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Basta col ricordo, istituiamo la “Giornata delle scuse agli infoibatori”

by Adriano Scianca
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Giornata del Ricordo 10 febbraioRoma, 10 feb – Ma aboliamola, questa Giornata del Ricordo. Non perché i martiri delle foibe e gli esuli non meritino il nostro pensiero, ma proprio per evitare loro l’ultimo sfregio. Che senso ha una celebrazione in cui nessuna delle principali cariche dello Stato trova il tempo di presenziare alla Foiba di Basovizza? Tutto questo mentre alla Camera dei Deputati viene organizzata dalla deputata Serena Pellegrino, di Sinistra Italiana, una conferenza negazionista con Alessandra Kersevan, “storica” nota per negare, se non giustificare, quel dramma.

I principali media se ne sbattono: sulla homepage di Repubblica, nel momento in cui scriviamo, nessuna traccia della Giornata del Ricordo. Il giornale di De Benedetti ha trovato il tempo di parlare di Lambrugo, il “paese delle mamme felici”, della “insensibilità di Fedez per le lacrime”, del “contadino che aiuta i migranti” in Francia, del fatto che “due procure indagano sui neonazi di Do.Ra. per apologia di fascismo e odio razziale”, ma non di migliaia di italiani gettati in pozzi neri dopo inenarrabili torture. Neanche sulla homepage del Corriere della Sera c’è spazio per le foibe. C’è l’imprescindibile intervista a Sabrina Ferilli sul caos romano, ci sono “100 balene spiaggiate” in Nuova Zelanda, la Balivo che “riceve fiori e si commuove” e altre inchieste scottanti, ma nulla su 350mila connazionali cacciati dalle proprie case, dalle proprie terre e accolti a sputi in patria. La Stampa se ne è ricordata, ma solo nella colonna di destra, giusto sotto l’autoscooter e gli uccelli in formazione acrobatica. L’appello del Miur affinché ci fosse una “pacata discussione” è stato accolto con troppo eccesso di zelo: l’hanno fatta talmente pacata da eliminarla del tutto, o quasi.

Aboliamola, quindi, questa Giornata del Ricordo. Sostituiamola con un’altra, più rispettosa della storia come piace alle nostre istituzioni, quella non inquinata dal “revisionismo”: la Giornata delle Scuse degli Infoibati agli Infoibatori. Esuli e parenti delle vittime porteranno corone di fiori sulla tomba di Tito. Alessandra Kersevan farà un discorso a reti unificate per raccontarci la verità su quel supremo atto di sacrosanta giustizia. L’Arena di Pola e tutti i monumenti attestanti la presenza romana e italiana in quelle terre saranno abbattuti, in quanto simbolo eterno dell’odioso imperialismo. Le scolaresche saranno portate in blocco a spettacoli teatrali di Caterina Guzzanti, brillanti commedie in cui verranno replicati sketch tipo “E allora le foibe?”, insieme ad altri divertenti siparietti su donne violentate, uomini torturati, preti decapitati. In ogni città sorgeranno monumenti all’Infoibatore, questo eroe dei tempi moderni. La didascalia reciterà: “Al vendicatore dei torti subiti, al guaritore dall’infezione italica, la cui memoria fu ingiustamente vilipesa dal revisionismo, il popolo che i fascisti chiamavano ‘italiano’ pose a eterna memoria. Che i secoli futuri possano non veder più tanta offesa alla morale dei tempi nuovi, che mai nessun cosiddetto ‘italiano’ pianga più sangue ‘italiano’. E così sia”.

Adriano Scianca

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Dino Rossi 10 Febbraio 2017 - 11:39

Caro Scianca, purtroppo ha ragione.
Mia madre ed i miei nonni non era fascisti ma solo italiani,come tutto il paesino dove abitavano,solo per caso sono sfuggiti alle foibe ma hanno perso terre e fattoria. Loro si profughi all’arrivo in Italia non trovarono accoglianza o comprensione ma sospetto e sopraffazione. Auguro ai mentecatti sinistrati di provare sulla loro pelle la giustizia “antifascista” assaggiata dai miei parenti.

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nemesi 10 Febbraio 2017 - 12:32

potrei parlare per ore come mia testimonianza diretta anche su quella cacata di jugoslavia di tito (dai “cioccolatini kras alla jugo cokta,dagli ospedali alle scuole) che seguì all’eccidio ed alla occupazione delle terre,delle case e dei beni degli Istriani,
tra questi quella della mia famiglia;

perchè alla fine,quando per andare a CASA MIIA dovevo chiedere permesso ad uno straccione con la stella rossa sul berretto -appena sopra Trieste al confine- una volta mostrato il passaporto, mi si apriva la porta su quella cacata di COMUNISMO reale, non quello sognato dai “pensatori” della sinistra, fallimentare siia da un punto di vista economico,che sociale;

prova provata la guerra tra connazionali negli anni ’90 quando gli slavi si sono ammazzati porta per porta tra loro sotto ad una stessa bandiera, autentica NEMESI che da sempre si ripropone sulle trame del destino.

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roberto 10 Febbraio 2017 - 1:45

Atteggiamento vile delle popolazioni che non hanno dato aiuto a questi sventurati.La deprecabile ansia di celebrare il rito del capro espiatorio che il popolo d’Israele celebrava con l’abbandonare alla morte nel deserto, un capro che caricato di tutti i loro peccati, li redimeva dai loro errori. E ricominciavano le loro vita come se niente fosse accaduto. Un ultimo cenno al manifesto di quella scolaresca ,che data la loro giovane eta li assolvo ,gli insegnanti invece li condanno due volte primo per non aver insegnato la storia quella vera,secondo perché in loro anima un sentimento latente di vendetta per fatti che hanno appreso solo da viziate narrazioni Per lavoro ho vissuto in Istria e ho saputo di partigiani Iugoslavi hanno avuto anche una pensione dal nostro governo.

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