Venezia, 24 lug – Svolta nelle indagini per l’omicidio di Marcella Boraso, la 59enne trovata barbaramente assassinata mercoledì 22 luglio nella sua casa di Portogruaro (Venezia). Secondo gli inquirenti l’assassino – che le ha fracassato la testa contro il bidet del bagno fino a romperlo e ha appiccato l’incendio nell’appartamento – sarebbe un giovane di 23 anni di origine marocchina che si trova ora in stato di fermo con l’accusa di omicidio. Sono stati i vigili del fuoco a trovare il cadavere, dopo la chiamata dei vicini che segnalavano un principio d’incendio nell’abitazione. I militari dell’Arma hanno raccolto indizi inequivocabili sulla presenza dell’immigrato nell’appartamento della Boraso.
Il presunto omicida e la vittima, entrambi residenti nel medesimo complesso di edilizia popolare Ater, si erano conosciuti al Sert, frequentato da lei per problemi di alcol, e da lui per dipendenza da sostanze stupefacenti. il 23enne è finito sotto la lente di ingrandimento degli investigatori grazie alle intercettazioni ambientali che già interessavano il marocchino a causa di un furto di cui era stato accusato, avvenuto circa 3 settimane fa. A far sorgere più di un sospetto ai militari è stata la telefonata al fratello dello straniero dopo la scoperta del cadavere della 59enne, quando cioè il giovane aveva comunicato al famigliare una strana «deduzione» sulla dinamica dell’accaduto: «Sicuramente è scivolata mentre stava entrando nella vasca piena di acqua – queste le parole del 23enne – e magari aveva lasciato il pentolino sul fuoco, che ha provocato l’incendio». Un passo falso, poiché entrambi i particolari – la vasca piena d’acqua, e il pentolino – erano noti unicamente alle forze dell’ordine e ai soccorritori accorsi sul posto dal momento che la porta blindata dell’alloggio era chiusa a chiave dell’esterno.
Cristina Gauri