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La corte dei miliziani jihadisti e dei “ribelli moderati” in Italia (terza parte)

by Francesca Totolo
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Roma, 8 apr – In seguito alla pubblicazione della prima parte e della seconda parte dell’inchiesta sui miliziani jihadisti e sulla rete dei “ribelli moderati” in Italia, è necessario pubblicare un’ulteriore parte per evidenziare altri elementi che sono emersi.

La corte dei miliziani jihadisti e dei ribelli moderati

I miliziani jihadisti, partiti per la Siria nel 2012 e appartenenti al gruppo che si riuniva in un bar di Cologno Monzese, erano quattro: Haisam Sakhanh, Ammar Bacha, e i fratelli AC e MC. Dopo essere arrivato in Svezia come rifugiato siriano, Haisam Sakhanh è stato condannato all’ergastolo per terrorismo. Destino diverso hanno avuto gli altri tre: dopo essere rientrati tranquillamente in Italia, AC si è trasferito in Svezia, Ammar Bacha risiede presumibilmente ancora a Cologno Monzese, e MC vive a Erba, in provincia di Como, dove fa il pizzaiolo.

Nelle indagini delle autorità italiane depositate nel 2015 presso la Procura di Milano, sono emersi fatti inquietanti: prima di partire per la Siria, i miliziani jihadisti di Cologno Monzese, che avevano già organizzato l’assalto all’Ambasciata siriana di Roma nel febbraio del 2012, terrorizzarono i connazionali siriani residenti nell’hinterland milanese con agguati a colpi di bastoni e spranghe di ferro, minacce di morte e aggressioni. Molti degli aggrediti, per timore di subire ulteriori violenze, tornarono in Siria. Gli investigatori della Digos ricostruirono vari episodi. Il più grave fu ai danni dei gestori del Bar Millenium di Cologno, il 16 luglio 2011, quando a Milano era in programma una fiaccolata in favore del presidente Bashar Al Assad. Il locale venne devastato da una trentina di uomini armati di spranghe e bastoni, e uno dei due gestori siriani rimase gravemente ferito alla testa. Due giorni dopo, sulla porta del medesimo bar comparve un volantino in arabo: “Per tutti i siriani: quelli che sono a favore del presidente devono stare attenti. In Siria ci penseremo noi. Quelli che ammazzano nella jihad, vivono con Dio”.

Il 3 marzo del 2012, un ragazzo siriano venne aggredito a pugni, mentre nel febbraio del 2013, un altro siriano venne assalito con spray urticante. Non sono mancate nemmeno le telefonate minatorie: a Osama Saleh del comitato “Giù le mani dalla Siria” fu intimato: “Se organizzi manifestazioni per Assad, ti tagliamo le gambe”. Nel 2015, agli atti dell’inchiesta della Procura di Milano, compariva pure un video che spiegava come produrre gas nervino e indicava procedimento e dosi delle miscele: “Gas sarin, come quello usato nella metropolitana di Tokyo”. Sebbene tredici siriani, tra questi Ammar Bacha, AC e MC, siano stati accusati di violenze, lesioni e danneggiamenti, con l’aggravante del terrorismo, nell’atto di chiusura delle indagini della Procura di Milano, datato gennaio 2015, non si hanno notizie in merito alle condanne emesse.

La famiglia Dachan in piazza con i miliziani jihadisti

Nel 2019, in seguito alle polemiche sollevate per l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica conferitole dal Presidente Sergio Matterella, la giornalista italo-siriana Asmae Dachan parlava di “azione di killeraggio”, affermando: “Non ha alcun fondamento e viola le regole elementari del vivere civile e della professione di giornalista. Non ho mai avuto alcun rapporto con alcuno dei soggetti cui mi si attribuiscono amicizie e rapporti. Mai visti, mai conosciuti. Né ho mai sostenuto dottrine jihadiste o salafite”. Già nella prima parte dell’inchiesta, abbiamo attestato che la Dachan aveva partecipato ad una manifestazione nel marzo del 2012, organizzata a Milano dai miliziani poi partiti per combattere in Siria. Peraltro, tale manifestazione avveniva in seguito all’assalto all’Ambasciata siriana di Roma, che lei stessa definì “gesto dall’alto valore simbolico”, e in seguito alle aggressioni contro i siriani pro-Assad. Abbiamo anche documentato i “like” di Asmae Dachan messi ai post del miliziano Ammar Bacha, quando in Siria imbracciava un kalashnikov.

Nella seconda parte dell’inchiesta, abbiamo già evidenziato come i volontari della Onlus “Onsur Italia”, il cui presidente è Ahmad Amer Dachan (fratello della Dachan), facessero serenamente dentro e fuori dalle zone siriane occupate dai miliziani di Jabhat Al Nusra, con al seguito anche la giornalista e il padre, l’imam Nour Dachan, presidente emerito dell’Ucoii, associazione islamica italiana finanziata dalla Qatar Charity.

