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“Qui i bimbi ricchi, qui i figli delle colf”: bufera su una scuola a Roma

by Ilaria Paoletti
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Bimbi a scuola

Roma, 15 gen – Farebbe ridere se non facesse piangere. Un plesso scolastico a Roma ha pensato bene di illustrarsi, sul sito internet, suddividendo le proprie classi in base al censo.

“Estrazione medio bassa”

Siamo presso l’Istituto Comprensivo di via Trionfale a Roma. Sul sito internet che descrive la scuola qualcuno ha avuto la geniale idea di mettere in ballo le classi sociali per descrivere gli “utenti” (ovvero i bambini) che frequentano la scuola: “L’ampiezza del territorio rende ragione della disomogeneità della tipologia dell’utenza che appartiene a fasce socio-culturali assai diversificate” è possibile leggere proprio sul sito dell’istituto. “La sede di via Trionfale e il plesso di via Taverna accolgono, infatti, alunni appartenenti a famiglie del ceto medio-alto” specifica il testo “mentre il Plesso di via Assarotti, situato nel cuore del quartiere popolare di Monte Mario, accoglie alunni di estrazione sociale medio-bassa e conta, tra gli iscritti, il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana” quindi i “proletari”. “Il plesso di via Vallombrosa, sulla via Cortina d’Ampezzo, accoglie, invece, prevalentemente alunni appartenenti a famiglie dell’alta borghesia assieme ai figli dei lavoratori dipendenti occupati presso queste famiglie (colf, badanti, autisti, e simili)” conclude il pezzo.

Azzolina: “La scuola operi nell’inclusione”

Da degli educatori non ci si aspetta di certo una tale mancanza di sensibilità o intelligenza; che non tutti i bambini provengano dalla stessa classe sociale è intuibile, metterlo nero su bianco a mò di offerta formativa annulla completamente uno degli scopi della scuola pubblica – quello di permettere il contatto dei bambini con delle realtà economiche diverse dalle loro, che si annullano di fronte all’apprendimento. In proposito si è espressa anche il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina: “La scuola dovrebbe sempre operare per favorire l’inclusione. Descrivere e pubblicare la propria popolazione scolastica per censo non ha senso. Mi auguro che l’istituto romano possa dare motivate ragioni di questa scelta. Che comunque non condivido“.

Ilaria Paoletti

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