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Così l’Inpgi finanzia il sindacato unico dei giornalisti (Fnsi): un conflitto di interessi evidente

by Francesca Totolo
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Roma, 1 set- “È necessario un chiarimento della Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana il sindacato unico dei giornalisti, ndr) per guidare questa difficile transizione che mette in grave pericolo le aziende e i giornalisti, privati di ogni garanzia per il futuro, in ordine alla stessa sopravvivenza di un intero settore” si apre così la lettera del segretario generale dell’Uspi (Unione stampa periodica italiana, ndr), Francesco Saverio Vetere, al segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, e al direttore Tommaso Daquanno. Questa lettera aperta di Vetere arriva in seguito alla comunicazione dell’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani (Inpgi) nella quale si rende noto che, a causa della cessazione degli effetti del contratto Uspi-Fnsi, i giornalisti dovranno essere inquadrati con i minimi previdenziali previsti dal contratto Fieg-Fnsi (Fieg, Federazione italiana editori giornali, ndr).

Per il segretario dell’Uspi quindi “è necessaria una sollecita decisione per regolare il presente e ridare serenità a tutti, nella consapevolezza di dover salvaguardare il sistema dell’informazione, il pluralismo, l’occupazione. In altri termini, il fondamento stesso della nostra democrazia e, in particolare, della nostra funzione, in quanto responsabili del settore”. Sembrerebbe, infatti, che il sindacato unico dei giornalisti, con al comando il presidente Beppe Giulietti (cinque volte parlamentare della sinistra), sia più indaffarato nel proteggere solo una certa parte dei giornalisti, e non l’intera categoria. Basta dare un’occhiata ai tweet di Giulietti per rendersi conto che la “scorta mediatica” sia destinata solo ad un ristretto numero di giornalisti. Le parole “fascisti”, “squadristi” e “neonazisti” sono utilizzati dal presidente della Fnsi per imbavagliare pure i giornalisti e i reporter non allineati al pensiero unico, come successo dopo il reportage a Lampedusa e i relativi articoli realizzati dalla sottoscritta, da Chiara Giannini e Salvatore Dama.

In un’intervista, Giulietti ha sentenziato: “Penso che Francesca Totolo e gli altri siano comparse, che dietro ci sia una ‘bestia’ (come la strategia di comunicazione di Matteo Salvini, ndr). I mandanti politici non sono difficili da individuare e hanno legittimato questo modo di fare”, chiedendo anche “al governo e al ministero dell’Interno se per caso hanno fatto una legge per liberare Internet dal rispetto della Costituzione, della legge Mancino e dalle leggi che puniscono la diffamazione”. Tutto ciò perché il nostro reportage ha demolito la narrazione distorta raccontata dai giornalisti allineati (sostenuti da Giulietti) che da anni hanno costruito sull’isola siciliana il proprio tempio esclusivo da usare come megafono buonista per rabbonire gli italiani in merito all’immigrazione clandestina. Una sorta di succursale del ministero della verità. Questo barricata eretta da Giulietti evidenzia palesemente la non pluralità del sindacato unico dei giornalisti.

L’interrogazione di Fazzolari (FdI)

E questo risulta ancora più preoccupante alla luce del conflitto di interessi documentato da un’interrogazione parlamentare depositata nel giugno scorso dal senatore Giovan Battista Fazzolari di Fratelli d’Italia e vicepresidente della Commissione parlamentare per il controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale: “In un’interrogazione parlamentare che ho presentato, ho chiesto al governo di fare chiarezza sull’opportunità della scelta del Consiglio di Amministrazione dell’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti di corrispondere complessivamente poco meno di 2,5 milioni di euro alle associazioni regionali (2,2 milioni) e al sindacato (poco più di 266mila euro) a fronte di una situazione di bilancio a dir poco precaria. Il volume delle prestazioni delle prime, ormai informatizzate o addirittura sospese in alcuni casi (come le erogazioni di mutui) proprio a causa della precaria situazione economica dell’Ente, e la platea di tesserati alla Fnsi, potrebbero non giustificare tali esborsi da parte dell’Inpgi, per di più durante la fase di ristrutturazione e riforma dell’istituto che rischia il tracollo finanziario”.

Infatti da anni l’Inpgi è in dissesto finanziario e ha rischiato pure il commissariamento, bloccato nel giugno 2019 da Claudio Durigon, allora sottosegretario di Stato del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Come riporta Paolo Corsini (Consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti e presidente di Lettera22), l’interrogazione di Fazzolari “mette a nudo plasticamente, il conflitto di interessi del Segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, nella sua veste di componente del Consiglio di amministrazione dell’Inpgi dove siede in rappresentanza della categoria. Con lo stanziamento di 2 milioni e mezzo di euro finanzia in maniera coatta il sindacato unico anche con i soldi di chi (tanti!) non è iscritto al sindacato. Un sindacato che, oltre a fare politica a senso unico e spartire qualche briciola sulle macerie della professione, sarebbe interessante sapere a cosa serve, visto il contesto e con un contratto scaduto da anni”.

Ad oggi, l’interrogazione parlamentare non ha avuto ancora un riscontro. Quindi resta il dubbio sulla reale necessità dell’erogazione di fondi pubblici (in quanto contributi versati dai giornalisti per la previdenza) di un istituto di previdenza, con i bilanci in perdita da anni, ad un’associazione privata (il sindacato unico dei giornalisti) che, come tale, dovrebbe finanziarsi unicamente con il tesseramento annuale. Per questo motivo, come da più parti richiesto, serve urgentemente l’istituzione di un altro sindacato che sia veramente plurale e che garantisca tutta la categoria, senza alcuna discriminazione.

Francesca Totolo

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