Ricordiamo anche che, nel settembre del 2013, la rivista Tempi scrisse: “Ammar Bacha, compagno d’armi e amico fraterno di Haisam Sakhanh, non è uno qualunque: notoriamente è il fidanzato di una delle figlie di Nour Dachan (padre anche di Asmae Dachan, ndr), presidente emerito dell’Ucoii, l’organizzazione dei musulmani italiani e residenti in Italia legata ideologicamente e organizzativamente ai Fratelli Musulmani”. Fatto confermato pure da Repubblica. Peraltro, in seguito alla pubblicazione delle prime due parti della nostra inchiesta, dalla pagina Facebook “Solidarietà al popolo Siriano” è sparita la “Onsur Italia” dalle informazioni di contatto. Tale pagina aveva pubblicato un post che informava della partenza di Haisam Sakhanh per la Siria.

Sono emerse altre evidenze nelle fasi successive alla nostra indagine. Già dalle prime fasi della guerra sporca in Siria, Ahmad Amer Dachan è stato un sostenitore dell’agenda politica dei “ribelli moderati” con la “Coalizione Nazionale in sostegno della rivolta siriana”, associazione che addirittura ha avuto il potere di far sospendere, nel novembre del 2011, un contratto di fornitura della “Area Spa” destinato alla Siria. Le accuse di Dachan erano quelle di “collaborare con il regime”.

Amer Dachan e Asmae Dachan hanno preso parte a diverse manifestazioni organizzate dai miliziani del gruppo di Cologno Monzese, come è verificabile dall’account Facebook ancora attivo di Ammar Bacha. I Dachan, compreso l’imam Nour Dachan, non erano semplici spettatori, ma oratori della piazza, prendendo la parola al fianco di Bacha e Haisam Sakhanh.

I Dachan erano presenti a diverse manifestazioni guidate da Bacha e Sakhanh a Milano, come è verificabile dalle immagini e dai video pubblicati su Facebook dal miliziano.

Non solo: i Dachan hanno invitato Ammar Bacha e Haisam Sakhanh alla presentazione della Onlus “Onsur Italia”, svoltosi a Milano l’8 aprile 2012. I due miliziani, seduti in prima fila, hanno animato l’evento, cantando canzoni anti Assad. Durante la presentazione, moderata da Shaik Anwar Al Nehmi del Consiglio islamico di Verona, è intervenuta anche Asmae Dachan e Aboulkheir Breigheche, imam di Trento di cui parleremo nel prossimo paragrafo.

 

Ad ogni singola manifestazione organizzata dal gruppo di miliziani di Cologno Monzese, ha preso parte attivamente anche Souheir Katkhouda, presidentessa dell’Associazione donne musulmane d’Italia. La Katkhouda era stata pure ospite del programma “L’infedele” di Gad Lerner, con gli altri capifila delle manifestazioni anti Assad, tra loro anche Haisam Sakhanh e Ammar Bacha.

La Katkhouda è stata taggata da Ammar Bacha nel post in cui il miliziano imbracciava un kalashnikov con Haisam Sakhanh in Siria. L’attivista italo-siriana non solo ha messo il “like” al post di Bacha, ma ha anche scritto in un commento: “Che Allah ti protegga”.

La famiglia Breigheche

Non solo la famiglia dell’imam Nour Dachan è stata coinvolta nell’attivismo dei “ribelli moderati” in Italia già dalle prime fasi della guerra sporca in Siria e ha avuto contatti con gli ormai noti miliziani jihadisti. Aboulkheir Breigheche, imam di Trento anche lui appartenente all’Ucoii, e i figli Nibras, Bilal e Anas (ex presidente nazionale dei “Giovani musulmani italiani” dell’Ucoii), hanno partecipato alla presentazione della Onlus “Onsur Italia” di Amer Dachan, e sono stati taggati nelle foto di Ammar Bacha, mettendo anche dei “like” ai post del miliziano.

Nel post di Ammar Bacha del 18 agosto 2012, in cui il miliziano è in Siria con Haisam Sakhanh e sono entrambi armati di kalashnikov, Bilal Breigheche ha messo il “like” e ha scritto un commento: ““Allah ti protegga fratello. Parole chiare, giuste, oneste, che spazzano via qualsiasi dubbio e hanno fatto chiarezza, ci voleva da te direttamente. Siamo orgogliosi di te, Dio ha rialzato la nostra testa”.

