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“Prima gli italiani, poi Allah”: pur di attaccare Buttafuoco, Berizzi si riscopre islamofobo

by Michele Iozzino
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Roma, 27 ott – La nomina di Pietrangelo Buttafuoco a direttore della Biennale di Venezia ha provocato più di un mal di pancia nelle file della sinistra, a prendersela con lo scrittore siciliano è anche l’irreprensibile Paolo Berizzi. In un suo goffo tweet il giornalista di Repubblica ha ironizzato sulla fede islamica di Buttafuoco.

Berizzi in versione islamofobo da operetta

Dopo anni di lottizzazione a sinistra, è difficile affondare il colpo sull’appartenenza politica del nuovo direttore della Biennale di Venezia, né tanto meno se ne possono mettere in dubbio le qualità artistiche e umane. Buttafuoco è scrittore di pregio, tanto nello stile che nei contenuti. Pertanto a Berizzi pur di criticare la nomina di quest’ultimo, non rimane altro che attaccarlo sulla sue scelte personali e spirituali, ovvero sulla sua conversione all’Islam. Anzi, nel farlo pretende di aver trovata chissà quale chiave brillante per denunciare le contraddizioni della destra: “Contrordine patrioti: basta crociate, l’Islam non è una religione violente, le moschee e la poligamia vanno benissimo e la Biennale di Venezia è finalmente musulmana. Prima gli italiani, poi Allah”. Ma l’unica contraddizione che ne viene fuori è quella di Berizzi con sé stesso. Il giornalista sacrifica sull’altare della polemica ad personam quei valori di laicismo e di inclusione di cui si proclama paladino, riscoprendosi per l’occasione islamofobo da operetta. Un livello di semplificazione e malafede che suona più come un tentativo di bullismo politico che giornalismo.

Buttafuoco e “Il feroce Saracino”

Complice il riacuirsi del conflitto tra Israele e Palestina, il mondo musulmano è tornato a essere lo spauracchio dell’Occidente e riemergono vecchi schemi fallaciani che appiattiscono la realtà che ci circonda. Berizzi è consapevole di tutto ciò e tenta di cavalcarlo a suo modo. Ma è lo stesso Buttafuoco a darci le chiavi interpretative per sfuggire al tranello. Basterebbe tornare alla pagine de Il feroce saracino, libro che lo scrittore siciliano diede alle stampe nel 2015 quando a imperversare era l’Isis. Buttafuoco spiega che il Califfato è figlio dello sradicamento e della perdita di identità, è un camuffamento nichilista e modernista dell’Islam, il suo dio è il nulla, lo stesso dio adorato da quel mondo globalista che gli si vorrebbe opporre in quanto Occidente, quella che chiamano jihad è nella realtà dei fatti fitna, ovvero discordia insanabile: “Tutto è fitna nella guerra civile globale, tutto è zizzania e tutto precipita nel buco nero dell’ignoranza”. A dimostrazione di ciò ricorda come siano gli stessi terroristi dell’Isis a fare scempio della sacralità islamica, non solo simbolicamente ma anche fisicamente: “Nel nome di un Islam ridotto a ideologia, gli assassini fanatici, hanno deciso di avanzare accompagnando al sangue sparso la profanazione dei luoghi santi senza risparmiare Mecca”. Insomma, nessuno scontro di due opposte civiltà, ma un’unica catastrofe.

Michele Iozzino

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