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L’Assedio fa il vuoto di spettatori: precipita il salotto radical chic della Bignardi

by Alessandro Boccia
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Roma – 26 ott – L’Assedio, il nuovo programma in onda su Nove, condotto da Daria Bignardi, non solo non decolla ma addirittura precipita. Dopo aver ottenuto, infatti, all’esordio un misero 1,3% di share (281mila spettatori), il programma è riuscito a fare anche peggio con la seconda puntata di mercoledì scorso che, al posto di segnare il rilancio, ha registrato numeri addirittura inferiori: 1% di share pari a 230mila spettatori.

L’Assedio: un salotto radical chic

Analizzando i contenuti del programma televisivo è possibile notare che il flop, in verità, era piuttosto prevedibile. La Bignardi, memore del discreto successo de Le invasioni Barbariche, programma da lei condotto su La7 qualche anno fa, ha voluto proporre il medesimo format anche nell’attuale trasmissione. Il risultato è stato un nuovo talk show che in verità di nuovo non ha nulla e che per giunta va in onda su una rete decisamente più nascosta rispetto a quella precedente. Pertanto il pubblico italiano, non solo ha dimostrato di non gradire la mossa alquanto furbesca dell’ex conduttrice del Grande Fratello, cioè ripresentarsi con una offerta televisiva scontata e ripetitiva che secondo lei avrebbe dovuto garantirle un ritorno ai tempi belli, ma ha anche lasciato intendere apertamente di non apprezzare il programma per le sue caratteristiche intrinseche.

L’Assedio, infatti, altro non è che il classico salotto televisivo radical chic, progressista e politicamente corretto che tanto è amato dal popolo di sinistra. La natura e il livello degli ospiti, che a turno hanno risposto alle domande della Bignardi, infatti, ne rappresentano il segno distintivo incontrovertibile. Nell’ordine la conduttrice ha convocato, nella prima puntata: Beppe Sala, sindaco PD di Milano, la portavoce della ong Sea Watch Giorgia Linardi, Luciana Littizzetto; nella seconda puntata: Bianca Berlinguer, Stefano Massini del quotidiano Repubblica e Richard Thunder attivista del movimento Lgbt.

Le banalità della Bignardi

All’ingenuo spettatore, quindi, come è ormai prassi consueta anche in altri programmi in onda su altre reti TV, i suddetti intervistati hanno offerto il meglio del repertorio dei “rossi” di casa nostra: diritti dei gay, accoglienza dei migranti, femminismo, più Europa e via discorrendo. Tutti argomenti di cui alla maggior parte degli italiani, ormai è banale farlo notare, non importa un fico secco e il risultato degli ascolti ne è la prova eclatante. Come se non bastasse, la totale assenza di contraddittorio e le domande della Bignardi così scontate e convenzionali, hanno fatto sembrare il talk show quasi una rimpatriata tra vecchi e affezionati compagni di partito, nemmeno Fabio Fazio con il suo Che tempo che fa sarebbe stato in grado di spingersi fino a questo punto. Logico che il pubblico annoiato, senza alcun rimorso e senza concedere appello, abbia afferrato il telecomando e cambiato canale subitaneamente.

A questo punto è il caso di dire che lo strano curriculum televisivo di Daria Bignardi si “impreziosisce” di un’altra voce. Inspiegabilmente, nonostante i grandi numeri ottenuti ai tempi della conduzione del Grande Fratello e il discreto successo del Le Invasioni Barbariche,la conduttrice ex moglie di Luca Sofri pare abbia deciso, con il passare degli anni, di allontanarsi sempre di più da quei programmi decisamente molto pope di ampio consenso, per avvicinarsi, venendo come se non bastasse da una catastrofica direzione di Raitre, a progetti talmente di nicchia da farli sembrare quasi snob e quindi incapaci di calamitare l’attenzione della grande platea. Per il momento, è impossibile negarlo, L’Assedio, che avrebbe dovuto portarla alla conquista del ricco forziere degli ascolti TV, è fallito miseramente.

