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Zingales: l’informazione in Italia è proprietà delle banche

by Francesco Meneguzzo
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Indebitamento, redditività e diffusione dei principali quotidiani italiani

Chicago, 16 mag – “Esiste un’evidenza circostanziata per cui i giornali italiani sono governati dalle banche… sufficiente per pretendere un’investigazione da parte dell’autorità antitrust”, questa la scioccante conclusione del noto economista Luigi Zingales nel suo primo intervento volto – secondo le sue parole – a colmare la lacuna tra le analisi degli economisti pubblicate nelle riviste accademiche più rigorose, per forza di cose in ritardo anche di anni rispetto all’attualità, e le opinioni giornalistiche troppo spesso improvvisate o, peggio, alterate dagli interessi degli editori. Anzi, più che degli editori, dei soggetti cui gli editori stessi devono la propria esistenza in vita (economica): le banche.

Già cofondatore, insieme a Oscar Giannino, del movimento Fermare il declino, Zingales è noto ai lettori di questo giornale per aver recentemente classificato il capitalismo odierno come un gioco truccato, in cui all’impennata delle quotazioni azionarie si oppone la compressione dell’occupazione e delle retribuzioni, nonché la concentrazione della ricchezza mondiale in sempre meno rapacissime mani. Un ruolo niente affatto secondario nella costruzione del trucco alla base del nuovo ordine finanziario mondiale lo giocherebbe la pressione delle banche sugli editori, quasi tutti pesantemente indebitati (con le banche) e afflitti generalmente da una redditività negativa (in pratica, perdono soldi per ogni copia stampata), che procederebbe attraverso un’accurata selezione personale degli opinionisti destinati a commentare ogni notizia che abbia qualche rilevanza per il sistema bancario. Quindi, in pratica tutte le notizie più importanti.

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“Strana” differenza di opinioni tra giornali italiani e stranieri rispetto a due recenti e importanti provvedimenti sul sistema bancario

L’economista della scuola di Chicago, fanaticamente intransigente in materia di libera concorrenza, analizza il caso italiano, prendendo in considerazione i maggiori quotidiani, e due notizie di sicuro rilievo per il sistema bancario nazionale: il decreto di riforma delle Banche Popolari, costrette a diventare società per azioni e fortemente avversato dal management degli stessi istituti, e la costituzione del Fondo Atlante, cioè la socializzazione delle perdite derivanti dalla mole spaventosa di crediti in sofferenza (spia del collasso dell’economia reale) a carico del sistema bancario nel suo complesso e delle assicurazioni – inclusi fondi pensione dedicati alla raccolta dei risparmi dei lavoratori attivi in funzione dei trattamenti alternativi dal momento del ritiro. Quest’ultimo provvedimento, va da sé, è stato invece accolto con giubilo dagli istituti finanziari. Quale riferimento, l’analista ha considerato alcuni tra i maggiori quotidiani esteri, i cui articoli sui due eventi interni si presume non essere stati oggetto di manipolazione.

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Corriere della Sera, Messaggero e Repubblica tra i maggiori manipolatori delle notizie

Ebbene, i risultati sono sconcertanti: rispetto alla vicenda delle Banche Popolari, a fronte di commenti nettamente positivi da parte della stampa internazionale, i maggiori quotidiani italiani hanno tenuto un atteggiamento piuttosto negativo, in linea con gli interessi delle banche. Il contrario è avvenuto, ancora più nettamente, per la vicenda del Fondo Atlante, con i giornali italiani letteralmente entusiasti e quelli esteri fortemente negativi (sia per l’insufficienza quantitativa delle dotazioni, sia per l’ennesimo colpo ai danni delle famiglie e dell’economia reale). Tra i quotidiani nazionali, si distinguono per manipolazione delle notizie i più indebitati e meno redditizi, in testa Corriere della Sera (il più diffuso, molto indebitato, a redditività negativa), il Messaggero (poco indebitato ma nemmeno redditizio, di proprietà di Caltagirone che è anche azionista importante di Unicredit) e ovviamente Repubblica che, pur se non troppo indebitata e con redditività appena positiva, appartiene alla famiglia De Benedetti, la vita del cui gioiello (si fa per dire) Sorgenia è appesa al salvataggio da parte del governo e – appunto – delle banche.

Il passo dai provvedimenti diretti sul sistema bancario al più generale assetto politico nazionale – da cui la natura e la direzione di tali provvedimenti ovviamente dipende – è brevissimo, ed ecco come la manipolazione dell’informazione non può che estendersi a qualsiasi notizia, anche apparentemente di secondo piano, utile a orientare l’opinione pubblica: dal sostegno alle impresentabili forze di governo, all’immigrazione, all’anacronistico pregiudizio antifascista.

Francesco Meneguzzo

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