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Così, con OnlyFans, la stampa di sinistra si è data all’hard

by Cristina Gauri
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«Studiavo biotecnologie ma non ero felice, poi sono sbarcata su OnlyFans: nel mio mese peggiore ho guadagnato 7.500 dollari». Lascia il lavoro da barista, smette di depilarsi e apre OnlyFans: non pagavo le bollette, gli studi erano una perdita di tempo, ora prendo 30mila dollari al mese. Assumevo droga e rubavo i soldi a mia madre per comprarla: ora sono milionaria grazie a OnlyFans. Da infermiera in terapia intensiva a star di Onlyfans: «Così sono diventata milionaria a 34 anni». Grazie a OnlyFans ho comprato casa a Milano in un anno.

Questo articolo è stato pubblicato sul Primato Nazionale di febbraio 2023

Sono solo alcuni titoli pescati nel mare di articoli comparsi negli ultimi mesi su Corriere della Sera, Fatto Quotidiano, FanPage, La Stampa, tutti riferiti all’italian dream 2.0 delle nuove ragazze della porta accanto: fare soldi, un mucchio di soldi, creando contenuti personalizzati destinati a quegli adulti disposti a pagare un abbonamento proprio per poterci tenere un occhio, sulla serratura di quella «porta accanto».

L’interesse morboso per OnlyFans

Con un fisiologico paio di anni di ritardo rispetto al mondo anglosassone, la scuderia dei «professionisti dell’informazione» galoppa compatta verso lo sdoganamento-glorificazione di OnlyFans, esaltandone le possibilità di guadagno e analizzando il fenomeno secondo i moderni paradigmi di quel neofemminismo che esalta il dogma dell’indipendenza economica (sottotesto: indipendenza dal maschio) a ogni costo: anche a costo di rinunciare a una carriera significativa dal punto di vista accademico, ma poco remunerativa. Dove «uscirle» per potersi comprare un appartamento al Bosco verticale, ci fanno sapere gongolanti i giornalisti mainstream, scavalca il sogno di laurearsi in biotecnologie. Le ragazzine cresciute a pane e femminismo d’accatto si sono svegliate, almeno alcune, quelle più carine: non tutte possono fare l’ingegnere o diventare Astrosamanta. Le gnocche stanno su OnlyFans, le altre a fare le cassiere o le estetiste.

Basta una superficiale carrellata di titoli e testi dei citati giornali, come quella proposta all’inizio di questo articolo, per capire come abbiano praticamente percorso qualsiasi latitudine, ricoprendo di una patina glamour le singole storie di ogni singola starlette: in alcuni casi pruriginose storie di provincia, in altre pseudo-esaltazioni di rivincite di ragazze problematiche che, «grazie» al mettersi in mostra (e in vendita), si sarebbero vendicate di una società ingiusta, arida e chiaramente patriarcale. In altre viene sottolineata la sconcertante banalità del non poter condurre una carriera a doppio binario: se sul luogo di lavoro scoprono che sei una modella di OnlyFans, verrai messa alla porta.

Femministe in tilt

Questa esplosione di interesse morboso, con la bava alla bocca, e di quotidiani tentativi di sdoganamento culturale e sociale di una piattaforma che – alla fine della fiera – produce porno, non ha una sola spiegazione. Sarebbe semplicistico, infatti, voler indulgere nella solita ricerca del sensazionalismo spicciolo da parte delle testate giornalistiche; o nel trionfo dei social, ormai diventati non solo surrogato dell’informazione mainstream, ma anche principale fonte di notizie e di personaggi a cui un mondo dei media sempre più svogliato e impigrito attinge a piene mani, alla ricerca del fenomeno del momento. È indubbio che le piattaforme social finiscono per…

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1 commento

Aw 18 Febbraio 2023 - 5:06

Purtroppo ha sempre tirato di più un pelo di fig@ che una coppia di buoi…cazzy amari saranno quando i maometani faranno ordine…

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