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Coronavirus, sindacati e Arci all’attacco: “Fondi per l’emergenza anche agli immigrati”

by Cristina Gauri
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immigrati

Roma, 6 apr – Prima gli immigrati. O, se non proprio prima, che abbiano comunque pari diritti degli italiani quando si tratta di percepire i fondi straordinari messi in atto dal governo con l’ordinanza 658 per l’emergenza Coronavirus. Senza distinzione tra regolari, con permesso di soggiorno in scadenza o già scaduto o clandestini. A pensarla così – e a richiederlo a gran voce ai Comuni – è stato un gruppo di associazioni come Asgi, Avvocati per niente, Cgil Umbria, Cgil Lombardia, Caritas Ambrosiana, Action Aid, Naga, Arci, Maurice Glbtq, Associazione La Kasbah, Anolf Milano, Italiani Senza Cittadinanza, Liberi dalla violenza Odv.

Così inizia l’appello riportato su Associazionesoldo.eu: “In queste ore, molti Comuni italiani stanno decidendo sui criteri di ripartizione dei primi stanziamenti deliberati dal governo (ordinanza n.658 del 29.3.2020 pubblicata in GU il 30.3.2020) per incrementare il fondo di solidarietà comunale e contrastare le situazioni di bisogno createsi a seguito dell’emergenza Covid-19. Alcuni Comuni hanno già deliberato, anche in Basilicata, escludendo di fatto tutti gli stranieri o in parte, soprattutto se privi di residenza o se irregolari, o, in altri casi, ammettendo al beneficio solo gli stranieri titolari di un permesso di soggiorno a tempo indeterminato”. Per le associazioni, non deve esistere limite all’inclusione, “indipendentemente dalla nazionalità, dal titolo di soggiorno, dalla durata della permanenza precedente sul territorio”.

Stesso discorso per i clandestini, gli irregolari sul territorio: pioggia di contributi.  “Quanto agli stranieri privi di titolo di soggiorno, va tenuto conto – spiegano le associazioni – che in questa particolare situazione essi non hanno alcuna possibilità di lasciare il nostro Paese stante il blocco della mobilità internazionale e l’indisponibilità dei paesi di origine a riammetterli nel territorio.”, sostiene il comunicato. “Si tratta dunque di persone “irregolari”, ma di fatto costrette a restare nel nostro Paese; e di persone che, a causa dell’emergenza, hanno dovuto abbandonare i loro precari lavori (rider, badante ecc.) subendo le conseguenze più immediate e pesanti del blocco. Non vi è dunque alcun motivo per escluderli dall’aiuto assegnato a titolo di “solidarietà alimentare”.

Cristina Gauri

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Sergio Pacillo 6 Aprile 2020 - 9:06

Sono commosso da tanta bontà.

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Coronavirus, sindacati e Arci all'attacco: "Fondi per l'emergenza anche agli immigrati" | NUTesla | The Informant 6 Aprile 2020 - 10:05

[…] Author: Il Primato Nazionale […]

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jenablindata 7 Aprile 2020 - 3:30

a me gli immigrati stanno cordialmente sui maroni:
dal mio punto di vista,danno più problemi che vantaggi…
e anche il conto economico di quelli che lavorano onestamente
è in perdita,tra dumping salariale e rimesse estere.

pero se lavorano onestamente,è anche giusto che vengano tutelati come un operaio italiano,

altro discorso sono i clandestini,
che sono qui solo per delinquere,dare problemi e sfruttare il nostro paese:
in altri momenti gli concederei solo una fetida cella e una scarpata nel sedere per rimandarli a casa loro.

ma in questo momento non si puo fare:
sono sempre esseri umani….
e noi siamo sempre
italiani:
e non facciamo morire NESSUNO di fame,a costo di dividere l’ultima pagnotta che abbiamo
con loro.

ma sia chiaro,
SOLO il cibo.

perchè in questo momento,con CITTADINI ITALIANI che non sanno come portare un piatto di minestra in tavola,
NON PRENDEREMMO PER NIENTE BENE,
se qualche imbecille sinistrato nel cranio….
dirotta A LOEO,i soldi di cui abbiamo un disperato bisogno noi…e che loro non si sono certo guadagnati.

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JOHN KAYS 7 Aprile 2020 - 7:14

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Anton 7 Aprile 2020 - 8:42

Si chiama “Obiettivo 10”.
Si tratta di un progetto emanato dall’ONU tramite l’agenzia UNICEF, il cui proposito (utopistico, ovviamente) sarebbe quello di ridurre le disuguaglianze tra poveri e ricchi entro l’anno 2030.

In questo senso, molto probabilmente, sono da intendersi anche le recentissime dichiarazioni del ministro Teresa Bellanova e dell’attuale sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, i quali, domandano il pronto ingresso di almeno 200.000 stranieri da impiegarsi soprattutto come braccianti agricoli, lasciando a casa migliaia di disoccupati italici (che, almeno così s’intuisce, non rientrerebbero nel progetto dell’ONU) con la scusa della pigrizia e/o dell’esser diventati troppo… “choosy”.

Quindi, non è del tutto campato per aria il sospetto che, sfruttando questa emergenza del COVID-19, si stia tentando di fare un passo avanti in quella direzione.

https://www.unicef.it/doc/7814/obiettivo-10-ridurre-le-diseguaglianze.htm

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