Roma, 21 feb – Le buone intenzioni del governo Meloni sulla proposta riguardante il liceo del Made in Italy sembrerebbero rimanere, per il momento, solo come tali. A livello nazionale il nuovo indirizzo è stato scelto dallo 0,08% dei nuovi iscritti. Esemplare il caso dell’Istituto Munari di Crema, dove un solo studente si era iscritto al percorso in questione. A fronte di questo scenario, per il tanto esaltato progetto di una scuola incentrata sul Made in Italy se ne riparlerà a tempo indeterminato.
Le ragioni dello scarso interesse per la scuola Made in Italy
Come già riportato, la proposta spiccava nel programma delle ultime elezioni presentato da Fratelli d’Italia. L’obbiettivo dichiarato di questo indirizzo era quello di dare qualità e prestigio al contesto lavorativo e culturale del “Marchio Italia”, con un accento riposto principalmente sulla conoscenza della produzione italiana di alto livello e sulla promozione delle attività di business orientate ai mercati esteri. Forse proprio questa visione dello “stile italiano” troppo incentrata sulla commercializzazione del prodotto utile solo per turismo e mero guadagno ha contribuito alla scarsa partecipazione di questa iniziativa. Il Made in Italy non può rappresentare, soprattutto in un ambiente educativo come la scuola, solamente un’etichetta o un proclama elettorale vuoto al suo interno.
Lo “stile italiano” oltre le logiche economiche
Il “primato italiano” di cui giustamente si vuole fare portatore questa idea di scuola non può che prescindere dal profondo legame tra studio, lavoro, territorio e cultura nazionale. La scuola idealizzata dal ministro Valditara, invece, sta letteralmente percorrendo un sentiero opposto: privatizzazioni, sempre più importanza a materie “d’avviamento” (così da formare giovani precari senza pensiero critico) e nessun bagaglio formativo per far emergere in ogni studente quel Genio italico che dovrebbe essere il faro metodologico per costruire le nuove generazioni di italiani. Il sostegno al Made in Italy non può ridursi ad una retorica di pomposi elogi tipici di manager e imprenditori ma deve attingere a quel sentimento nazionale sotteso ad ogni logica economica. Dai Romani passando per le grandi città medievali e il Rinascimento per arrivare alla grande Italia nata dallo spirito del Risorgimento. Questa deve essere la strada da seguire.
Andrea Grieco