accusato di stupro anche senza che vi siano prove fisiche dello stesso e senza che la sua psiche lasci trasparire molta sofferenza, giacché quella sofferenza è nascosta da un senso di colpa di cui però la donna non è consapevole. Il che implica, in breve, che l’accusa di stupro può essere avanzata sempre senza fornire prove. Ci auguriamo, riconoscendo la levatura intellettuale di Maraini, che questa conclusione non corrisponda all’intenzione comunicativa della stessa.

La tirannia del sentimento contro l’uso di prove empiriche

Noi ci auguriamo, ripetiamo, di aver frainteso; ma ciò che Maraini scrive nel resto del testo sembra purtroppo confermare la conclusione appena menzionata. Maraini afferma infatti che la donna che decide di denunciare lo stupro va incontro a umiliazioni pubbliche, perché deve dimostrare che non era consenziente: sta alla donna, sottolinea Maraini, dimostrare che non era consenziente, e che dunque sussiste lo stupro. Maraini giudica questa pratica un arcaico luogo comune. All’inizio del testo, l’autrice pone un’affermazione dello stesso contenuto: una persona che dice di essere stata rapinata non deve dimostrare di essere stata rapinata, mentre una che dice di essere stata stuprata deve dimostrare di essere stata stuprata.

Ebbene, questo non è un arcaico luogo comune; è un principio sacrosanto del diritto: si è innocenti fino a prova contraria. Il che significa che l’accusato – lo stupratore, in questo caso, ma anche il rapinatore – è innocente fino a quando non ci sono prove incontrovertibili (non indiziarie) che dimostrano che lui ha compiuto il reato del quale è accusato. Altroché arcaico luogo comune! Se io vengo rapinato da Tizio, io devo dimostrare che lui ha, mettiamo, il mio orologio perché me l’ha estorto con una pistola, e non perché io gliel’ho regalato. Se lui dice che io gliel’ho regalato e poi ho voluto calunniarlo, io devo dimostrare che lui ha usato un’arma per prendermelo. Ciò che Maraini propone è delirante: dovremmo condannare uno stupratore solo perché una signora lo ha accusato? Questa è tirannia, questa è degenerazione, questa è violazione dei principi del diritto, questo significa giudicare aprioristicamente e di sentimento, anziché con l’uso di ragione e prove empiriche.

Enrico Cipriani

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3 comments

Il Sultano di Costantinopoli 14 Luglio 2023 - 12:40

Nulla da aggiungere alla perfetta disamina dell’autore.
Visto però che si tratta di concetti ovvi e ripetuti per anni senza risultato, forse sarebbe ora di essere più spicci.
A certe cagne femministe si dovrebbe mettere la museruola, prima che possano costituire pericolo per i singoli uomini innocenti e per l’intera civiltà del diritto (anche esso, come lo stupro, non esistente in natura).

P.S.
Certo che lo stupro in natura non esiste: lo hanno inventato (e continuano ad inventarlo) le femministe come la Maraini per far sentire in colpa il genere maschile e certe stronzette per poterne accusare i singoli esponenti alla bisogna (vendetta, denaro, notorietà, ecc.). Del resto, per il femminismo è “stupro” qualunque interazione vagamente sessuale non integralmente dominata da un potere di scelta asimmetrico a favore della donna. Come spesso avviene in natura e come invece viene mitigato da tutte le civiltà (con istituzioni usi, costumi e scambi si interessi come matrimonio tradizionale, prostituzione, sugardating ecc… tutti “stupri” per lorsignore).

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Proud Boy 14 Luglio 2023 - 11:34

blateranti idiozie estive di perditempo sul CorSega “woke” del cairoeditori

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Claude 16 Luglio 2023 - 12:48

L’articolo in risposta alla Maraini è condivisibile, ma il delirante commento del piagnucoloso-debosciato-problematico sultano di sta ceppa è da cagatoio.

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