Prato, 2 Dic – E’ salito a sette morti e tre feriti, di cui due gravi, il bilancio ancora provvisorio delle vittime, tutte di nazionalità cinese, causate da un incendio scoppiato domenica mattina in una fabbrica dormitorio della periferia industriale di Prato. I lavori di soccorso da parte dei vigili del fuoco sono proseguiti tutta la notte alla ricerca di superstiti o di eventuali altri cadaveri. Operazioni rese difficili sia dal crollo della parte aziendale in cui erano situati i loculi in cartone destinati al riposo notturno degli operai, sia dal numero ancora incerto delle persone presenti al momento in cui è divampato il rogo.
«Una tragedia annunciata» secondo l’assessore alla Sicurezza del comune di Prato Aldo Milone, da anni impegnato sul fronte della lotta all’illegalità cinese, che punta il dito sul mancato «rispetto dei diritti del lavoro e delle più elementari norme di sicurezza» da parte delle imprese orientali e si dichiara «arrabbiatissimo» reclamando «più uomini e più risorse per potenziare l’attività di controllo preventivo».
L’eco della notizia ha raggiunto anche il governatore della Toscana Enrico Rossi che, giunto sul luogo della strage, ha chiesto al governo «di intraprendere rapporti istituzionali con la Cina» lamentandosi del fatto che quest’ultima è intervenuta «troppo poco e troppo lentamente» per contrastare quella che a suo avviso è «la più grande realtà di lavoro sommerso d’Europa».
Se anche la Cgil, che è sempre rimasta molto defilata nel denunciare le condizioni di sfruttamento dei lavoratori cinesi, è intervenuta sulla vicenda con un comunicato, si capisce come a Prato, al pari del resto del paese, sembra un destino che solo di fronte alla morte si riesca a squarciare il velo di silenzio e complicità che, in nome del profitto, politica locale, sindacati e categorie imprenditoriali hanno da sempre posto sul tema dell’illegalità cinese al fine di coprire interessi trasversali e bieche connivenze.
Francesco Corrieri
1 commento
[…] Non si prospetta niente di buono, quindi, per la città della lana, già definita capitale italiana dell’immigrazione a causa degli oltre 30.000 stranieri regolari residenti (tralasciando, quindi, l’immigrazione clandestina), pari al 17% della popolazione cittadina. La scelta filoimmigrazionista del nuovo Sindaco, d’altronde, era già percepibile dalla scomparsa dell’Assessorato alla sicurezza, ovverosia di quell’assessorato che meglio aveva operato nel contrasto alla criminalità e all’illegalità cinese. La linea politica scelta da Biffoni sembra quindi non tener conto delle forti problematiche riscontrate di recente – tutti ricorderanno per esempio la tragedia del dicembre scorso, nella quale persero la vita sette cinesi. […]