Bergamo, 19 mar – Sulla multa, comminatagli dalla Polizia Municipale, aveva vergato di suo pugno la scritta “Me ne frego“. Così, giusto per far capire quanto fosse intenzionato a pagarla. Anche perché la cifra era di tutto rispetto: 5mila euro, poi ridotti a 2582, che Vinicio Morzenti, titolare del bar ‘Colazione da Tiffany’ di Bergamo (ma per tutti ormai ‘Bar del Fascio’) non aveva la benché minima intenzione di pagare. Anche perché la motivazione alla base della sanzione amministrativa aveva del clamoroso: l’accusa, in sostanza, era di vendere materiale di cartoleria – i diffusissimi calendari di Mussolini – senza la necessaria autorizzazione.
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Tanto che Morzenti, il quale nel frattempo ha dovuto chiudere il bar per problemi economici, ha deciso di ricorrere al Giudice di Pace, che gli ha dato ragione. “A fare tabula rasa della sanzione – scrive l’edizione locale del Corriere della Sera – è stato il giudice di pace, che nella sentenza a un secondo ricorso scrive che la norma scelta dai vigili «non si applica» a chi vende «opere di ingegno con carattere storico (attiene alla rievocazione di un periodo storico del nostro paese)»”. Di più: “L’Autorità è stata lacunosa riferendosi in genere a ‘calendari in vendita’ senza approfondire la matrice storico-ingegnosa degli stessi. In tale quadro non è stata in grado di contrastare energicamente gli assunti difensivi del ricorrente”. Insomma, i calendari di Mussolini sono a tutti gli effetti opera dell’ingegno, a prescindere dal prezzi di vendita che, nel caso del bar orobico, era fissato a 4 euro.
Nicola Mattei