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“Via i termini master e blacklist: sono razzisti”. Gli sviluppatori informatici si piegano al Black lives matter

by Cristina Gauri
3 comments
black lives matter

Roma, 16 giu – Pensavate che la questione dell’abbattimento delle statue avesse toccato il fondo del degrado politico-culturale figlio del Black lives matter? No, chiaramente decapitare monumenti e imbrattarli di vernice rappresenta solo la punta dell’iceberg, e la partita sta per essere giocata capillarmente in ogni singolo ambito della cosiddetta società civile – con buona pace di quei cuor contenti che sostengono «è un fenomeno americano, non ci riguarda». Succede quindi che l’antirazzismo ha preso possesso di Git-Hub, la community degli sviluppatori informatici del valore di 10 miliardi di dollari, popolata da programmatori di Apple, Microsoft, Google, Twitter, Facebook e sulla quale si caricano codici sorgente e si dibatte di vari temi su appositi forum di discussione.

Per dare un contributo all’ondata di idiozia che sta investendo il globo, ecco che al quartier generale della piattaforma (ma l’iniziativa è stata presa anche dalla stessa Google) arriva la decisione di abolire il termine tecnico «master», impiegato nei software, perché troppo attinente allo schiavismo. Nei giorni scorsi Una Kravets, sviluppatrice al lavoro su Chrome, ha reso noto su Twitter che il team sta ribattezzando il default branch del browser in «main» sostituendo il tanto vituperato «master». 

Nel suo post su Twitter la Kravets invita anche Nat Friedman, CEO di GitHub, a fare altrettanto; quest’ultimo ha fatto sapere di essere già impegnato nella modifica. Ma i cervelloni sopra citati sono in buona compagnia: la scorsa settimana LinkedIn, ascoltando l’appello di una utente (chissà per quale motivo queste «ideone» sono portate avanti principalmente da donne) ha preso in considerazione l’idea di sostituire i termini «whitelist» e «blacklist» (lista bianca e lista nera) in quanto avrebbero connotazione razzista. No comment.

 

Come ha giustamente fatto notare uno dei tantissimi detrattori dell’iniziativa, che hanno manifestato il proprio dissenso commentando su Twitter, anche a noi sorge il dubbio: «“Lavorare al nero” sarà rubricato come un problema fiscale o razzismo?! E la “scatola nera” sugli aerei? Si potrà rinominare in scatola rossa (visto che e` il vero colore) o diventa offensivo per gli Indiani d’America?». Stesso discorso per «la dicitura scientifica “Black box” per indicare un qualsiasi sistema di elaborazione di cui si conosce solo input/output ma non il dettaglio interno?» Cancelliamo miliardi di libri e «rinominiamola “Any-kind-of-color-except-transparent box”» (scatola di tutti i colori tranne trasparente). Siamo solo all’inizio.

Cristina Gauri

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3 comments

SergioM 16 Giugno 2020 - 3:03

Vedi cara Cristina …. quelle MERDE UMANE non hanno capito e mai lo
capiranno …. che il loro ODIO è il NOSTRO POTERE !!!!

Io non ODIO un negro …. lo disprezzo …. ma il loro ODIO ha creato il
KLAN …. alla fine della guerra , non esisteva il KLAN …. ma i Bingobongo
pensavano d’essere i padroni …. NON hanno mai FATTO un cazzo …
ma volevano comandare (simil grullini italioti …) perchè il NORD aveva vinto !!!!
Guardate BORN of a NATION …..

Non hanno capito che il NOSTRO POTERE è ANCESTRALE !!!! viene dai NOSTRI DEI !!!!!

Il popolo dei LUPI VIVE dell’ odio degli ALTRI …….

SIEG HEIL

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Ermanno 16 Giugno 2020 - 6:54

E allora Master Of Puppets dei Metallica?

Reply
Emon 16 Giugno 2020 - 8:40

Hanno aperto le gabbie delle cesse!

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