Roma, 29 ott — Pensavate che l’orrido presepe di ceramica in stile «Star wars post-conciliare» esposto lo scorso Natale a Piazza San Pietro avesse toccato il fondo del cattivo gusto? E che, da quel momento, fosse possibile solo risalire verso la decenza? Sperate male. Se è vero che, deo gratias, il presepe horror con gli inquietanti alieni di ceramica e i mostruosi figuri è stato messo in soffitta, nemmeno quest’anno si torna a una parvenza di tradizione, o per lo meno di decoro.
San Pietro, quest’anno si va di presepe terzomondista-animista
Per la Natività di quest’anno, infatti, la Santa Sede ha pensato a una bella rappresentazione terzomondista, di quelle che mandano in brodo di giuggiole Bergoglio: una Sacra Famiglia andina, per la precisione. Stando a quanto anticipato da La Verità, infatti, Gesù Bambino avrà le sembianze di un indio Hilipuska. Sarà avvolto dalla tipica coperta huancavelica e legato con un chumpi, la caratteristica cintura intrecciata. Chissà che qualcuno non scritturi anche un bel gruppetto di suonatori di strada muniti di poncho e flauto di pan. Per il resto, fa sapere una nota vaticana, il presepe sarà formato da 30 pezzi in ceramica, legno di agave e vetroresina, a grandezza naturale e vestiti con i tipici costumi peruviani.
Via le pecore, largo ai lama
L’arcangelo Gabriele? Non scherziamo. Bergoglio l’ha messo in aspettativa, in favore di un non ben specificato angioletto che annuncerà la venuta del Salvatore con un wajrapuco, antico strumento a fiato. Scordatevi le pecore e gli altri animali da cortile: nel presepe 2021 ci sarà spazio esclusivamente per animali della fauna locale. Largo quindi ad alpaca, vigogne, lama e soprattutto il condor andino, uccello sacro per la visione del mondo Inca: l’unico animale in grado di comunicare con il mondo degli dei e delle stelle. Cosa ci azzecchi con il Natale cattolico, solo Bergoglio lo sa. Noi preferiamo continuare a non saperlo.
Nel presepe 2021 i Magi si fermano da NaturaSì
Aboliti anche oro, incenso e mirra recati in dono dai Magi. Quest’anno, infatti, pare che Melchiorre & amici si fermeranno da NaturaSì prima di arrivare al presepe, per presentarsi con i semini tipici delle Ande: quinoa, canihua, kiwicha. Ci attende un 6 gennaio macrobiotico.
«Il presepe peruviano vuole ricordare» sottolinea il comunicato, «i 200 anni dell’indipendenza del Perù, riprodurre uno spaccato di vita dei popoli delle Ande e simboleggia la chiamata universale alla salvezza». Il solito fetish bergogliano per le contaminazioni new age e le derive simil-animistiche e tribali da Sud America profondo, condite dalla «teologia della liberazione» marxista tanto cara al Pontefice. A cui ricordiamo sommessamente l’episodio, accaduto durante il sinodo dell’Amazzonia, in cui le statuette pagane della Pachamama vennero esposte nella chiesa di Santa Maria Traspontina e «magicamente» volarono nel Tevere per solerte mano di alcuni fedeli.
Cristina Gauri
3 comments
Articolo indegno. Vergognati.
D’accordissimo con te,
Fa sorridere la bio della giornalista, presentata come ex raver redenta, stile ” prima vivevo nel peccato, ora non più, e fare del bene adesso è la mia missione”, sembra quasi uno pseudonimo dietro al quale si cela un vecchio giornalista nostalgico dei bei tempi del regime…
Xenofobia, razzismo, sessismo, fondamentalismo, probabilmente questa tipa suonava ai raduni elettrici del klux Klux klan.
Sarà anche discutibile (indegno mi pare forte), questo articolo, però la sostanza che andrebbe discussa è come mai certi colonizzatori, missionari gesuiti da strapazzo hanno deciso di fare tutto in casa (che non è casa solo loro!), senza nemmeno più alzare il c..o ! O no ? I neo-schiavi non se li vanno neppure più a cercare .