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Vergogna senza fine: la sinistra difende Toscani per la frase choc su ponte Morandi

by Cristina Gauri
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Roma, 6 feb – Toscani, si sa, non vive senza sparare idiozie inaccettabili e volgarità: le stesse idiozie che, se venissero pronunciate da un personaggio “di destra”, gli varrebbero Santa Inquisizione, marchiatura a fuoco e rogo. Invece quando il fotografo dei Benetton apre la bocca – sempre e solo per dargli aria e farne fuoriuscire bestialità – si ritrova uno stuolo di difensori pronti a minimizzare o glissare sull’importanza sua “attività artistica” e sulla “difesa dei diritti civili”.

E’ successo anche ieri, quando addirittura il segretario della commissione di vigilanza Rai Michele Anzaldi si è scomodato a difendere Toscani per le sue inaccettabili dichiarazioni a proposito del crollo del Ponte Morandi, andate in onda a Un giorno da pecora, trasmissione radiofonica condotta da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro su RadioUno. “Ma a chi interessa che caschi un ponte, smettiamola”. Toscani stava infatti cercando di difendere e spiegare la visita delle sardine al centro Fabrica, di proprietà dei Benetton, per seguire una lezione sulla comunicazione moderna in Italia.

Un salvacondotto per le caz*ate

Ebbene ieri Anzaldi, dalle colonne dell’Huffington Post, si è sperticato in una difesa forse più inaccettabile della sparata stessa di Toscani, tirando in ballo “la cultura civica e morale di un artista internazionale e di una personalità dello spessore di Oliviero Toscani, che ha dedicato tutta la sua carriera a difendere i diritti civili e combattere il razzismo, l’odio, le discriminazioni“. Secondo il segretario della commissione di vigilanza, quindi, il fotografo dei Benetton ha il salvacondotto per le cazzate perché da sempre impegnato nell’attivismo politico e nella “difesa dei diritti”.

Quale impegno civico?

Sappiamo bene invece, che l’impegno civico di Toscani e le sue provocazioni e trasgressioni posticce non sono altro che merce. Dal corpo martirizzato del malato di Aids, al prete che bacia la suora passando per il corpo della ragazza anoressica e il cadavere di mafia coperto da un lenzuolo: i mali e le sofferenze del mondo denunciati dal fotografo presi, messi a nudo e sbattuti in faccia alla gente, affinché il padrone (Benetton) potesse vendere dei maglioncini. Non stupisce quindi che la caduta di un ponte e la relativa tragedia non suscitino in lui impressione alcuna (c’era ben poco di “estrapolato dal contesto”, comunque, il senso generale era chiaro) a fronte invece della difesa corporativa del suo datore di lavoro. Se poi vogliamo parlare dell”impegno di Toscani contro l’odio” ci piacerebbe ricordare ad Anzaldi che il suo protetto è il primo a fare uso di linguaggio violento, scurrile e minaccioso nei confronti di chi non gli aggrada: da “gli italiani sono sfigati” o “Frustrati e incattiviti“,  a “la Meloni brutta e ritardata”, passando per la condanna per vilipendio alla religione, gli auguri di vedere Salvini appeso a Piazzale Loreto.

“Può far questo una frase bruttissima, sbagliata, tremenda, estrapolata da una trasmissione radiofonica che si autodefinisce “irriverente” e il cui intento è l’estremizzazione di tutto in un misto tra satira, giornalismo, goliardia, turpiloquio?” Sì, può farlo, perché la trasmissione potrà anche essere satirica, ma chi la conduceva quel giorno aveva ben chiari i limiti della satira, al tal punto che uno dei due conduttori aveva risposto a Toscani: ““Alle persone che sono morte interessa eccome”. E il fotografo era stato irremovibile: “A me non interessa questa storia qui”. 

Nessuna responsabilità

La difesa di Anzaldi, poi, arriva a rasentare l’assurdo, proponendo che “in alcuni format di comunicazione le personalità pubbliche, quando si parla di certi argomenti, dovrebbero evitare di andare. E non per mancanza di professionalità di chi li conduce ma per la stessa natura del format”. Tutto chiaro, no? Meglio evitare il confronto piuttosto che rischiare di essere chiamati a rispondere delle proprie cazzate. Per non rischiare di doversi assumere la responsabilità delle proprie dichiarazioni, meglio stare a casa.

La coccola alle sardine

Non manca nemmeno la difesa sperticata alle sardine, che a seconda di come gira il vento, sono geni della comunicazione oppure ingenui ragazzetti: “Un gruppo di ragazzi che hanno come unica colpa, dopo un’accesa campagna elettorale, quella di essere andati in visita in uno dei centri di comunicazione, fotografia e arte in cui ogni giovane che ambisce ad affermarsi o è interessato alla comunicazione sogna di entrare”.

Cristina Gauri

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