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Altro che solidarietà: abbiamo bisogno di infermieri, ma ecco la concorrenza sleale europea

by Roberto Bonuglia
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infermieri, italia

Roma, 28 mar – «Hai voglia a parlare di “solidarietà europea” e “siamo tutti italiani”»: che nella crisi provocata dal coronavirus sia mancato clamorosamente il sostegno Ue, è evidente. Le improvvide dichiarazioni della Lagarde, l’indifferenza della von del Leyen, i silenzi di Macron, l’ignobile blocco del materiale sanitario requisitoci dalla Merkel, la chiusura austriaca del Brennero, l’interruzione del transito dei valichi alpini realizzato dalla Slovenia con barriere di pietre sulla carreggiata…

L’elenco sarebbe lungo e quando la Germania ha accolto i primi malati italiani in Sassonia la notizia è stata appresa con positivo stupore e incensata ai quattro venti dalla stampa italiana. Ma timeo Danaos et dona ferentes: una frase di diffidenza che facciamo nostra non solo dopo il “merkeln” palesatosi nella teleconferenza di due giorni fa tra i leader Ue, ma dopo aver scoperto che, in questi giorni, alcune aziende continuano ad offrire a infermieri italiani contratti a tempo indeterminato – a differenza dei sei mesi di quelle italiane[3] – per chi ha una Laurea in Scienze Infermieristiche.

Cercasi infermieri… in Germania

E lo fanno con rinnovata lena spammando sul web una serie annunci offrendo «un futuro lavorativo stabile in un Paese avanzato come la Germania o la Svizzera tedesca» ad «un salario iniziale di 2.700 € + extra (Germania); 5.000 CHF (Svizzera tedesca)» rispetto alle 13 euro lorde da Co.Co.Co che invece l’Italia riesce a malapena a pagare «agli eroi di questo momento». Mentre da noi ricevono impegni gravosi e insostenibili – tra cui quello di «dare l’estrema unzione» – tali agenzie promettono anche «benefits tra cui tredicesima, premi annuali, extra, indennità di ferie, fino a 26 giorni di ferie, alloggio incluso».

Concorrenza sleale

Una vera e propria “concorrenza sleale” – già denunciata su Rai2 nella puntata di Nemo del 27/04/2018 – volta a sottrarre risorse preziose in un settore ai limiti della paralisi, provato da oltre 25 anni di tagli lineari. Ora che la Germania si è attivata con inspiegabile ritardo nella lotta al Covid-19 sa bene che le mancano – lo confermano i report dell’Associazione Tedesca degli Infermieri (Dpv) e della Fondazione Bertelsmann – 200mila operatori. Ecco spiegata l’impennata degli annunci volti al reclutamento indiscriminato last minute in barba al disperato appello della Protezione Civile alla ricerca di infermieri.

Una prassi lecita solo se vista con gli occhi neoliberisti con cui l’Ue considera l’Italia carne da macello. Ma moralmente esecrabile se letta in virtù del mai applicato – per noi – principio di “solidarietà europea” che ci impone di stare sempre in prima linea per aiutare gli altri, ma «quando l’Italia ha bisogno arrivano aerei cinesi, medici cubani, attrezzature americane […] E’ una vergogna»[8]. Non lo diciamo noi, ma l’eurodeputato francese Raphaël Glucksmann e stavolta siamo proprio d’accordo con il nostro socialdemocratico cugino d’oltralpe.

Roberto Bonuglia

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