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Silvia Romano liberata: ecco cosa dovremmo chiederci (e sapere) davvero

by Eugenio Palazzini
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Silvia Romano, Turchia

Roma, 11 mag – La liberazione di Silvia Romano, di per sé, è per tutti una buona notizia. Sic et simpliciter per due motivi, il primo sostanziale: un’italiana rapita in Africa è stata riportata a casa, quindi nel caso di specie lo Stato ha fatto lo Stato. Il secondo più prosaico: dopo due mesi di coronavirus serviva una notizia positiva per strappare qualche sorriso. Tutto è bene quel che finisce bene, storia a lieto fine e nulla da aggiungere? Non proprio, perché questa vicenda sta monopolizzando il dibattito politico e mediatico, tra chi festeggia una cooperante milanese da trasformare in nuova icona radical chic e chi la accusa delle peggiori nefandezze perché convertita all’islam. Assistiamo insomma a uno scontro in campo aperto tra armate di commentatori obnubilati da pregiudizi, ipocrisie e letture semplicistiche. Nulla di nuovo, è quanto accade più o meno su qualunque scibile e disputabile questione. Quanto accaduto in Somalia però merita di essere considerato e analizzato evitando il metro del tifo. Dietro alla liberazione e alla conversione di Silvia Romano alias Aisha, difatti, ci sono agenti e fattori scatenanti che provocano risvolti di varia natura.

Chi ha rapito Silvia Romano?

Per comprenderli, partiamo dall’inizio di questa storia: chi l’ha rapita? Il 20 novembre 2018 la cooperante italiana, che si trovava in Kenya  per partecipare come educatrice a un progetto umanitario curato dalla onlus Africa Milele, è stata sequestrata nel villaggio di Chakama. Da quel momento in poi si aprono una serie di buchi neri. Secondo alcuni sarebbe stata rapita da un gruppo di criminali comuni kenioti e poi da loro venduta ai jihadisti somali di al-Shabaab. Stando invece alla ricostruzione di altri, la compagine terroristica somala legata in particolare ad al-Qaeda avrebbe compiuto direttamente il rapimento. Abbiamo scritto “in particolare” volutamente, perché in realtà una parte di al-Shabaab ha giurato fedeltà all’Isis. Dunque si pone un ulteriore punto interrogativo: quale ramo del gruppo terroristico la teneva in ostaggio? Non lo sappiamo con esattezza e probabilmente non lo sapremo mai. In entrambi i casi parliamo di spietati jihadisti che hanno compiuto e continuano a compiere attentati anche contro convogli dell’esercito italiano. Uno studio dell’Armed conflict location and event data project (Acled), già a ottobre 2017 sottolineava il terrificante attivismo di al-Shabaab: era il gruppo jihadista che aveva provocato il più alto numero di vittime tra i civili. Non solo in Somalia, perché parliamo di terroristi in grado di colpire più volte anche nel vicino Kenya. Migliaia di morti, devastazioni, torture, intere porzioni di territorio somalo occupate.

Chi abbiamo pagato?

Non possiamo quindi non chiederci: il governo italiano quanti soldi ha stanziato per liberare Silvia Romano e chi li ha intascati? La cifra che ricorre nelle ultime ore su vari giornali, 4 milioni di euro, è verosimile. Di solito chi paga per liberare un ostaggio in quelle aree versa infatti tra i 3 e i 6 milioni di euro, come sottolineato da un reporter esperto come Fausto Biloslavo. Ma la cifra esatta conta relativamente, perché parliamo in ogni caso di milioni di euro dei cittadini italiani finiti nelle sacche di tagliagole senza scrupoli. Cosa ci faranno con quel malloppo è inutile dirlo, basta appunto vedere cosa hanno fatto fino ad oggi. Dunque Silvia Romano non andava liberata per evitare di foraggiare dei terroristi? E’ la domanda che si pongono in tanti ma è mal posta. Proviamo a rimodularla: Silvia Romano poteva essere liberata senza foraggiare dei terroristi? Sì, era possibile. E come? Sparando. Perché con terroristi fanatici o si paga o si spara, tertium non datur. Inutile dire che se l’Italia avesse compiuto un blitz militare, se avesse sparato appunto, la cooperante milanese avrebbe potuto rimetterci la pelle. Viceversa rischiamo che qualunque compagine terroristica adesso pensi che rapire un italiano sia conveniente, perché il nostro governo poi pagherà il riscatto.

