Roma, 19 lug — Hanno scatenato un vero e proprio inferno gli immigrati del già problematico hotspot di Pozzallo. E poi sono fuggiti in massa, come accade a cadenza regolare nel centro di accoglienza del ragusano, costantemente al collasso.

Nel tardo pomeriggio di sabato un gruppo di extracomunitari — per la maggior parte tunisini — ha dato fuoco ad alcuni materassi, appiccando così un incendio che ha distrutto il padiglione centrale della struttura, provocando ingenti danni. I locali colpiti dal fuoco sono ormai quasi del tutto inagibili. Gli immigrati hanno poi approfittato del trambusto creato dal rogo per darsi alla fuga. All’interno dell’hotspot erano presenti circa 120 persone di cui una ventina di «presunti minori».

Pozzallo, immigrati appiccano incendio nell’hotspot 

«Quando arrivano dichiarano di avere meno di diciotto anni, ma nella maggior parte dei casi si tratta di maggiorenni in cerca di asilo», spiega un agente al Giornale. Roberto Ammatuna, sindaco di Pozzallo, denuncia una situazione di grave irregolarità portata dai clandestini di origine tunisina. «Ci vuole più attenzione verso una particolare categoria di immigrati, quelli tunisini, che scappano dal proprio Paese non per fame, ma per mettere in atto attività a delinquere».

I tunisini sono i più problematici

Poi lancia un appello alle istituzioni di Polizia. «L’attività di quarantena per contatti con positivi li costringe a stare troppo a lungo in isolamento» all’interno dell’hotspot. «È chiaro che i disordini si creano solo quando in struttura arrivano ceppi di migranti di nazionalità tunisina. Si dovrà studiare al più presto una soluzione».

 

Cristina Gauri

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Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

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