Venezia, 4 feb — Un fiore all’occhiello dell’eccellenza italiana — l’ennesimo — al collasso a causa dei rincari dovuti alla crisi energetica che si è abbattuta sull’Europa: a farne le spese sono le vetrerie di Murano, con le aziende costrette, giorno dopo giorno, a chiudere le fornaci a causa dei costo del gas naturale diventato ormai insostenibile.
Il vetro di Murano muore per colpa dei rincari
Lo scorso dicembre, di venti vetrerie (per un totale di 60 fornaci) a Murano ne restavano in funzione appena due. Questo «grazie» all’aumento del 500% delle bollette del gas, indispensabile per tenere attivi, 24 ore su 24 e 365 giorni l’anno, i forni in cui vengono prodotti i manufatti di vetro famosi in tutto il mondo. Un consumo totale di otto milioni di metri cubi annui, per una spesa che in pochi mesi è passata da due milioni all’anno a più di otto.
Futuro incerto
Un’emergenza che, se poco interessa alla stampa nostrana, ha invece attirato l’attenzione del Washington Post: «Nessuno qui ricorda un dicembre così in sordina», è il grido d’allarme di Cristiano Ferro, 52 anni, proprietario della Effetre, azienda leader del settore vetrario. Da settimane le sei fornaci della ditta sono penosamente spente. I 34 dipendenti della Effetre, che poteva vantare 6-700 tonnellate di vetro semilavorato grazie al consumo di 1,5 milioni di metri cubi di metano, non sanno cosa riserverà loro il futuro. «Non so quando riaccenderemo i forni». Le parole del titolare pesano come macigni.
I produttori di vetro di Murano affermano che metà del costo mensile delle operazioni deriva dal mantenimento della temperatura. Le fornaci bruciano a circa 2.160 gradi Fahrenheit, 24 ore al giorno. Spegnere e riavviare è estremamente costoso. Il processo di raffreddamento, infatti, rompe i crogioli, i tini di argilla in cui viene cotto il vetro. Sia quelli sia i mattoni resistenti al fuoco devono essere sostituiti: possono essere necessarie due settimane per tornare alla giusta temperatura. Effetre stima che riaccendere contemporaneamente da 15 a 16 forni che normalmente sono in funzione costerebbe fino a centomila euro.
Nessuna certezza nemmeno per i 600 lavoratori dell’indotto di Murano, tra artigiani, maestri del vetro soffiato e distributori. Non è finita: i rincari per le materie prime — sabbia e calce utilizzate per la produzione vetraria — dei trasporti e dei materiali di imballaggio si sono uniti a quelli, già tragici, di gas ed elettricità.
Cristina Gauri