Il ruolo turco

Scelta pericolosa adottata dall’Italia e rischi evidenti a parte, alla luce di quanto sin qui detto si pone un’altra questione: qual è stato il ruolo dei nostri servizi di intelligence in Somalia? Sabato 9 maggio, subito dopo la sua liberazione, è stata scattata una foto diffusa dall’agenzia di stampa turca Anadolu che ritrae Silvia Romano a bordo di un veicolo del Mit, i servizi segreti della Turchia. Uno scatto che mostra la cooperante italiana indossare un giubbotto antiproiettile con la mezzaluna e la stella, le stesse presenti sulla bandiera nazionale turca. La collaborazione tra gli 007 italiani e quelli di Ankara è stata resa nota da subito, ma quella foto è un chiaro tentativo dell’intelligence agli ordini di Erdogan di rivendicare un ruolo determinante (non semplicemente di appoggio quindi). Della serie: siamo stati noi a permettere la liberazione di Silvia Romano. E allora, cosa ci ha chiesto in cambio la Turchia? Non lo sappiamo e anche in questo caso probabilmente non lo sapremo mai. Sappiamo però che in una nostra ex colonia per recuperare un ostaggio italiano siamo costretti ad affidarci ai servizi “neo-ottomani”. Questo la dice lunga sulla nostra capacità di operare in certi contesti e su quanto terreno abbiamo perso negli ultimi decenni.

Quale islam?

Infine l’altro aspetto che fa infuriare tanti “a destra” e sminuire il tutto molti altri “a sinistra”: Silvia Romano si è convertita all’islam. Quindi? Di quale islam stiamo parlando? Non è tanto importante capire se c’entri la sindrome di Stoccolma oppure una reale convinzione maturata in 18 mesi, ciò che conta è comprendere chi sia diventata questa sorridente ragazza milanese. Perché l’islam è una religione che esprime di tutto: mirabili confraternite sufi, raffinati fedeli sciiti, importanti scuole coraniche sunnite. Affatto “pericolosi”, anzi. Purtroppo però ha in seno anche fanatici gruppi che tutti abbiamo imparato tristemente a conoscere negli ultimi anni (gruppi che senz’altro storpiano l’autentico messaggio islamico, ma tant’è). Ecco, Silvia Romano a “quale islam” si è convertita? Quello di al-Shabaab da cui era tenuta prigioniera? Ci auguriamo di no, ma se fosse così sarebbe un bel problema. E dopo quello dei milioni consegnati a dei tagliagole è quello che dovremmo affrontare, in modo assolutamente prioritario.

Eugenio Palazzini

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11 comments

Marcellus 11 Maggio 2020 - 6:27

Giustissime riflessioni che condivido. Infatti, a “quale Islam” si è…convertita questa ragazza? Come voi, non credo certo a una delle confraternite del tasawwuf o allo sciismo moderato, cosa impossibile in quei luoghi, quanto piuttosto a questi criminali gruppi di terroristi assassini che niente hanno a che fare con l’Islam di (solo per esempio) Ahmad Al-`Alawi o del grande sufi andaluso Mohid-din ibn’Arabi. No, questa gente ha creato un…preteso Islam dei bassifondi, una specie di simulacro proprio uso e consumo come quel pazzo pseudo-califfo dell’isis. L’annientamento dei regimi in Iraq e libia ha permesso la creazione di questi mostri…

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Anton 12 Maggio 2020 - 10:28

Attenzione perché le turuq sufiche, dai musulmani ortodossi, sono considerate eretiche e aventi poco o nulla a che fare col vero Islam. Qui in Europa ne abbiamo un’idea diversa per via degli scritti di René Guenon, Frithjiof Schuon e Titus Burckhardt; quindi, tendiamo ad identificare l’Islam anche con il cosiddetto sufismo ma in Oriente la situazione è un pochino diversa.

Riguardo la consuetudine dello Stato italiano di pagare i riscatti senza cercare alternative (o quasi), il tutto è spiegato in questo articolo di qualche anno fa scritto dal diplomatico Antonio Armellini, nel quale spiega che detta consuetudine deriva da una vera e propria scelta etica da parte dello Stato:

https://formiche.net/2014/11/libia-bisogna-pagare-liberare-gli-ostaggi-italiani/

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Luigi 11 Maggio 2020 - 7:13

Con tutto il rispetto, parlate di letture semplicistiche e poi proponete di risolvere una situazione come quella di Silvia “sparando”. Non credo che mettere insieme una task force ed organizzare un’operazione di estrazione sia così scontato, assolutamente.

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Massimo 11 Maggio 2020 - 7:13

Mi dispiace per la ragazza, ma una domanda nasce spontanea: ma chi ce l’ha mandata? Se penso che in Italia c’è gente senza soldi, a causa anche dello stato……… è una vergona……. come al solito.

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