Home » Adesso l’epidemia riguarda i depressi. “La crisi economica ne porterà 200mila in più”

Adesso l’epidemia riguarda i depressi. “La crisi economica ne porterà 200mila in più”

by Cristina Gauri
0 commento
depressione

Roma, 16 giu – Gli effetti del Covid-19 sulla salute degli italiani non si fermano a quelli provocati dal virus. A quelli devastanti dovuti all’epidemia si associano anche l’ansia, la depressione, il disagio psicologico e la preoccupazione provocati da due mesi di isolamento e dall’incertezza dovuta alla crisi economica conseguente al lockdown.

E’ l’allarme lanciato dallo psichiatra Claudio Mencacci, del Fatebenefratelli–Sacco di Milano, il quale spiega che gli effetti di questa emergenza sanitaria sulla salute mentale degli italiani «si potranno vedere anche nei prossimi anni». Il basso reddito dovuto a licenziamenti e alle chiusure delle attività e i salari ridotti provocheranno un rischio 2 o 3 volte superiori di contrarre malattie, comprese quelle riguardanti la sfera psicologica, per le quali si potrebbe determinare un aumento fino a 150-200mila casi di depressione – il 7% degli attuali depressi. 

La preoccupante proiezione è emersa nel corso della data lombarda del convegno Uscire dall’ombra della depressione, tenuto dalla fondazione Onda, l’Osservatorio sulla salute della donna e di genere. «Nell’arco di qualche mese – ha spiegato Mencacci – si è verificato un aumento dei sintomi depressivi nella popolazione». La paura di contrarre il coronavirus, ma anche il terrorismo psicologico e la comunicazione istituzionale rivolte attorno alle misure per evitare il contagio, senza contare i lunghi mesi di isolamento e il distanziamento sociale, i lutti e la crisi economica. Tutto questo contribuisce, secondo gli esperti, ad alzare l’incidenza degli stati depressivi nella popolazione. 

La depressione affligge circa tre milioni di italiani. Di questi, un milione soffre della forma più grave, la depressione maggiore. Secondo l’Istat, solo in Lombardia ne soffrono oltre 150mila persone; di questi, 21mila si rifiutano di sottoporsi alla terapia medicinale. «I costi diretti della patologia – illustra Francesco Saverio Mennini, dell’università romana di Tor Vergata – non sono l’unico tassello da considerare se se ne vuole cogliere appieno il peso sociale ed economico». Peso economico che riguarda anche gli assegni ordinari di invalidità e le pensioni di inabilità, per un totale di 106 milioni di euro, pari a 9.500 euro annui a beneficiario.

Cristina Gauri

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati