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Tremino lavoratori e imprese: finita la sospensione del Patto di Stabilità. E arriveranno regole peggiori

by Stelio Fergola
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Patto stabilità

Roma, 27 ott –  Fine della sospensione del Patto di Stabilità. Il quale, peraltro, non è mai stato “sospeso” veramente, visto che ciò che non si è applicato negli anni di crisi pandemica verrà agilmente recuperato. Agilmente si fa per dire, visto che saranno lacrime e sangue. Sullo sfondo, una “riforma” che oltre a non costituire alcuna riforma, probabilmente sarà perfino peggiore della già mesta versione attuale.

Fine della sospensione del Patto di Stabilità, dal 2024 si ricomincia a “mazzuolare”

Parola di Ursula von der Leyen, la sospensione del Patto di Stabilità finisce quest’anno. Niente che non si sapesse, in verità. Ma l’annuncio ufficiale dovrebbe far tremare i polsi di lavoratori e imprese. E, in generale, dell’economia sempre soggetta al cappio al collo del debito da contenere non si capisce bene per cosa, per quale orizzonte, se non quello degli interessei perenni (un fatto evidente a tutti tranne a chi proprio non vuol riflettere, ormai).  La Von der Leyen dice che “la clausola di salvaguardia finirà e ci sarà una transizione verso la gestione regolare, con ad esempio la questione della procedura per i disavanzi eccessivi”.

Abbiate fiducia: arriveranno regole peggiori

Ancora non c’è niente di deciso. Sappiamo solo che se ne parla e se ne discute da un anno e più, con i vertici di Bruxelles che propongono regole più stringenti di controllo e Berlino che si è a lungo lamentata considerandole addirittura proposte troppo “deboli”. Dall’altro lato, l’Italia che ha sempre chiesto più leggerezza, soprattutto alla voce degli investimenti, sperando di poter convincere qualche illuminato ad escluderli dalla conta del debito.  Il presidente della Commissione Ue afferma che “è molto difficile dire che tipo di requisiti si troveranno ad affrontare gli Stati membri” sul debito pubblico “finché non si sarà conclusa la discussione” sulle nuove regole.

Per ora, la proposta della Commissione europea non lascia ben sperare: si parla di piani pluriennali di spesa (4 anni estendibili di altri 3), ovviamente sempre concordati con l’esecutivo comunitario (pensate solo a quante ulteriori tenaglie alla libertà d’azione economica), e ovviamente la “traiettoria fiscale” dovrà indirizzarsi in modo che il debito scenda e “sia sostenibile nel medio periodo”. Salvo miracoli, sarà l’ennesimo massacro sulla pelle dei lavoratori, delle imprese e ovviamente della spesa pubblica.

Stelio Fergola

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