Roma, 17 apr — Ustionarsi gravemente il 50% del corpo per una sfida su TikTok, per noia, per quella «botta» di dopamina quando fioccano i like, perché «così fan tutti»: è capitato ad Arezzo, dove un 14enne si trova ora in coma farmacologico all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze a causa delle ustioni riportate dopo aver preso parte al fire challenge. L’ennesimo episodio che ci fa interrogare sul ruolo sociale che alle nuove tecnologie stiamo sempre più delegando.

Partecipa al fire challenge, finisce in coma

Secondo quanto riferito dalla Nazione, l’adolescente toscano non si troverebbe in pericolo di vita, ma è mantenuto sotto sedazione pesante per la vastità delle ferite riportate. L’episodio è accaduto venerdì scorso — primo giorno delle vacanze pasquali per tutti gli studenti — a casa del 14enne. Approfittando dell’assenza della madre, il ragazzo, molto attivo su TikTok, ha ceduto all’ennesima tentazione social, decidendo così di partecipare alla fire challenge.

Bottiglia esplosa

Una sfida fallita tragicamente sul nascere: perché proprio mentre il 14enne si trovava in giardino, a riprese del video appena iniziate, la bottiglia dell’alcol usata per la sfida gli è esplosa in mano. Uno scoppio talmente potente da arrivare alle orecchie dei vicini, che hanno immediatamente allertato i soccorsi e avvertito i genitori. L’adolescente è stato trasportato via elisoccorso Pegaso al Meyer di Firenze, dove, come detto, si trova in coma farmacologico con ustioni su metà corpo. Nonostante i medici escludano che si trovi in pericolo di vita, il suo percorso di recupero potrebbe essere lungo e doloroso. 

Una piaga mondiale

La piaga dei «challenge» su TikTok è un problema di portata internazionale, che ha visto la morte o il ferimento grave di decine di adolescenti in tutto il mondo. Ricordiamo, ad esempio, la morte della bambina di Palermo che a dieci anni si era impiccata con la cintura di un accappatoio per poter partecipare alla blackout challenge. Un problema tanto sentito quanto difficilmente arginabile, sebbene i gestori della piattaforma tentino di scoraggiare gli utenti dal creare nuove sfide inserendo l’hashtag #challenge in una lista di parole che fanno scattare l’allarme presso un team di controllo. Ma a quel punto, da qualche parte la sfida è già partita…

Cristina Gauri

Ti è piaciuto l’articolo?
Ogni riga che scriviamo è frutto dell’impegno e della passione di una testata che non ha né padrini né padroni.
Il Primato Nazionale è infatti una voce libera e indipendente. Ma libertà e indipendenza hanno un costo.
Aiutaci a proseguire il nostro lavoro attraverso un abbonamento o una donazione.

La tua mail per essere sempre aggiornato

Articolo precedente“I trans non devono gareggiare con le donne”: Sofia Goggia fa impazzire le lobby Lgbt
Articolo successivoNon ti sembri strano: anche in Crimea si parla italiano
Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

Commenta