Roma, 26 lug – La storia dell’evoluzione dell’uomo sembra si debba riscrivere: anni di approfondite ricerce in Cina sembrano ribaltare la tesi secondo cui il genere Homo si sia sviluppato in Africa, tesi che prende il nome di “out of Africa” in campo scientifico.
Cosa è successo? Molto semplice: dopo i primi ritrovamenti di resti di ominini nei dintorni di Pechino all’inizio del secolo scorso, correva l’anno 1929, l’attenzione della comunità scientifica si è rivolta principalmente verso l’Africa, essendo stati scoperti resti che, ad una prima analisi, risultavano molto più antichi rispetto al “uomo di Pechino”. Nonostante l’ulteriore retrodatazione dei ritrovamenti fossili cinesi, che indicavano l’ominide vissuto circa 780 mila anni fa, ormai i paleontologi si stavano concentrando nella ricerca della nascita del genere Homo tra le savane africane. La storia successivamente ha fatto il suo corso: l’estremo oriente, e la Cina in particolare, sono stati “dimenticati” anche per questioni politiche. Tutto questo sino a quando il governo cinese, nei decenni passati, non ha deciso di investire circa 1,1 milioni di dollari in una campagna di ricerca paleantropologica senza precedenti. Ricerca che ha dato i suoi frutti recentemente quando anche la comunità scientifica internazionale ha iniziato a guardare con sempre maggiore interesse a quella particolare regione del globo.
Come riportato su Nature, i ritrovamenti in Cina ed in altre regioni dell’Asia hanno chiarito che una sorprendente varietà di specie di Homo erano diffuse in tutto il continente; e tali ritrovamenti stanno ribaltando le idee convenzionali sulla storia dell’evoluzione umana. “Molti scienziati occidentali tendono a vedere i fossili asiatici e i manufatti attraverso le lenti di quanto è accaduto in Africa ed Europa” afferma Wu Xinzhi, paleontologo presso l’Accademia delle Scienze cinese “L’attenzione è stata rivolta verso quei continenti per l’antichità dei fossili ivi ritrovati e per la vicinanza dei maggiori istituti di ricerca paleontologica, ma è sempre più chiaro che molto del materiale rinvenuto in Asia non può rientrare nella narrativa tradizionale dell’evoluzione umana”. Tesi che trova conferma anche presso alcuni ricercatori occidentali, come sostiene Chris Stringer, un paleoantropologo presso il Museo di Storia Naturale di Londra “L’Asia è stata a lungo un continente dimenticato, il suo ruolo nell’evoluzione umana può essere stato di molto sottostimato”.
Secondo la tesi tradizionale, detta “out of Africa” come già accennato, l’Homo erectus si evolse in Africa più di 2 milioni di anni fa. Successivamente, circa 600 mila anni fa, ha dato origine a una nuova specie: l’Homo Heidelbergensis, il cui fossile più antico è stato ritrovato in Etiopia. Circa 400 mila anni fa, qualche membro di Heidelbergensis lasciò l’Africa e si divise in due rami: uno si avventurò in Medio Oriente ed Europa, dove divenne il Neanderthal, l’altro ramo arrivò più ad oriente dove divenne il Denisoviano, un gruppo di ominini scoperto per la prima volta in Siberia nel 2010. La restante popolazione africana di Heidelbergensis si evolse successivamente nella nostra specie, l’Homo Sapiens, all’incirca 200 mila anni fa. Quindi questi primi umani si espansero sino all’Eurasia 60 mila anni fa, dove rimpiazzarono i locali ominini anche con una piccola percentuale di incroci. Una caratteristica del Heidelbergensis, il potenziale antenato comune del Neanderthal, Denisoviano e dell’uomo moderno, sarebbe infatti qualla di avere una mescolanza di caratteri primitivi e moderni: come i più antichi esemplari aveva una linea sopraccigliare massiccia e mento sfuggente, ma ricorda anche il Sapiens per i suoi denti più piccoli e la scatola cranica di maggiori dimensioni. Per questo la maggior parte dei ricercatori ha sempre visto l’Heidelbergensis come una forma di transizione tra l’Homo Erectus ed il Sapiens. Sfortunatamente le evidenze fossili di quel periodo sono scarse e spesso molto ambigue, questo perché, come noto, la maggior parte dei fossili che giungono sino a noi sono di organismi marini, e sempre una piccola percentuale di essi, dato che la conservazione di un resto ha maggiori probabilità di accadere in ambiente subacqueo piuttosto che subaereo. Ebbene questa storia è stata messa in dubbio dai resti fossili cinesi analizzati nel corso dei decenni passati, che sollevano pesanti dubbi in merito alla progressione lineare dall’Homo Erectus africano sino all’uomo moderno. Questi dimostrano infatti che, all’incirca tra 900 mila e 125 mila anni fa, l’Asia orientale era brulicante di ominini dalle caratteristiche che li sistemano da qualche parte nella scala evolutiva tra l’Erectus ed il Sapiens. Quindi, come suggerisce anche Stringer, l’Homo Heidelbergensis potrebbe essersi originato in Asia e successivamente essere migrato verso gli altri continenti, Africa compresa.
