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Foibe, a Trieste l’assessore di FdI contesta i prof comunisti: “Parlateci di Tito”

by Ilaria Paoletti
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Assessore FdI e foiba di Basovizza

Trieste, 5 dic – Ieri a Trieste si è parlato di nuovo di Foibe nell’incontro tra l’assessore regionale all’ambiente Fabio Scoccimarro, alcuni insegnanti e lo storico Raoul Pupo. Ma l’assessore non ha gradito l’intervento di Pupo poiché si sarebbe “dimenticato” di citare l’occupazione titina di Trieste e l’atmosfera si è subito accesa.

Colpevole silenzio sull’occupazione titina

Il convegno, che riportava il titolo Novecento – Un secolo in bilico tra fragori di guerra e tentativi di pace è stato organizzato dall’associazione Radici & futuro e si è tenuto al centro di fisica Abdus Salam. L’intervento del professor Pupo, che ripercorreva le varie tappe della storia di Trieste, è stato duramente contestato dall’assessore Scoccimarro. Egli, infatti, è intervenuto accusando a chiare lettere Pupo  di non aver minimamente tenuto in considerazione, nel suo excursus, l’occupazione titina di Trieste. Secondo Scoccimarro, il professore lo avrebbe fatto solo in un secondo momento, alla fine della conferenza, in uno scambio di battute con altri docenti. Pupo avrebbe risposto mantenendo i toni piuttosto accesi e la discussione sarebbe degenerata al punto che Scoccimarro ha deciso di abbandonare l’aula.

La difesa di Pupo

Secondo quanto riporta Trieste Prima, una volta innescata la polemica, Pupo si è difeso: “Credo si sia trattato di un malinteso. Ho iniziato a parlare degli spostamenti di confine e poi del memorandum di Londra del ’54, lui è insorto perché non avevo ancora parlato delle foibe, perché in quel momento seguivo un altro filo. Così gli ho detto di avere un po’di pazienza, bastava stare un po’ attenti, semplicemente”.

Scoccimarro: “Dittatura del pensiero unico”

Ma Scoccimarro non ci sta e replica con una lunga nota in cui spiega che “la polemica non è stata contro Pupo  bensì contro quei ben meno validi docenti che ancora oggi, dopo l’istituzione del Giorno del Ricordo, sembrano dimenticarsi (o tacere) una parte della storia della nostra terra e della nostra gente, dei tanti, troppi morti assassinati perché italiani”. Fatta questa premessa, il membro della Giunta regionale dice di essere “sorpreso per la sua (di Pupo, ndr) stramba amnesia riguardo la tristemente famosa occupazione titina (i sanguinosi 40 giorni) di Trieste. Di certo la mia garbata osservazione (nessun urlo…come nel mio stile) non è piaciuta fra i tanti docenti presenti, a un fazioso insegnante (o forse un accompagnatore) che, in barba a qualsiasi rispetto dei ruoli istituzionali, finita la lezione ed usciti dall’auditorium si è permesso prima di apostrofarmi come “ignorante” in materia poi affermando ‘lei, non essendo un docente non può permettersi di fare queste dichiarazioni ai giovani’, confermando con la sua arroganza e supponenza le mie convinzioni in merito alla triste Dittatura del pensiero unico”. Non deve sorprende d’altronde l’impostazione di questi insegnanti; è di pochi giorni fa la notizia che a Fermo il Pd si è rifiutato di intestare una via a Norma Cossetto ritenendolo “ridondante”.

“Slovenia e Croazia ammettano crimini”

Poiché nell’auditorium erano presenti anche giovani sloveni e croati, Scoccimarro si appella anche ai capi di Stato delle altre due nazioni: “manca ancora un passaggio determinante, cruciale: il riconoscimento da parte dei presidenti di Slovenia e Croazia, delle atrocità commesse dal regime comunista di Tito. Come fece il cancelliere tedesco Willy Brandt, quando si inginocchiò davanti al memoriale del ghetto di Varsavia, le autorità slovene e croate si rechino sulla Foiba di Basovizza. E onorino quei poveri morti”.

Ilaria Paoletti

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2 comments

Pierluigi Romeo di Colloredo 5 Dicembre 2019 - 11:25

Pupo ha sempre parlato delle foibe ed è autore della voce Foibe sull’Enciclopedia italiana…

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blackwater 5 Dicembre 2019 - 12:00

nel frattempo l’Italia ha avuto un Presidente della Repubblica che si è inginocchiato ed ha BACIATO la bara di quel maiale di tito ai funerali di quest’ultimo.

si chiamava Sandro Pertini.

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