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Coronavirus, i primi effetti della fuga verso il Sud: “A Bari reparto pieno”

by Cristina Gauri
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FUGA DA NORD A SUD

Bari, 19 mar – Iniziano a manifestarsi gli effetti dell’esodo dei 40mila giovani meridionali fuggiti dalle città del Nord nella notte tra il 7 e l’8 marzo scorso. Secondo il professor Gioacchino Angarano, primario di malattie infettive al Policlinico di Bari, tutte le previsioni più pessimistiche riguardo all’esodo di massa dall’epicentro del coronavirus si stanno avverando. I fuggitivi, complice l’assalto ai treni e la provenienza dalla regione più colpita dal Covid-19, si sono resi vettore del contagio nelle loro terre d’origine, arrivando a trasmettere l’infezione a parenti e conterranei.

Giovani vettori del contagio

Intervistato dal Corriere del Mezzogiorno, Angarano denuncia l’aumento di «Una grande quantità di contagiati che ha bisogno di essere assistita in ospedale. Già ora abbiamo ricoverato persone i cui figli sono tornati dal Nord nei giorni scorsi – spiega. Ma il picco di infezioni non si è ancora manifestato: «prevedo per questo grandi o piccoli focolai che a loro volta creeranno altri focolai. L’epidemia durerà ancora». Il professore si ritiene comunque soddisfatto della disciplina dimostrata dai cittadini nell’obbedire alle misure di contenimento: «Possiamo però dire che l’isolamento sociale sta certamente rallentando la corsa dei contagi. Vedo strade deserte e gente che passeggia sui balconi pur di non stare in strada. È un segno di civiltà che avrà conseguenze positive».

Tutto esaurito a Bari

La situazione, complice il famigerato esodo, rimane comunque critica all’ospedale barese: «Il mio reparto è tutto pieno, anche la parte che un tempo era dedicata alla “valutazione”. Ora non possiamo più prendere pazienti per valutarli. Sono tutti già occupati i nostri 27-28 letti», ma, assicura il primario, sono in funzione «l’adeguamento logistico e l’aumento del personale. Come sa, si è deciso di porre tutte le specialità connesse al Covid in un unico edificio, quello di Asclepios. Bisogna liberare gli spazi, adeguare, sistemare».

Tempi di adeguamento lunghi

Purtroppo, non è possibile adeguarsi all’emergenza con un colpo di bacchetta magica. «Stiamo lavorando, occorre tempo, non tutto si realizza con uno schiocco delle dita. Per aumentare il personale, faccio un esempio, non è sufficiente la lettera di assunzione o di trasferimento. Occorre che il personale sia formato per operare in un reparto di Malattie infettive. È indispensabile un certo training. Vale per infermieri e per i medici. Molto è stato fatto, ma non tutto è realizzato».

Cristina Gauri

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