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Lockdown totale, serve davvero? Ecco gli scienziati che lo bocciano

by Cristina Gauri
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Roma, 15 feb – Arriva la cavalleria degli scienziati che giudicano pericolosa e scellerata l’ipotesi di lockdown totale, invocata dagli ultrà delle misure draconiane Ricciardi e Crisanti.

Bassetti: lockdown totale misura barbara

«Chiedere un lockdown totale è una misura barbara, senza razionale scientifico». Il primo ad attaccare l’eventualità di una chiusura generale è Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e componente dell’Unità di crisi Covid-19 della Liguria. «Le soluzioni sono lockdown mirati, provinciali, localizzati, chirurgici e rapidi», spiega ad AdnKronos. «Abbiamo Sardegna e Val D’Aosta quasi bianche e le trattiamo alla pari dell’Umbria? Per me non è corretto». L’infettivologo si dice sconcertato, «Speriamo che Draghi aiuti», è il suo augurio. «Si sentono quattro voci diverse: Cts, Ricciardi, Istituto superiore della sanità e ministro. Io ne vorrei sentire una unica: Chi parla per il ministero?».

Bassetti si chiede poi quale sia l’obiettivo di questa comunicazione schizofrenica. «Far sì che la gente si comporti meglio? Così i cittadini si comportano peggio. E’ gravissimo quello che è accaduto oggi. Il ministero deve avere una voce unica!». L’esperto chiede poi a Ricciardi quali siano le evidenze scientifiche a suffragio di un’ipotesi di lockdown totale. «Dire che lo fanno tutti non è un’evidenza. E’ solo evidente che il prezzo che vado a pagare da un punto di vista sociale ed economico è enorme». E adesso si temono le varianti. «Abbiamo scoperto che il 20% dei ceppi sono varianti, ma siamo sicuri che non sia anche stato così venti giorni fa? Il consigliere del ministro avrebbe dovuto suggerire uno studio di sorveglianza sulle varianti su base nazionale tre mesi fa, non dieci giorni fa!».

Gismondo: disastro economico e psicologico

Dello stesso avviso è Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, Virologia e Diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano. Gismondo pensa soprattutto alle conseguenze psicologiche che un lockdown totale potrebbe avere sulla già provata psiche degli italiani. Dopo un anno di emergenza e una serie infinta di restrizioni «Un lockdown severo oggi, se certamente potrebbe apportare dei benefici in termini di prevenzione della circolazione delle nuove varianti» di Sars-CoV-2, «sarebbe un disastro dal punto di vista psicologico, sociale nonché economico».
Per Gismondo «esiste una soluzione virologica ed esiste una strategia che prende in considerazione il benessere della persona». Che non dipende solo dal successo nello configgere il virus, «ma anche dalla capacità di trovare in questa battaglia una giusta misura» di restrizioni, «sopportabile dalla nostra psiche». Ed è evidente come il segno sia già stato passato da tempo.

«Peraltro, la variante inglese si diffonderà comunque. Il virus non ha frontiere», ripete la scienziata. «Le possiamo chiudere, il virus ci impiegherà un po’ più di tempo a penetrarle, ma lo stesso arriverà. Quindi le strategie devono essere almeno europee – puntualizza – e devono sempre più tener conto, di fronte a una popolazione ormai stanca, delle reazioni che può avere la società».

Andreoni: lockdown totale non serve a nulla, abbiamo scelto di convivere con il virus

La cautela è d’obbligo, «ma ridiscutere oggi di fare o meno un lockdown totale non serve a nulla, come non serve minacciarlo. Il Paese ha fatto un scelta che è quella di convivere con il virus». E’ il parere di Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali) e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma. Il lockdown totale dovrebbe avere «l’obiettivo di anticipare il virus, ma l’Italia ha scelto di contenere i contagi con il sistema dell’algoritmo e dei ‘colori’ delle Regioni. L’unica vera obiezione che in questo momento ha una logica rispetto alla scelta fatta di un contenimento, invece che di una chiusura totale, è che stiamo vaccinando. Questa è la novità rispetto alla prima» ondata di marzo-aprile. «Su questo si potrebbe ragionare, ma senza minacciare ciclicamente il lockdown».

Vaia: no alle varianti come clava politica

Boccia il lockdown totale anche Francesco Vaia, direttore sanitario dell’Inmi Spallanzani di Roma. Ospite di RaiNews24, spiega che «non si tratta di aggravare le misure» anti-Covid, «ma applicare con severità le misure che abbiamo. Un lockdown severo non serve, ma occorrono chiusure chirurgiche». Vaia ha poi stigmatizzato, in un post su Facebook, «l’utilizzo delle varianti come “clava politica”. La scienza sia sempre libera da interessi economici e politici».

Cristina Gauri

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