Roma, 22 mag – La caccia al presunto sessismo sta toccando livelli che noi umani non avremmo mai pensato di vedere. L’Unesco, importante e serissima organizzazione delle Nazioni Uniti per l’educazione, la scienza e la cultura, se la prende adesso con le voci femminili preimpostate per gli assistenti vocali perché restituiscono l’immagine di una donna servile, sottomessa, remissiva. Sì, una fantasmagorica ricerca dell’Unesco ha preso di mira proprio le vocine femminili dei vari Cortana di Microsoft, Siri di Apple e Alexa di Amazon. Nel mirino anche la versione originale in lingua inglese di Google Assistente. Insomma, i vostri assistenti vocali secondo l’organizzazione dell’Onu sono realizzati con tutta evidenza da qualche maledetto sessista che non rispetta a dovere il ruolo della donna, relegandola a civettuola imbarazzante.
Incubi sessualmente corretti
“I’d blush if I could”, ovvero “arrossirei se solo potessi”, è una risposta che Siri soleva dare quando veniva interpellata in modo piuttosto ammiccante o peggio scortese. Apple ha già provveduto a reimpostarla, adesso vi replicherà con un secco: “Non so proprio cosa rispondere”. Qualche uomo avrebbe altrimenti potuto crearsi chissà quale fantasia o addirittura trattare male una voce registrata. L’Unesco sottolinea che i team di sviluppatori di questi sistemi sono composti quasi unicamente da uomini. Vi possono essere, secondo questi geniali ricercatori, potenziali ripercussioni negative in particolare nei bambini, che così potrebbero diventare sessisti.
“Macchine obbedienti e cortesi che fingono di essere donne stanno entrando nelle nostre case, auto e uffici”, ha spiegato Saniye Gulser Corat, direttrice per l’Uguaglianza di genere all’Unesco. “La sottomissione che è inculcata in loro influenza il modo in cui le persone parlano alle voci femminili, e modella il modo in cui le rispondono alle richieste e si esprimono”. Sicuri che non serva una convenzione di Ginevra che imponga l’alcol test per i ricercatori Unesco?
Eugenio Palazzini
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