Roma, 20 dic – L’esclusione di Donald Trump dalle primarie del Colorado, ufficialmente dovute al sostegno dell’ex presidente alle famose rivolte di Capitol Hill, mostrano per l’ennesima volta come il “sistema dem” (tanto democratico quanto repubblicano) negli Usa sia indebolito.
Trump e l’esclusione primarie in Colorado: una dimostrazione di debolezza
La decisione della Corte Suprema del Colorado invero fa leva su questioni molto dubbie, come quasi tutte quelle che riguardano i famosi “fatti di Capitol Hill”. Tanto per cominciare sulle presunte azioni sobillatrici di Trump, il quale aveva sì sostenuto la protesta, ma anche richiamato i manifestanti a svolgerla nell’ambito delle procedure legali. L’ex inquilino della Casa Bianca è del resto popolarissimo, e la possibilità che possa tornare in sella dopo il 2024 ha generato parecchi timori nell’universo neocon liberale statunitense. Ovvero coloro che hanno sempre spinto per l’interventismo militare statunitense, tanto in Afghanistan quanto in Iraq, in Libia e – adesso – anche nel sostegno all’Ucraina. Davanti a loro, un ex presidente che – pur non essendo riuscito o non avendo voluto pacificare alcunché – non ha avviato nel corso del suo mandato nessun nuovo processo bellico, il che è stata quasi una “notizia” per la immutabile politica estera americana.
Si cerca di evitare un “altro 2020”?
La capacità di mobilitare le masse di Trump è cosa nota, palesatasi in modo evidente sia nel corso delle elezioni vinte del 2016 ma anche nel caso di quelle “perse” nel 2020. Troppe le polemiche che scaturirono dopo quel voto, sebbene l’universo dem abbia messo tutto a tacere, è nella memoria che gli elettori americani reagirono con molta diffidenza, esprimendo nei sondaggi la loro sfiducia nel sistema statunitense. Troppa la necessità, forse, di evitare un nuovo capitolo di quel terremoto. Di sicuro, un fatto è difficilmente contestabile: meglio non avere Trump come candidato.
Stelio Fergola