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Addio a Jean-Paul Belmondo, il mito del cinema aveva 88 anni

by Adolfo Spezzaferro
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Roma, 6 set – Il cinema dice addio a uno dei suoi volti più rappresentativi e a uno dei più grandi attori francesi: è morto Jean-Paul Belmondo. Aveva 88 anni. A darne notizia a France presse è stato il suo avvocato, subito ripreso dalle testate di tutto il mondo.

Addio a Jean-Paul Belmondo, dalla Nouvelle vague a “Borsalino”

Dalla Nouvelle vague fino al cinema popolare, Belmondo, “le Magnifique” per i francesi, è stato protagonista di pellicole indimenticabili, che hanno conquistato il pubblico di tutto il mondo. Faccia da schiaffi in “Fino all’ultimo respiro” (1960) del maestro Jean-Luc Godard, capolavoro di tutti i tempi, Belmondo ha lavorato con i più grandi registi d’oltralpe. Aveva recitato anche in Italia diretto, tra gli altri, da Alberto Lattuada, Vittorio De Sica e Renato Castellani. Nella sua carriera ha lavorato in più di 85 film.

La vita: dal ring ai set cinematografici

Figlio di Paul Belmondo, uno scultore francese, nato nell’allora Algeria francese da genitori italiani (padre piemontese e madre siciliana), e di Sarah Rainaud-Richard, una pittrice francese, Jean-Paul in gioventù è stato portiere di calcio e pugile. Si diploma al Conservatoire national supérieur d’art dramatique e inizia il suo apprendistato di attore in teatro. Recita in classici come L’avaro di Molière e, successivamente, Cyrano de Bergerac di Rostand. L’esordio cinematografico avviene nel 1956 con il cortometraggio Molière di Norbert Tildian. Dopo film importanti come “A doppia mandata” (1959) di Claude Chabrol e “La ciociara” (1960) di Vittorio De Sica è con la pellicola di Godard che il suo talento viene riconosciuto a livello internazionale. Dopo il successo con il film di Godard, Belmondo viene contattato da Claude Sautet per recitare accanto a Lino Ventura nel suo noir “Asfalto che scotta” (1960), dove dimostra grande intensità drammatica.

I noir e i film in Italia

Seguono altre perle come “Léon Morin, prete” (1961) e “Lo spione” (1962), entrambi di Jean-Pierre Melville, maestro indiscusso del noir francese. Nel 1963 Belmondo viene chiamato dal regista Renato Castellani per il suo “Mare matto”, dove interpreta brillantemente un marinaio livornese, innamorato di una pensionante (interpretata da Gina Lollobrigida). Nello stesso anno affianca Stefania Sandrelli in “Lo sciacallo”.

L’enorme successo de “L’uomo di Rio”

Successo notevole è “L’uomo di Rio” (1964) di Philippe de Broca, film d’avventura con toni da commedia brillante (format bissato con “L’uomo di Hong Kong” del 1965). Con questo film Belmondo inizia la svolta del suo percorso artistico verso un filone più commerciale, tuttavia sempre molto apprezzato dal pubblico. Nel 1970 ottiene infatti un enorme successo internazionale con “Borsalino”, interpretato al fianco di Alain Delon.

I polizieschi anni ’70 (senza controfigura)

Negli anni settanta si specializza nel genere poliziesco, interpretando spesso molte scene pericolose senza controfigura. A partire dai tardi anni ottanta, tralasciando crepuscolari pellicole di genere poliziesco, guerra e commedia, come “Professione: poliziotto” (1983), “Irresistibile bugiardo” (1984), “L’oro dei legionari” (1984) e “Tenero e violento” (1987). Belmondo poi privilegia il teatro, ma ottiene ancora un grande riconoscimento dal cinema nel 1989, quando riceve il Premio César per il migliore attore per il film “Una vita non basta” di Claude Lelouch.

L’ischemia cerebrale nel 2001

La mattina dell’8 agosto 2001 è colpito da un’ischemia cerebrale che lo allontana dal grande schermo e dal teatro fino al 2008. Quando torna al cinema come protagonista del remake francese di “Umberto D.” di De Sica. Il 18 maggio 2011 viene insignito della Palma d’oro alla carriera durante la 64esima edizione del Festival di Cannes. Nel 2016, assieme al regista Jerzy Skolimowski, gli viene assegnato il Leone d’oro alla carriera alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

Grande conquistatore, tra le sue fiamme Ursula Andress e Laura Antonelli

Belmondo ha lavorato anche con Francois Truffaut ne “La mia droga si chiama Julie” (1969) e con tutti i grandi registi francesi, da Claude Chabrol a Louis Malle. Fisico atletico e sorriso irresistibile, Belmondo era un gran conquistatore. Tra le sue fiamme come non citare Ursula Andress e Laura Antonelli. Ha avuti quattro figli, da due diversi matrimoni. Con lui se ne va un pezzo enorme del cinema francese e uno dei miti assoluti della settima arte.

Adolfo Spezzaferro

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Addio a Jean-Paul Belmondo, il mito del cinema aveva 88 anni - 7 Settembre 2021 - 2:24

[…] Addio a Jean-Paul Belmondo, il mito del cinema aveva 88 anni proviene da Il Primato […]

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DEMITRI Domenico 7 Settembre 2021 - 3:08

Grande amorevole interprete dell’essenza più bella dell’animo francese, quello che mi fa dire dei cugini d’oltralpe:
se non ci fossero, bisognerebbe assolutamente inventarli, così come sono, senza una sola virgola diversa!Grazie Jean Paul ti ho sempre guardato con ammirazione nei tuoi film, mi hai sempre ammaliato con il tuo modo di fare.

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