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Sull’uscita dall’Ue anche la Le Pen ha mollato. Chi tiene la barra dritta sul sovranismo?

by La Redazione
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Roma, 19 gen – In politica alle svolte siamo abituati, ma certi cambi di posizione lasciano sempre molte perplessità. L’ultima (delle tante) a cui abbiamo assistito è stata quella di Marine Le Pen che, dopo aver cambiato il nome del Front national in Rassemblement national, ora annuncia che sull’uscita dall’Unione europea ha cambiato idea. In Italia una svolta analoga l’abbiamo già vista con la Lega. Nel 2014 il vice-premier Salvini scriveva su Facebook: “Bisogna uscire dall’Euro il prima possibile” dice Grilo, oggi. Oggi… Meglio tardi che mai! Anche in questo caso, la Lega è partita per prima, sola contro tutti. VIA dalla gabbia dell’Euro, MONETA CRIMINALE!”. Nello stesso anno scriveva: “Draghi è l’esponente delle banche che con l’Euro ci hanno guadagnato. Sull’uscita dalla moneta unica non abbiamo la bacchetta magica, non c’e’ niente di semplice. Quello che e’ certo è che con l’Euro andiamo a fondo. L’alternativa possibile è un Europa con due monete, attraverso una uscita concordata con Francia, Spagna, Grecia, i paesi più massacrati dai tedeschi. Lo dicono anche sei premi Nobel, basta cercare su Google Nobel, Euro, patacca”.

Forse “la Lega è partita per prima”; certo è che è stata la prima a cambiare idea. A ottobre 2018 lo stesso Salvini dichiarava: “Euro irreversibile? Di irreversibile c’è la morte, tutto il resto è discutibile: certo non è all’ordine del giorno né oggi, né domani, né dopodomani l’uscita dall’Europa e dall’Euro […] Io lavoro per cambiare le regole del condominio dove vivo: i miei figli cresceranno in un contesto europeo, con una moneta europea in tasca. Io voglio cambiare le regole”. Un cambio di vedute che forse avrà provocato l’orticaria ad uno come Claudio Borghi, che sull’uscita dall’Euro ha speso un periodo di tempo non irrilevante tra interviste, libri e conferenze. Fatto sta, tuttavia, che il cambio di rotta è evidente, con buona pace del vero sovranismo di cui l’Italia avrebbe tanto bisogno.

Tornando alla Francia, ora il passo in avanti (o indietro ndr) lo fa Marine Le Pen. Molti si ricorderanno il famoso discorso di febbraio 2017 in cui la leader francese annunciava che “se eletta proclamerò un referendum entro sei mesi su restare o meno nell’Unione europea. E inizierò da subito coi partner europei che come noi aspirano alla sovranità una rinegoziazione su questo sistema europeistico tirannico che non è più un progetto, ma una parentesi dalla quale spero un giorno di potermi risvegliare”. Ad indicare la via da seguire per un ritorno agli stati sovrani, era stata proprio lei, secondo la quale “si dovrà trovare entro i primi sei mesi un compromesso che ci permetterà di recuperare le quattro sovranità: monetaria, economica, legislativa, territoriale. Se l’Europa non si impegnerà a farlo, chiederò ai francesi di votare al referendum per uscire da questo incubo e tornare liberi”.

Parole forti, cariche di energia e voglia di un riformismo anti-europeista che profuma quasi di rivoluzione. Ma, come troppo spesso accade, con l’avvicinarsi delle elezioni europee, anche in Francia il cambio di rotta è “d’obbligo”. E’ già capitato in passato che Marine Le Pen cercasse il consenso della parte più moderata dell’elettorato francese (senza peraltro riuscirci). Ora ci riprova: “Siamo un partito pragmatico, non ideologico. Eravamo per l’uscita dall’euro e dall’Unione europea quando l’unica alternativa era tra la totale sottomissione a Bruxelles e l’abbandono della Ue. Oggi le condizioni politiche sono totalmente cambiate. Le nostre idee avanzano ovunque in Europa, e in Italia sono al governo. Ora possiamo cambiare l’Europa dall’interno, uscire e adottare una nuova moneta non sono più le priorità. I trattati sono interpretabili a piacere, basti guardare cosa ha fatto la Bce con il quantitative easing”.

Insomma, due retromarcia importanti che, tuttavia, stonano col clima che tira tanto in Italia quanto in Francia. Abbiamo già avuto modo di parlare, ad esempio, dei gilet gialli la cui protesta, partita da piccole ma importanti rivendicazioni, ha creato un vero e proprio movimento di opinione favorevole all’uscita dall’Unione europea. Se esiste un vero sovranismo, bisogna rivolgere uno sguardo a CasaPound e pochi altri, che ancora mantengono nel proprio progrtamma l’uscita dall’Euro e dalla Ue. Le europee sono una tornata elettorale assai imprevedibile. E se c’è qualcuno che ben potrà ricordarsi di ciò, quelli sono indubbiamente i democristiani che nel 1984 si videro superare (solo per quell’occasione) dal Partito Comunista. Quindi, tutto è possibile.

Francesco Clun

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3 comments

Fabrizio 19 Gennaio 2019 - 6:38

Per non parlare della inversione a 180° del M5s. Ricordate?….il #fuoridalleuro degli anni dal 2011 a tutto il 2015?
Io ero sempre in prima linea, ovunque.
Poi????…..puff….. Guai parlarne più.

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Sull'uscita dall'Ue anche la Le Pen ha mollato. Chi tiene la barra dritta sul sovranismo? | NUTesla | The Informant 19 Gennaio 2019 - 11:05

[…] Author: Il Primato Nazionale […]

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marcocolli 20 Gennaio 2019 - 9:28

Stare in un condominio, dove siamo minoranza e non contiamo quasi nulla, sperando di cambiare le regole rimanendo all’interno e’ una pura utopia e non volere vedere la realta’. La germania e alleati , non lo permetteranno mai. Meglio andare a vivere da soli, anche se le difficolta’ dell’autonomia sono tantissime, ma almeno le decisioni, giuste o sbagliate, sono nostre.

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