Roma, 24 nov – Ricordate il ristoratore di Rimini accusato di razzismo? Ma sì che lo ricordate, finì sulla gran parte dei giornali. Repubblica titolò così, senza lasciar spazio a dubbi: “Rimini, cameriere si scusa col duce per aver servito clienti neri”. Il Fatto Quotidiano fu leggermente più cauto e riportò la notizia spiegando nel titolo che si trattava della denuncia di una cliente: “’Ha chiesto scusa a Mussolini per aver servito dei clienti neri‘. Donna denuncia cameriere di un ristorante di Rimini”.
In ogni caso il succo era questo: un cameriere di un ristorante della Riviera romagnola si sarebbe girato verso un quadro – appeso alla parete del locale – con un mezzo busto del Duce, scusandosi per aver servito dei clienti neri. Non solo, il cameriere in questione avrebbe pure fatto il saluto romano pronunciando queste testuali parole: “Scusa Benito”. La storia era stata raccontata in un video in diretta Facebook pubblicato sul profilo di Adjisam Mbengue, una donna di origine senegalese. La signora aveva denunciato l’episodio razzista, perché a suo dire aveva assistito alla scena trovandosi nel ristorante, il “Tama marina” di Viserbella, con la sua famiglia. Immediatamente era scattata l’indignazione di vari politici locali (e non solo), nonché ovviamente delle solite associazioni antifasciste.
Nessun riscontro
Peccato che la storia raccontata dalla donna senegalese non abbia trovato alcun riscontro nelle indagini effettuate dai carabinieri di Rimini. Come riportato oggi da Rimini Today, secondo i militari non vi sarebbero riscontri nel racconto della donna e del saluto romano fatto dal cameriere. Anzi, dai video acquisiti dai carabinieri non si evincerebbe alcun comportamento anomalo del ristoratore che oltretutto fin da subito aveva smentito la versione della donna. “Nel locale non c’è nessun poster di Mussolini – dissero i gestori del Tana Marina – si tratta di alcune bottiglie di vino che riportano sull’etichetta l’immagine del Duce e che vengono vendute come souvenir. Noi qui pensiamo a lavorare e, addirittura, non so nemmeno come si faccia un saluto romano. Non ci sono stati assolutamente insulti razzisti all’indirizzo dei clienti e, nella pizzeria, abbiamo sempre accolto tutti con professionalità. Non ci interessa il colore della pelle o la loro religione, qui la cosa più importante è che possano mangiare bene. E’ stata la signora, all’improvviso appena entrata, a scattare e a iniziare ad urlare vedendo quelle bottiglie”.
E adesso che i carabinieri hanno concluso le indagini, Claudio Mieri – il cameriere accusato – ha precisato: “Siamo stati sempre sereni sulla conclusione di questa vicenda. Loro hanno voluto fare il loro show ma per noi la questione si chiude qui. Nonostante i tanti insulti che abbiamo ricevuto, non siamo intenzionati a denunciare a nostra volta chi ci ha diffamato e preferiamo andare avanti col nostro lavoro che svolgiamo con passione. Non è il caso, infatti, di fare altro chiasso intorno a questa vicenda visto il periodo che stiamo vivendo”. Pure una bella lezione di stile.
Alessandro Della Guglia
2 comments
Personalmente, mai ho dubitato del fatto che la storiella fosse falsa.
Bugiardi di nascita d’importazione.