Torino, 15 apr — Ha massacrato il figlio della compagna di 6 anni colpendolo con una scarica di pugni in pancia, fino a fargli esplodere l’intestino, riducendolo in fin di vita: ora un marocchino di 23 anni, residente a Torino e già in carcere per aver vandalizzato delle vetrine, dovrà rispondere delle accuse di tentato omicidio e maltrattamenti al bimbo e alla madre.
Massacrato dal patrigno marocchino
L’orrore è emerso dopo l’arresto dell’immigrato e la madre del piccolo finalmente al sicuro da ritorsioni, aveva potuto raccontare tutto alla polizia: cioè che il patrigno picchiava sistematicamente il bambino, costringendo lui e la madre al silenzio. La piccola vittima era costretta a raccontare alle maestre d’asilo di essere caduto dalle scale. Era proprio la mamma ad istruirlo. «Te lo chiederanno tante volte: cosa devi dire?». «Quando sono tornato dall’asilo sono caduto dalle scale». A metà gennaio era arrivato all’ospedale in fin di vita, in condizioni disperate: il patrigno lo aveva massacrato di pugni in pancia, legandogli le mani, arrivando a squarciargli l’intestino e causando lesioni polmonari, al pancreas, ai reni. Dopo settimane di coma, il piccolo si era risvegliato.
Forzato a mentire
«Sono inciampato e rotolato, poi ho pianto. Mamma mi ha dato acqua e zucchero, è andata al lavoro e io sono rimasto con papà. Papà è bravo. Abbiamo guardato la televisione. Io ero stanco e ho mangiato i biscotti. Quando mamma è tornata le ho detto che stavo male e lei ha chiamato l’ambulanza». Queste le prime parole che il bimbo aveva detto ai medici. Ancora una volta la madre gli aveva suggerito cosa dire, «Se no ti portano via e non ti vediamo più». In cambio «Ti compreremo dei giochi, la play, tutto quello che vuoi. Potrai andare alle giostre».
Le indagini
I medici non se l’erano bevuta e avevano avvertito la procura, che aveva disposto intercettazioni. La donna, sopraffatta dal terrore, continuava a negare. Fino all’arresto del compagno. A quel punto, è arrivata la confessione. Racconti di puro orrore: botte, torture, punizioni. «Arrivava a punirlo mettendolo sul balcone al freddo ancora bagnato dalla doccia». Il patrigno lo costringeva a mangiare il sale e lo picchiava dopo aver vomitato. Tutto confermato dal bimbo, sentito in audizione protetta. «Ha fatto male anche alla mamma». Anche lei veniva sistematicamente picchiata, anche durante la gravidanza. Una volte le aveva rotto il naso. Ora sono entrambi al sicuro.
Cristina Gauri
2 comments
Ora a questo signore, fargli bere un paio di litri di benzina e poi offrirgli una sigaretta ? Così ,,, tanto per vedere l’effetto che fa.
la solita,ETERNA storia:
si fanno attirare dai bei delinquenti…
con l’aria passionale,oppure
passano da un uomo all’altro fino a trentacinque anni,
quando si ritrovano con il classico pugno di mosche in mano:
allora decidono che è ora di metter su famiglia,
solo che a quella età tutti gli uomini validi se ne sono andati….
con il risultato che finiscono regolarmente insieme con
degli spurghi di fogna che andrebbero impalati
LENTAMENTE su un palo telegrafico.