Roma, 14 mar — Ennesimo episodio che vede un clochard extracomunitario seminare il terrore in un pronto soccorso, mettendo a repentaglio la sicurezza del personale sanitario: protagonista in negativo di questo fatto di cronaca è un senzatetto nigeriano che ha devastato la struttura di Vigevano, in provincia di Pavia, e ha aggredito uno degli infermieri.

Nigeriano armato di forbici devasta il pronto soccorso

Un blitz di pura follia durato 30 lunghissimi minuti. L’episodio si è verificato domenica mattina, intorno alle 6,30. Lo straniero, un 40enne nigeriano senza fissa dimora, ha scatenato il panico tra sanitari e pazienti dopo una nottata passata al pronto soccorso. L’uomo era stato accompagnato nella struttura dai carabinieri la sera prima, in seguito a un fermo in città. I medici e gli infermieri lo avevano visitato immediatamente e dimesso un’ora dopo. Ma il nigeriano, anziché allontanarsi dall’ospedale, era rimasto tutta la notte seduto sulle poltrone della sala d’aspetto, fino alle 6,30 della domenica mattina. A quel punto aveva iniziato a chiedere di essere accompagnato in macchina da qualche parte.

L’attacco

Dopo aver insistito per alcuni minuti, lo straniero ha sradicato un tabellone di metallo usandolo per sfondare la vetrata del triage; è riuscito a mettere le mani su un paio di forbici con cui ha iniziato a minacciare il personale e i pazienti, gettando tutti nel terrore. Il tentativo di bloccarlo da parte di un infermiere si è rivelato inutile, e ha permesso al nigeriano di colpire il sanitario alle spalle affondandogli una penna nella schiena. Intervenuti sul posto, gli agenti della Polizia di Stato hanno dovuto schivare gli attacchi del nigeriano prima di riuscire a bloccarlo e accompagnarlo nel carcere di Pavia.

«Non è più accettabile una situazione del genere», riferisce un medico intervistato dal Corriere. «Molto spesso nel pronto soccorso di Vigevano sono in servizio soprattutto donne e, quindi, capisco le tante paure e preoccupazioni. Non si può lavorare in questa maniera. Le forze dell’ordine fanno quello che possono, visto che anche loro sono costretti a convivere con forti carenze di personale. Siamo esasperati perché qui non c’è nemmeno una guardia giurata in servizio».

Cristina Gauri

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