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Monoteismi che uccidono: la colpa è di “tre impostori”

by La Redazione
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tre impostoriRoma, 1 ago – Il contesto storico è quello della ‘guerra apocalittica’ tra il papa Gregorio IX e l’imperatore Federico II di Svevia, in cui entrambe le parti in causa tendono a demonizzare, nel vero senso della parola, la figura del nemico, presentandolo o come rappresentante di Satana o come Satana in terra1. È in questo conflitto feroce, nel quale tutte le armi della propaganda vengono poste al servizio dei due contendenti, che compare il riferimento al tema dei tre impostori (vale a dire i fondatori delle tre grandi religioni monoteiste, Mosè, Gesù e Maometto). Naturalmente, il motivo dell’impostura religiosa ha una storia molto più antica e, nello specifico, Georges Minois ci ricorda che la prima fugace apparizione dei ‘tre impostori’ nella cristianità occidentale si ha nel XII secolo con un maestro parigino, Simone di Tournai, celebre per le sue Disputationes. Ma è indubbio che solo con Gregorio IX, per l’ovvio prestigio dell’autore, il tema dei tre impostori s’impone davvero sulla scena culturale e religiosa. Per la precisione, a partire dal primo luglio del 1239, quando appunto papa Gregorio, in una enciclica, accusa “questo flagello di re”, ossia Federico II, di aver “affermato apertamente che – per utilizzare le sue parole – ‘il mondo intero è stato ingannato da tre impostori, Gesù Cristo, Mosè e Maometto’”2.

È l’inizio di una storia straordinaria. Da allora in poi, grazie al crisma dell’autorità papale, prende corpo l’esistenza di un trattato, appunto il De tribus impostoribus, vera summa dell’empietà e dell’irreligiosità, che ha però una singolare caratteristica: nessuno pare averlo mai davvero letto. È un testo di cui si favoleggia di continuo, attribuito di volta in volta a Federico II o a Pier delle Vigne, ad Averroè o a Pomponio Leto, a Machiavelli o a Giordano Bruno, e così via, ma del quale non è giunta a noi nessuna copia.

Fino a quando, più di quattro secoli dopo, nel 1688, compare effettivamente un manoscritto in latino intitolato De imposturis religionum, fatto circolare, con una serie di aggiunte personali, da un giurista di Amburgo, Johann Joachim Müller. Ma, nonostante tutti gli studi successivi, ancora oggi non è dato sapere con certezza se Müller abbia rielaborato un materiale preesistente, o se vada considerato come il vero e proprio autore del testo. Quel che è certo è che il manoscritto viene pubblicato, col titolo De tribus impostoribus, per la prima volta nel 1753 a Vienna dall’editore Straub ma con il 1598 come falsa data di stampa.

Ed è questa edizione ad essere stata tradotta, accompagnata dal testo originale latino, dalle Edizioni di Ar nel 2009 (e inserita, si badi bene, nella collana Paganitas), facendola precedere da una puntuale introduzione di Francesco Ingravalle e, alla luce di quanto detto sinora, senza attribuzioni di ‘paternità’ autoriale. Si tratta di un piccolo libro dalla grande storia. E soprattutto, e prima d’ogni altra cosa, di un salutare antidoto contro l’impostura monoteista.

Giovanni Damiano

1 Cfr. G. Potestà, L’ultimo messia. Profezia e sovranità nel Medioevo, il Mulino, Bologna 2014, pp. 135-148.

2 Il passo dell’enciclica è riportato in G. Minois, Il libro maledetto. La storia straordinaria del Trattato dei tre profeti impostori, Rizzoli, Milano 2010, p. 11.

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4 comments

Sol Invictus 1 Agosto 2016 - 1:29

Sempre ottime le Edizioni di Ar ed il buon Ingravalle, che di molti testi delle suddette edizioni è curatore nonché autore. Un sentito ringraziamento anche al P.N. per la quotidiana battaglia a favore di quella “Veritas” di cui sentiamo una urgente necessità in questi anni bui di oscurantismo materialista. Ave

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Paolo 1 Agosto 2016 - 2:22

« Colui al quale avete dato il nome di Gesù in realtà non era che il capo di una banda di briganti i cui miracoli che gli attribuite non erano che manifestazioni operate secondo la magia e i trucchi esoterici. La verità è che tutti questi pretesi fatti non sono che dei miti che voi stessi avete fabbricato senza pertanto riuscire a dare alle vostre menzogne una tinta di credibilità. È noto a tutti che ciò che avete scritto è il risultato di continui rimaneggiamenti fatti in seguito alle critiche che vi venivano portate »

(Celso)

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sergio 1 Agosto 2016 - 10:53

invito Paolo a leggere i dieci volumi dell ”Evangelo come mi è stato rivelato’ di Maria Valtorta, dove è lampante che ciò che disse Celso è una volgare menzogna.

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ADRIANO CALABRESE 5 Agosto 2016 - 8:26

non credo proprio!

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