GiĆ di per sĆ© la norma base che, a livello europeo, regola la materia del āMade inā si presta ad abusi ed elusioni di ogni sorta, infatti lāart. 60 del nuovo Codice Doganale dellāUnione stabilisce al primo comma che āLe merci interamente ottenute in un unico paese o territorio sono considerate originarie di tale paese o territorioā, norma questa che non crea grossi problemi interpretativi, mentre il comma successivo ne crea molti di più: āLe merci alla cui produzione contribuiscono due o più paesi o territori sono considerate originarie del paese o territorio in cui hanno subito l’ultima trasformazione o lavorazione sostanziale ed economicamente giustificata, effettuata presso un’impresa attrezzata a tale scopo, che si sia conclusa con la fabbricazione di un prodotto nuovo o abbia rappresentato una fase importante del processo di fabbricazioneā. La dicitura āl’ultima trasformazione o lavorazione sostanziale ed economicamente giustificataā infatti si presta a molteplici interpretazioni tra le quali quella più autorevole, sebbene non risolutiva, ĆØ stata quella della Corte di Giustizia Europea che ha stabilito che āla sostanzialitĆ della trasformazione debba prevalere sul fatto che la stessa rappresenti lāultima operazione effettuata sul prodottoā. Entrando ancora più nello specifico la Corte ha affermato che lāultima trasformazione o operazione si configura āsolo qualora il prodotto che ne risulta abbia composizione e proprietĆ specifiche che non possedeva prima di essere sottoposto a tale trasformazione o lavorazioneā. Insomma, un bel rompicampo non facilmente risolvibile, soprattutto nelle produzioni più complesse ed articolate o nel caso di produzioni artigianali e di qualitĆ , guarda caso proprio tutte caratteristiche che contraddistinguono lāindustria manifatturiera italiana.
LāItalia aveva tentato di dare una interpretazione che tutelasse le nostre imprese con la Legge 8 aprile 2010 n. 55, più comunemente conosciuta come āLegge Reguzzoni – Versace – Calearoā quanto meno stabilendo regole più chiare per i settori pellettiero, calzaturiero e tessile. Tale legge entrata ĆØ in vigore nel nostro Paese dall’ottobre 2010, ma, tuttavia, ancora oggi non ĆØ applicabile a causa dello stop imposto dall’Unione Europea (in particolare Ungheria e Francia), che non ha approvato i decreti attuativi italiani.
A tutta questa situazione si aggiunge unāaltra vicenda molto più recente, quella della trattativa, sempre in sede europea, circa la definizione del perimetro di applicazione del āMade inā. LāItalia infatti, alla vigilia del Consiglio Ue sulla competitivitĆ , si sta ritrovando in minoranza nel pretendere che la tutela del āMade inā sia quanto meno applicata ai settori del tessile/abbigliamento, legno, calzature, ceramica ed oreficeria, mentre la proposta della Lettonia, Presidente di turno dellāUE, prevederebbe soltanto di limitare la garanzia del āFatto inā al settore calzaturiero ed a parte di quello ceramico. Il problema più grosso sta nel fatto che la posizione italiana ĆØ in netta minoranza tra i 28 Stati dellāUnione (16 contro 12) e la capofila del fronte contrario, manco a dirsi, ĆØ la Germania che si dice fermamente contraria al riconoscimento della tutela del āMade inā anche ad un solo settore. Non ĆØ certo un mistero che lāattuale situazione di caos legislativo e lāeventuale deregolamentazione agognata dalla maggioranza degli Stati europei sia un esplicito favore a quelle societĆ multi o transnazionali che delocalizzando completamente i propri processi produttivi nei paesi in via di sviluppo sono fortemente interessate a non palesare lāorigine geografica dei beni poichĆ© prodotti a costi altamente competitivi e successivamente rivenduti, con elevati margini di profitto, nei mercati sviluppati.
Viene quindi spontaneo chiedersi dove fosse il premier Renzi, nel corso del precedente semestre a guida italiana dellāUe. La tutela dellāorigine italiana delle merci prodotte sul territorio nazionale doveva essere un punto essenziale della politica europea nel semestre di presidenza italiana. Ed invece, alla resa dei conti, il capo del governo si ĆØ rivelato per quello che ĆØ: un chiacchierone che si tira indietro quando il gioco si fa duro e gli interessi nazionali sono da proteggere.
Walter Parisi