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Magrebini tentano di stuprarla, ragazzo la salva e gli rompono un braccio: incubo immigrati a Milano

by Cristina Gauri
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ragazzo salva turista da stupro stranieri

Roma, 18 lug — Salva una ragazza appena conosciuta in discoteca da un probabile stupro, ma nella colluttazione con i quattro aggressori magrebini si rompe un braccio: è la bruttissima avventura capitata a Massimiliano Cianci, 30enne barese di professione grafico e residente a Milano. L’episodio si è verificato nelle prime ore di venerdì 14 luglio, all’uscita da una discoteca nel cuore del Parco Sempione. Cianci, che si era recato a ballare con un amico, conosce una ragazza danese di 28 anni, nel suo ultimo giorno di vacanza in Italia. Tra i due nasce una scintilla, percorrono la strada di ritorno insieme chiacchierando.

Salva la turista dai suoi stupratori, finisce con una frattura

All’improvviso vengono sorpresi da due stranieri, descritti da Massimiliano come «magrebini», si avventano sulla ragazza, la palpeggiano, tentano di strapparle la borsa, la minacciano con un collo di bottiglia. Alle spalle del 30enne altri due stranieri in bicicletta «monitorano» la situazione. «Non sono andato nel panico, certo ero molto agitato ma sono pur sempre alto 1 metro e 93 e peso 90 chili. I tizi più vicini a me si sono allontanati, il primo pensiero è stato liberare la ragazza dagli aggressori, tutti magrebini, sicuro — racconta Cianci al Corriere —. Fosse stata sola, cosa le sarebbe successo? L’ennesima violenza sessuale».

Cianci riesce ad afferrare la turista. «Non aveva la forza di scappare e mi è rimasta vicino mentre li affrontavo. Quello con la bottiglia ha provato a colpirmi in testa, mancato, quindi gliel’ho strappata ma subito dopo sono scivolato con tutto il peso sul braccio sinistro. Spezzato». Le radiografie riveleranno la rottura del radio. «Mi sono però rialzato, sempre impugnando la bottiglia fino a guadagnare l’uscita insieme alla ragazza danese, mi sentivo svenire. Non ci hanno più seguito». Alcuni testimoni, «una comitiva di giovani», chiamano i soccorsi.

L’arrivo al pronto soccorso 

Cianci verrà trasportato al Fatebenefratelli,  «assalito dai dolori: avambraccio, gomito, spalla, clavicola. Lei è stata con me all’ospedale ad asciugarmi le lacrime, è partita il giorno dopo per Copenaghen. Dice che non scorderà mai più il mio volto. Tuttora non riesco a dormire per le fitte, mi operano mercoledì, inseriranno placche e viti. Estate rovinata. Fosse questo il problema…».

Altro che percezione, a Milano è emergenza criminalità

Poi, lo sfogo amareggiato: «Milano non è più una città sicura, basta con ’sta storia che è solo percezione. Oltre ad aver fatto denuncia alle forze dell’ordine, ho raccontato l’episodio sui social: mi hanno scritto tante donne, non solo per ringraziarmi, anzi soprattutto per dirmi che anche loro, camminando, sono state avvicinate e molestate da sconosciuti. Sembra la normalità, non più una notizia. Ricordo alcune facce di quella gang, se tornassi al Sempione potrebbero essere ancora lì, e magari la prossima volta non troveranno ostacoli. Anche se amo Milano mi verrebbe voglia di trasferirmi: ci ero venuto che ero uno studente di fashion design, 11 anni fa. E poi bel finale di soggiorno per una turista, no?».

Cristina Gauri

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4 comments

Santino Malaffare 19 Luglio 2023 - 9:28

“Gli rompono il braccio”.
Ma non e’ caduto da solo?

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Miles 19 Luglio 2023 - 12:51

L’Arma del Nemico della Società – Provate a immaginare se i media dominanti non esistessero: chi non vuole delinquenza né invasione (la stragrande maggioranza) non si “sentirebbere” membro di un’esigua minoranza di “reazionari”; il naturale sentire come esigenza primaria della società il fatto che gli autori (non ignoti) di crimini siano puniti travolgerebbe il “dogma” che la salvaguardia della vita umana prevalga sul Diritto…

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Benoit 19 Luglio 2023 - 7:26

Rispetto!

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fc 19 Luglio 2023 - 8:09

Milano è stata “presa”, il segnale evidente sono i bastardi che circolano impunemente fuori dai locali…, fa specie che delle persone relativamente giovani non se ne accorgano, evidentemente vivono solo per essere spremute come dei limoni sperando nelle chimere.
Anche questo è il risultato di un individualismo contro-produttivo e autolesionistico.

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