Alessandro Boccia

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Luisa Ceriani 26 Ottobre 2019 - 5:28

Canale 9 non lo guarda nessuno e la BIGNARDI è una professionista completa,avercene. Tenetevi la D’urso

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Commodo 26 Ottobre 2019 - 7:12

Dipingere la bignarda & compagni, (di merende), per cio che sono, e metterne in luce l’ ottusa, spocchiosa, vuota e datata faziosità politica e sociale, malamente spacciata per “cultura” , “bon ton” e “superiorità morale” su tutti coloro che vedono le cose diversamente, non significa affatto essere degli acritici e “aficionados” spettatori dei programmi TV tipo “D’Urso” . Programmi che, fra parentesi, pur pettegoli e melensi fin che si vuole, non hanno l’ irritante e spocchiosa PRESUNZIONE di sentirsi in dovere di portare tutti a scuola. Bacchettando con supponenza e alterigia persone di ben diversa opinione che, oltre tutto, a “scuola” ci sono già stati da un bel pezzo. La “cultura” e’ tutt’altro che monopolio della “sinistra” . ANZI! La “sinistra” , forte della sua IGNORANTE, INNATA PREPOTENZA, ha agito come gli zigagnoni rom che occupano le case di chi ha dovuto, per qualche ragione, assentarsi. Hanno, dal dopoguerra ad oggi, occupato e spremuto l’ occupabile, e forti del “diritto” degli occupanti, (legge della jungla, n.d.r.), decidono loro chi e PORTATORE di ” CULTURA” , e chi no. Indipendentemente dai titoli che ha e da ogni EVIDENZA. Se le IDIOZIE della SINISTRA le vedi come le ASINATE che sono, dalle loro “casematte” , (pagate da TUTTI! n.d.r. , magari, tranne che da LORO!!!), vieni bollato, come minimo, come un incoltissimo buzzurro! Che bel PAESE!

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SEPP 27 Ottobre 2019 - 9:00

Comunque anche voi difendete questo andazzo, vi lustrate gli occhi parlando di cultura, in televisione? Io parlo e tu ascolti, io sono il dispensatore di saggezza e tu il bifolco da educare. Vi prendono in giro con le belle parole, sono parassiti che vivono in un sistema costruito su loro misura, loro danno fiato ai polmoni in misura controllata perché il loro fiato è divino e voi respirate i loro miasmi. Chi erano gli intellettuali? Parassiti, che si sono elevati al di sopra della massa con l’inganno, chiamiamoli padroni del discorso. Vediamo dove la cultura senza coltura. A zappare, ecco la vera ecologia.

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Mino 27 Ottobre 2019 - 12:33

La spocchia è la presupponenza fanno da cornice ad un vuoto di contenuti il cui insuccesso non trova alcun alibi nella scarsa popolarità del contenitore. La Bignardi assomiglia alla Parietti che si accompagnava al filosofo Bonaga : ne assumeva le pose intellettualistiche mostrando le cosce.

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SEPP 27 Ottobre 2019 - 10:25

Diceva lo scrittore Vladimir mahjakovskij:
in una nave che affonda gli intellettuali sono i
primi a fuggire subito dopo i topi e molto prima delle puttane!

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Peter 7 Novembre 2019 - 5:05

„Volere è potere: la divisa di questo secolo. Troppa gente che «vuole» piena soltanto di volontà (non la «buona volontà» kantiana, ma la volontà di ambizione); troppi incapaci che debbono affermarsi e ci riescono, senz’altre attitudini che una dura e opaca volontà. E dove la dirigono? Nei campi dell’arte, molto spesso, che sono oggi i più vasti e ambigui, un West dove ognuno si fa la sua legge e la impone agli sceriffi. Qui, la loro sfrenata volontà può esser scambiata per talento, per ingegno, comunque per intelligenza. Così, questi disperati senza qualità di cuore e di mente, vivono nell’ebbrezza di arrivare, di esibirsi, imparano qualcosa di facile, rifanno magari il verso di qualche loro maestro elettivo, che li disprezza. Amministrano poi con avarizia le loro povere forze, seguono le mode, tenendosi al corrente, sempre spaventati di sbagliare, pronti alle fatiche dell’adulazione, impassibili davanti ad ogni rifiuto, feroci nella vittoria, supplichevoli nella sconfitta. Finché la Fama si decide ad andare a letto con loro per stanchezza, una sola volta: tanto per levarseli dai piedi.

Ennio Flaiano

Flaiano scriveva queste frasi negli anni 60, sembra che niente sia cambiato, e niente sembra più adatto a ciò cui parliamo qui

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