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Tra cento anni gli italiani saranno stranieri in patria. Analisi dei dati Istat

by Francesca Totolo
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francesca totolo dama sovranista

Roma, 17 feb – La popolazione italiana autoctona sta invecchiando e la natalità è in costante calo. Ma a differenza di quanto sbandierato dai principali giornali, gli stranieri stanno perdendo il loro impulso positivo sul quadro demografico, come riferisce il rapportoTendenze demografiche e percorsi di vita” dell’Istat: “Il contributo dell’immigrazione alla crescita demografica si va tuttavia ora ridimensionando per effetto della contrazione dei flussi e della trasformazione dei motivi di ingresso, oltre che per comportamenti riproduttivi meno dinamici”. Infatti, nonostante l’aumento costante degli stranieri residenti regolarmente in Italia, il cosiddetto “saldo migratorio positivo” sta ampiamente diminuendo: le nascite nel 2017 da genitori immigrati sono diminuite di quasi 8 mila unità rispetto al 2012 e scendono a 100 mila (il 21,7 per cento del totale). A questo si aggiunge l’invecchiamento della popolazione straniera: gli ultra 64enni stranieri sono passati, in soli 10 anni, da circa 69 mila individui del 2008 (2,3 per cento) a oltre 208 mila (4,0 per cento), mentre l’età media degli stranieri residenti è aumentata da 31,1 a 34,5 anni.

Dal 2004 al 2019, gli stranieri in Italia (regolari e irregolari) sono passati da 2.240.159 a 6.222.000, quasi il 300 per cento in più in 15 anni.

Nel 2004 gli immigrati irregolari, secondo le stime della Fondazione Ismu, erano 250 mila, mentre nel 2019 sono 562 mila.

L’esponenziale aumento di stranieri è stato favorito dalla sanatoria del 2002 del Governo Berlusconi, da quella del 2012 del Governo Monti, dall’entrata della Romania nell’Unione Europea e dall’aumento del flusso migratorio verso l’Italia non governato nell’ultimo decennio.

Come si può facilmente notare dal grafico, l’entrata nella Ue della Romania del 2007 ha causato un’immigrazione di massa verso l’Italia, facendo passare i residenti rumeni dai 342.200 ai 1.206.938 del 2020, un aumento del 400 per cento, che si riflette perfettamente sul flusso totale proveniente dall’Europa.

Residenti africani in Italia

Gli stranieri africani residenti in Italia sono passati dai 549.801 del 2004 ai 1.140.012 del 2020, mentre quelli asiatici residenti sono passati dai 335.004 del 2014 ai 1.092.840 del 2020. È da sottolineare come negli ultimi sedici anni sia cambiata la composizione delle nazionalità degli stranieri, con una diminuzione in termini percentuali degli immigrati “tradizionali” e un aumento degli stranieri di nazionalità poco presenti nei primi anni duemila. Nel 2004 i marocchini rappresentavano il 12,73 per cento (253.362) della popolazione straniera residente in Italia, mentre nel 2020 l’8,05 per cento (422.980). La stessa diminuzione in termini percentuali si può riscontrare anche negli stranieri residenti in Italia di nazionalità tunisina (3,45 per cento del 2004 verso 1,81 per cento del 2019), mentre gli egiziani, gli algerini e i senegalesi non hanno subito forti variazioni.

La Nigeria è passata dalle 26.383 unità del 2004 alle 117.358 del 2019 (un aumento del 450 per cento), la Costa d’Avorio ha triplicato le presenze, mentre  i residenti in Italia di nazionalità del Mali sono passati da 541 a 22.840 e quelli della Guinea da 1.259 a 13.493. Gli stranieri provenienti dall’Eritrea, Paese che ha una lunga storia di immigrazione in Italia partita negli anni Sessanta, non sono nemmeno raddoppiati (4.900 del 2004 verso 8.773 del 2019). L’aumento delle presenze delle suddette nazionalità è dovuto all’immigrazione di massa dell’ultimo decennio.

Residenti asiatici in Italia

I primi tre Paesi di origine dei residenti asiatici in Italia sono la Cina, le Filippine e l’India, che hanno avuto un trend costante negli ultimi sedici anni (nel 2004 rispettivamente 4,36 per cento, 3,64 per cento e 2,25 per cento verso 5,70 per cento, 3,20 per cento e 3,01 per cento del 2019). Sono aumentati invece esponenzialmente i cittadini del Bangladesh, passati dai 27.356 nel 2004 ai 139.953 nel 2019 (un aumento del 500 per cento), e quelli del Pakistan, passati dai 27.798 ai 122.308 (aumenti del 440 per cento). Nonostante le guerre e le destabilizzazioni degli ultimi vent’anni, gli stranieri provenienti da Afghanistan, Siria e Iraq rimangono una percentuale irrilevante dei residenti in Italia, rispettivamente lo 0,22 per cento, lo 0,12 per cento e lo 0,10 per cento.

Le acquisizioni di cittadinanza

Dal 2004 al 2017, sono state 1.185.914 le acquisizioni di cittadinanza degli stranieri residenti in Italia, ben 201.591 nel 2016. Dal 2015 al 2017, l’Italia è stato il Paese che ha concesso più cittadinanze in Europa. È quindi contro ogni logica politica chiedere la modificazione della legge sull’acquisizione della cittadinanza, inserendo lo ius soli o lo ius sanguinis.

Lo scenario futuro

Se il tasso annuale medio di aumento degli stranieri in Italia degli ultimi sedici anni (256.740) dovesse mantenersi costante, come i tassi di natalità e di invecchiamento, nel 2120 i cittadini originari di Paesi stranieri saranno più di 32 milioni. Senza politiche serie per sostenere le nascite e la famiglia, tra un secolo, o forse meno, gli italiani saranno stranieri in Patria.

Francesca Totolo

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