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La libertà di Assange è la nostra: quell’estradizione significherà la sua fine

by Stelio Fergola
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Assange

Roma, 21 feb – Julian Assange, per chi scrive, vale tranquillamente un Bobby Sands (e diversi altri eroi della storia contemporanea, sia chiaro, ma diciamo che Sands è il primo che mi sovviene in questo momento). Per l’opposizione all’oppressione, per coraggio e dedizione. Magari possiamo discutere di sfumature di atti eroici che probabilmente vedono “vincente” l’irlandese, ma non si tratta di una gara a chi sia più “eroico”, ma del coraggio inteso in senso lato. E Assange, di quello, ne ha generato tanto. Di esempi ne ha forniti molti. Solo per questo andrebbe ringraziato, a dispetto del “solito” duo Stati Uniti – Gran Bretagna, pronto a cucirgli la bocca definitivamente, questa volta per sempre.

Al via l’udienza finale

Come riporta Tgcom24,  è iniziata all’Alta Corte di Londra la seconda udienza sull’appello finale della difesa di Julian Assange,  il giornalista australiano co-fondatore di WikiLeaks. Si contesta anzitutto la procedura di estradizione dalla Gran Bretagna negli Usa. Se il ricorso verrà respinto, non si potrà fare più nulla. Legalmente, almeno. E Assange finirà negli Usa, dove probabilmente terminerà anche la sua esistenza in questo mondo che tanta sofferenza gli ha procurato. La moglie Stella prova protestare, ma sappiamo che le sue grida siano solo il frutto di una disperazione che, seppur in minima parte, è anche nostra. Insistere “finché non sarà lbero”, dice, “dimostrando che il mondo guarda”.

La libertà di Assange è la nostra libertà

L’unica colpa di Assange è quella di aver informato il mondo sulle scandalose ingerenze americane, anche nella stessa nostra Italia, sugli scheletri nell’armadio delle sanguinose guerre yankee in Iraq come in Afghanistan. È colpevole di essere uno dei pochi colleghi giornalisti nel globo ad aver svolto in modo serio il proprio dovere, a dispetto di una classe (perché di questo si tratta) che ha l’unico scopo di fare da megafono al potere e allo status quo. Informazioni, le sue, che talvolta conoscevamo già prima, o meglio che spesso potevamo solo dedurre, ma che con il lavoro di WikiLeaks hanno generato una consapevolezza in chi, ovviamente, ha voluto ascoltare e leggere (perché purtroppo le nostre società sono strapiene anche di chi non ha nessuna intenzione di farlo, oltre ai casi di stupidità conclamata che sono irrecuperabili). Ecco perché la libertà di Julian Assange è anche la nostra. E perché dobbiamo urlare a squarciagola il diritto di ottenerla. A prescindere da come finirà questa tristissima storia.

Stelio Fergola

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