Come è documentato dal suo profilo Facebook, l’imam Aboulkheir Breigheche è un sostenitore del dittatore Recep Tayyip Erdoğan, finanziatore dei Fratelli Musulmani e foraggiatore delle milizie jihadiste in Siria. L’imam di Trento ha difeso l’offensiva dell’esercito turco contro le milizie curde del 2019, definendo tale atto di guerra una “scelta giusta e coraggiosa”, e si è compiaciuto per la rivolta del popolo turco contro il sultano del 2016, sedata nel sangue. Aboulkheir Breigheche ha perfino definito Erdoğan “simbolo della libertà, democrazia, dell’onestà e del progresso”, in occasione delle elezioni del 2016.

Come Amer Dachan, anche Aboulkheir Breigheche ha fondato una Onlus, la “Insieme per la Siria libera”, che trasferisce aiuti umanitari nelle zone siriane occupate dai miliziani jihadisti. A differenza della “Onsur Italia” di Dachan, l’associazione dell’imam d Trento non ha mai varcato il confine siriano, ma si è sempre fermata al confine turco, distribuendo poi gli aiuti nelle aree siriane sotto il controllo delle milizie jihadiste tramite due ONG, Ataa e Elvefa Organization For Relief, entrambe con sede in Turchia e la prima finanziata dalla Qatar Charity.

Uno dei collaboratori di “Insieme per la Siria libera”, impegnato anche al confine turco-siriano, è Ahmed Maani, ennesimo sostenitore di Erdoğan e presente alle manifestazioni in Italia dei cosiddetti “ribelli moderati” del 2011 e del 2012, con i miliziani poi partiti per la Siria.

L’imam Aboulkheir Breigheche si sarebbe ritrovato, a sua insaputa, con altri due miliziani jihadisti: Ismar Mesinovic e Munifer Karamaleski, entrambi reclutati dalla rete di Bilal Bosnic, il predicatore bosniaco più volte presente in diversi centri islamici in suolo italiano. La foto è stata scattata presso un centro islamico del Trentino e prima che i due jihadisti partissero per combattere con i terroristi dell’Isis in Siria. Prima di partire dal comune di Longarone, Ismar Mesinovic rapì il figlio Ismail di 3 anni. Dopo la sua morte nei dintorni di Aleppo, il piccolo sarebbe stato affidato a due bosniache, mogli di mujaheddin dello Stato islamico, per essere indottrinato alla jihad.

La Ossmei e il traffico di immigrati

Aveva già parlato della Onlus Ossmei (Organizzazione siriana dei servizi medici di emergenza in Italia) nella seconda parte della nostra inchiesta. L’associazione, presieduta dal medico italo-siriano Gazi Nasimi, ha collaborato con la Onlus “Onsur Italia” di Amer Dachan, portando ambulanze e generi di prima necessita oltre il confine turco-siriano, nelle zone occupate dalle milizie jihadiste in Siria. Alle trasferte, ha preso parte anche Abdulrahman Nasimi, figlio di Gazi. Da alcuni anni, la Ossmei ha terminato la collaborazione con la “Onsur Italia”. Gazi Nasimi ha preferito non rispondere alla nostra domanda sui motivi di tale rottura.

Nel 2013, nell’ambito dell’operazione “Scafisti via terra” venne arrestato Ahmad El Debuch, responsabile dell’associazione Ossmei. L’uomo venne individuato all’interno della hall di un albergo vicino a Firenze in compagnia di due siriani immigrati clandestini, già espulsi dalle autorità austriache perché in possesso di documenti falsi. El Debuch aveva un biglietto aereo con destinazione Romania per il giorno stesso e 3.600 dollari, ritenuti il ricavato del favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in atto. Gli inquirenti ritennero che biglietto aereo e contanti fossero il segnale evidente che, appreso del provvedimento a suo carico, El Debuch fosse in procinto di lasciare l’Italia.

“Mai visti, mai conosciuti” affermava Asmae Dachan

Molte volte non è sufficiente azzerare il proprio profilo Facebook, come ha fatto Asmae Dachan, che ha cancellato tutti i post pubblicati dal 28 ottobre del 2009 al 19 gennaio 2013. Purtroppo per la giornalista italo-siriano, la rete non dimentica ciò che si è detto e fatto in passato. Quindi, alla luce di quanto emerso, ci chiediamo, come ha potuto dichiarare Asmae Dachan di non conoscere i miliziani partiti per la Siria, addirittura di non averli mai visti e mai conosciuti? In seguito al clamore mediatico scaturito per il suo Cavalierato, la giornalista italo-siriana ha annunciato che avrebbe denunciato chiunque l’avesse accostata ai miliziani jihadisti. Sembrerebbe, infatti, che la Dachan abbia querelato una cinquantina di persone, tra giornalisti e politici, che avevano solamente scritto o detto ciò che è stato da noi appena documentato.

Francesca Totolo

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