Roma, 22 mag – Alessandro Sandrini è stato liberato. Rapito nel 2016 al confine tra Turchia e Siria, dopo tre lunghi anni non è più ostaggio dei terroristi. A liberarlo sono stati i cosiddetti “ribelli” del sedicente “governo di salvezza” di Idlib, che occupa l’ultima grande area siriana ancora nelle mani di gruppi legati ad Al Qaeda. Per annunciare la liberazione dell’ostaggio italiano hanno pubblicato le foto di Sandrini sui social specificando che era nelle mani di un gruppo criminale. Dunque si tratta probabilmente di un passaggio di consegne tra galantuomini. “Confermo, mio figlio è libero e si trova ancora in Siria ma nelle mani dei nostri carabinieri“. Lo ha dichiarato Gianfranco Sandrini, padre del brasciano 32enne rapito. “Sono felicissimo” ha detto poi il genitore, questa “è la fine di un incubo, adesso sto andando a Roma, spero di potergli parlare al telefono stanotte”.
Quella di Alessandro Sandrini è una storia ancora in parte avvolta nel mistero. Iniziata il 3 ottobre 2016 quando decise di salire su un volo con partenza Orio al Serio e arrivo a Istanbul. Ai genitori l’allora trentenne disse che avrebbe fatto una vacanza e sarebbe tornato la settimana successiva. Scomparve invece nel nulla fino al 17 ottobre 2017, quando arrivò una telefonata alla madre: “Ciao mamma, e’ un anno che manco da casa e so che mi stai cercando. Non so dove sono, mi hanno sequestrato. Ti prego aiutami”. Poi il 3 dicembre 2017 chiamò una seconda volta: “Vogliono i soldi, qui non scherzano”. Il 22 dicembre successivo la terza telefonata: “Sono in una stanza tre metri per tre”. Infine l’ultima, il 21 gennaio 2018: “Lo Stato italiano non sta facendo nulla. Mi vogliono far morire qui”.
Rapine e rapimento
Lo scorso 19 luglio arrivano invece le prime immagini di Sandrini, che indossa la tristemente celebre tuta arancione fatta indossare agli ostaggi dai terroristi. Alle spalle due uomini armati e con il volto coperto. “Sono due anni che sono in carcere e non ce la faccio più, sono stanco dentro. Chiedo all’Italia di chiudere questa situazione in tempi veloci perché hanno detto chiaramente che sono stufi, che mi uccideranno se la cosa non si risolve in tempi brevi e io chiedo di aiutarmi”, spiegava nel video il bresciano.
Per due volte il nome del bresciano rapito compare poi in tribunale a Brescia: in un processo per rapina e ricettazione, in un altro per una rapina che avrebbe compiuto prima dell’ottobre 2016. Ostaggio dei terroristi per tre anni, ricercato per rapina in Italia, adesso è stato liberato ma andrà ai domiciliari.
Eugenio Palazzini
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