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Nuova strage. Ma la Bossi-Fini che c’entra?

by Adriano Scianca
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clandestinitanonereatoRoma, 12 ott – A una settimana dai 339 morti di Lampedusa un nuovo tragico naufragio scuote il Canale di Sicilia: il primo bilancio è di circa 50 morti, tra i quali una decina di bambini. In Italia, intanto, la società civile si mobilita per l’abolizione della legge Bossi-Fini. Fra i firmatari dell’apello in merito proposto da Repubblica, Gustavo Zagrebelsky, Carla Fracci, Carlo Lucarelli, Luca Barbarossa, Antonello Venditti, Ivano Fossati, Claudio Baglioni, Francesco Guccini, Luciano Ligabue, Jovanotti e Roy Paci, Enzo Iacchetti, Pippo Baudo, Carlo Verdone, Filippo Timi, Luciana Littizzetto, Ferzan Ozpetek, Liliana Cavani, Paolo Sorrentino e tanti altri.

Ma siamo sicuri che la Bossi-Fini sia responsabile di tragedie come queste? Stragi di questo tipo avvenivano anche prima del 2002, anno di entrata in vigore della famigerata legge. Dal 1988 ad oggi, secondo Fortress Europe, osservatorio sulle vittime dell’immigrazione, sono morte lungo le frontiere meridionali circa 20 mila persone. Tutte figlie della normativa italiana, anche prima che essa entrasse in vigore?

Non proprio. Sempre secondo lo stesso osservatorio, in tutti questi anni hanno perso la vita in seguito ad incidenti stradali, per soffocamento o schiacciati dal peso delle merci 372 persone che viaggiavano nascosti nei tir. E almeno 413 persone sono annegate attraversando i fiumi frontalieri. Altre 114 persone sono invece morte di freddo percorrendo a piedi i valichi della frontiera, soprattutto in Turchia e Grecia. In Grecia, al confine nord-orientale con la Turchia, nella provincia di Evros, esistono ancora i campi minati. Qui, tentando di attraversare a piedi il confine, sono rimaste uccise 92 persone. Inoltre 294 persone sono cadute sotto gli spari della polizia di frontiera. Insomma, l’immigrazione di massa è un fenomeno strutturalmente mortifero, a prescindere dalle norme italiane, peraltro non particolarmente draconiane rispetto al resto d’Europa, per tacere del mondo.

La Bossi-Fini, di per sé, pone più di un problema, a cominciare da una concezione puramente economicistica del fenomeno, con tanto di rompicapo logici come il concetto per cui per avere il permesso di soggiorno serve un contratto e per avere un contratto serve un permesso di soggiorno. Ma sulle tragedie recenti ha poca responsabilità. È stato Corrado Giustiniani, su L’Espresso (non esattamente un foglio leghista…) a far notare che “se una barca con cinquecento persone a bordo ha potuto attraversare il Mediterraneo mentre qualcuno girava gli occhi dall’altra parte; se ha preso fuoco a meno di un chilometro dalla riva e i naufraghi hanno dovuto aspettare in acqua per ore i soccorsi; se adesso sull’isola ci sono trecento bare allineate l’una accanto all’altra, le responsabilità vanno al di là della legge”. Aggiungendo che “la norma del 2002 non si occupa di chi chiede asilo politico o una protezione umanitaria, mentre tutti gli occupanti di quel piccolo e sgangherato naviglio erano per definizione, in quanto eritrei, in questa condizione”.

Si dice che la Bossi-Fini incoraggi la viltà e il menefreghismo a causa del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Ma, spiega Sergio Briguglio, uno dei massimi esperti di immigrazione italiana, sempre dalle colonne de L’Espresso, “se uno dà l’allarme, avvisa ufficialmente la guardia costiera invitandola a recarsi sul posto, e va a prestare i primi soccorsi, nessun magistrato, per sprovveduto che sia, potrebbe accusarlo di favoreggiamento e sequestrargli il peschereccio”.

Si è parlato del reato di clandestinità, che peraltro è stato introdotto nella legislazione con il pacchetto sicurezza Maroni del 2009, e non con la Bossi-Fini (ulteriore elemento di pressapochismo nel dibattito di questi giorni). Ci si dimentica di dire, tuttavia, che esso è previsto nelle normative di paesi come la Germania, la Francia, la Gran Bretagna. Né è chiaro cosa c’entri lo status giuridico che acquisisce una persona quando sbarca sul territorio italiano con il fatto che essa affoghi a diverse miglia dalla costa per essersi messa in viaggio su dei rottami guidati da schiavisti senza scrupoli.

Inoltre la ratio della Bossi-Fini è quella di basarsi sugli accordi bilaterali fra il paese di destinazione e i paesi di partenza. Ma questi ultimi – Egitto, Libia, Tunisia – sono stati pesantemente destabilizzati negli ultimi anni e gli accordi stipulati con i governi precedenti sono spesso carta straccia. Si dà però il caso che tutti i fan dell’accoglienza e del valore arricchente dell’immigrazione siano anche stati sponsor e spesso complici delle stesse “rivoluzioni” che hanno incendiato il Nordafrica. Il che li rende particolarmente inadatti a criticare un meccanismo che hanno contribuito a far saltare.

Infine, per quanto possa sembrare fuori luogo ragionare in soldoni di fronte a certi drammi umani, resta il problema per cui nessuno ha ancora spiegato come sostenere il costo di sbarchi tanto ingenti. È di nuovo il già citato Sergio Briguglio a chiarire: “E’ stato calcolato che l’accoglienza di 23 mila profughi dell’Emergenza Nord Africa sia costata all’Italia 1,4 miliardi di euro. Se volessimo accogliere 100 mila fuoriusciti dalla Siria, a un costo di mille euro al mese ciascuno, sarebbe un altro miliardo e 200 milioni. Vogliamo essere più generosi? D’accordissimo. Ma coscienti che la generosità ha un costo e che qui siamo sull’ordine del gettito dell’Imu, per la cui abolizione tanto si è discusso e si discute”.

 

Adriano Scianca

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