Ma non solo, la maggior parte dei paleontologi cinesi, e qualche sostenitore occidentale, pensa che i fossili di transizione rinvenuti in Cina sono la prova che “l’uomo di Pechino” è l’antenato dei moderni asiatici. In questo modello, conosciuto come “multiregionalista” o di ibridazione continua, gli ominini discendenti dall’Erectus in Asia si sono incrociati con esemplari provenienti dall’Africa e dall’Europa e la loro progenie avrebbe dato vita agli antenati dei moderni asiatici. A supporto di tale tesi ci sono anche i rinvenimenti di alcuni manufatti. In Europa ed Africa gli utensili di pietra sono cambiati marcatamente durante il tempo, ma gli ominini in Cina usavano lo stesso tipo di semplici manufatti già a partire di 1.7 milioni di anni sino a 10 mila anni fa. Certamente si tratta di teorie ancora da verificare con esattezza, a causa dell’ancora scarsità di rinvenimenti e di studi, ma la comunità scientifica è concorde nel dire che la storia dell’evoluzione umana in Asia è molto più interessante rispetto a quanto si pensava in passato, pertanto siamo sicuri che una sistematica campagna di rilevamento paleoantropologico in quella parte del globo riserverà ancora parecchie sorprese; sorprese che forse cambieranno definitivamente la storia dell’evoluzione dell’uomo.
Traduzione e integrazione dell’articolo di Nature a cura di Paolo Mauri
6 comments
Come ho avuto modo di dire in un commento ad altro articolo (non ricordo se su questa testata o un’altra), io non so come siano andate le cose, sebbene credo che prima o poi la verità verrà fuori. Una cosa però nella mia testa è sicura: da qualche parte e in qualche tempo i nostri antenati paleoeuropei finirono “incastrati” in un qualche luogo in cui si è svolta una qualche feroce selezione naturale che ha fatto sopravvivere soltanto gli individui dotati di 1)inventiva nella soluzione dei problemi, 2)spirito di collaborazione reciproca senza troppi “se” e “ma”, 3)inclinazione naturale al lavoro. E siccome questa categoria umana si porta appresso la pelle bianca, probabilmente questo posto si trova in qualche regione inospitale nel grande nord.
Razzismo, questo? Forse, ma dopo aver girato il mondo ed aver visto troppe cose diventa una tentazione difficilmente evitabile. Come è inevitabile, avendo allevato svariati figli, rendersi conto con grande sorpresa della incredibile potenza dell’ereditarietà nelle inclinazioni e nel temperamento se non addirittura nel QI.
Concludo dicendo semplicemente questo: siamo tutti fratelli, d’accordo, ma stiamo attenti con chi ci mischiamo.
Rasistiiiiiiiiiiiiiiiii!!!11!! Once you go black you never come back! Mama Africa perdonali!!!11!
Africa sarà “mama” tua, non mia! Poi attenzione ad abusare del titolo di fratello, semmai cugini… Forse…
Signori si parla di migliaia di anni, quando si legge la parola Africa non si pensi agli africani moderni, le etnie devono essere scaturite in seguito, a seconda di particolari gruppi che presero la via dell’asia o dell’ovest africano, oppure ancora a causa di particolari incroci. I primati oggi non estinti hanno la pelle bianca sotto i peli, quindi posso pensare che il primo sapiens potrebbe essere stato bianco. L’espressione fratelli, se si riferisce a periodi di tempo così vasti ci sta bene, in quanto queste varie razze di sapiens hanno in comune un unico progenitore genetico conosciuto come Eva mitocondriale, la parte del DNA comune a tutti le persone, anche agli africani di oggi.
Se l’uomo bianco discende dalla scimmia allora non c’è dubbio, l’uomo nero discende dal maiale!
Siamo troppo diversi! Ecco perché gli islamici non mangiano maiale, sarebbe cannibalismo!
Se non ci stessero invadendo questa cosa non l’avrei mai detta, io rispetto le persone se stanno a casa propria!
credo che i dati genetici siano molto piu’ attendibili di tutte le altre discipline,non c’e’ dubbio i sapiens vengono dall’africa e tutti i genestisti sono d’accordo