Pistoia, 8 ago — Bentornato nella sezione cronaca del Primato a Don Massimo Biancalani che torna a far parlare di sé e della sua parrocchia-accampamento-centro di accoglienza. Dopo una lunga assenza il prete più immigrazionista d’Italia — noto e odiato per la sua gestione fantasiosa delle risorse boldriniane e la sua interpretazione freestyle della liturgia — ritorna con l’ennesima controversia legata alla sua particolare passione per gli extracomunitari.
Biancalani denunciato
Stando a quanto riporta La Nazione, infatti, il parroco di Vicofaro è stato denunciato per avere impedito che Asl e Polizia municipale controllassero gli alloggi ricavati dalla parrocchia in cui Biancalani ospita un imprecisato numero di immigrati. Il don pistoiese è stato dunque segnalato all’autorità giudiziaria per non aver permesso l’accesso alla chiesa e ai locali attigui che, negli anni, è passata dall’essere un luogo di culto a un campeggio per extracomunitari subsahariani. Con tutti gli interrogativi di natura sanitaria e le problematiche di ordine pubblico e di degrado annesse, che hanno spinto i parrocchiani a disertare le messe a Vicofaro, dirottandoli verso un’altra chiesa che fosse meno «accogliente» con i clandestini e più «amichevole! con le pecorelle di Dio.
L’ispezione
Nel frattempo sono passati anni, tra le richieste di intervento da parte della cittadinanza esasperata da degrado, vandalismi, rapine, risse e qualche scaramuccia con Biancalani stesso: ma nulla, la parrocchia di Vicofaro è lì, inossidabile, con tutto il suo via vai di immigrati per la cui accoglienza non valgono norme igienico-sanitarie di alcun tipo. Fino a qualche settimana fa, quando il sindaco di centrodestra Alessandro Tomasi aveva scritto al prefetto di Pistoia per sollecitare un intervento. E l’intervento è arrivato nei giorni scorsi, quando però il sacerdote era assente e i responsabili della struttura in sua assenza si sono rifiutati di far entrare agenti ed ispettori.
Lui si difende così
«Mi avevano avvisato della necessità di un nuovo sopralluogo. E io come sempre avevo dato piena disponibilità. Poi è accaduto che la data è slittata. E che, quando gli ispettori si sono ri-presentati, io fossi fuori città per altri impegni — ha raccontato il parroco a La Nazione — mi hanno contattato telefonicamente ma io ho chiesto di poter differire il sopralluogo. Non ho nulla da nascondere, ma nel tempo nella nostra comunità sono entrati anche diversi ragazzi problematici. Persone che senza la mia presenza avrebbero potuto spaventarsi o reagire male davanti alla polizia. Ed è per questo che ho chiesto di non entrare senza di me». Sarà…
Cristina Gauri
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