Roma, 10 ott – In qualsiasi altro luogo, forse, il ritrovamento di un piccolo pezzo di una statuetta votiva farebbe poco clamore. Oggi, però, dopo la straordinaria notizia delle colonne del tempio G che torneranno a dominare Selinunte, torniamo in Sicilia, nella meravigliosa Valle dei Templi di Agrigento, città d’oro dell’antichità greca. Qui, una piccola testa di terracotta raffigurante la dea Atena elmata, è stata riportata alla luce dagli scavi archeologici condotti da un team di ricerca della Scuola Normale Superiore di Pisa e potrebbe riscrivere la storia dell’antica Akragas. Ciò che sorprende, però, è che il ritrovamento risulta insolito proprio perchè in prossimità del tempio D, fino ad oggi attribuito a Hera Lacinia, corrispondente greca di Giunone. Gli scavi hanno interessato l’angolo sudorientale del famoso tempio D della Valle dei Templi, fino a questo momento, forse, erroneamente attribuito a Giunone. Il ritrovamento di questa prima testa fittile delle dea Atena elmata, corrispondente alla romana Minerva, per gli archeologi è databile tra la fine del VI e gli inizi del V secolo a.C.. Oltre alla testa della divinità, nel corso degli scavi è riemerso anche un braccio con l’egida e il pugno stretto in atteggiamento di attacco. Un esemplare unico, qui ad Agrigento, che oggi potrebbe realmente riscrivere di storia archeologica, classica e religiosa della mitica Valle dei Templi.
Samonà: “Guardare al futuro della Sicilia, partendo dalla nostra identità profonda e dalla nostra storia“
Entusiasta per la nuova rivelazione emersa dalle rovine di Agrigento, è lo stesso assessore ai beni culturali e all’identità siciliana, Alberto Samonà, raggiunto telefonicamente oggi da il Primato Nazionale. “Quello della testa di Atena è solamente l’ultimo ritrovamento, in ordine di tempo, di una stagione felice che da oltre due anni a questa parte ha fatto riprendere in grande stile gli scavi archeologici in tutta la Sicilia. Ritrovare testimonianze del passato e valorizzarle è un’occasione preziosa per guardare al futuro della Sicilia, partendo dalla nostra identità profonda e dalla nostra storia plurimillenaria. Puntare e investire sulla cultura vuol dire preparare le condizioni per la Sicilia di domani”.
Un ritrovamento che riscrive la storia di Akragas
Con la benedizione dell’assessorato ai beni culturali di Alberto Samonà e della Regione Sicilia, dunque, lo scavo ha goduto della supervisione scientifica del Professor Gianfranco Adornato, associato di Archeologia classica alla Scuola Normale di Pisa, e di Maria Concetta Parello, funzionaria archeologa del Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi. “Se supportato da altre evidenze archeologiche – spiega il prof. Adornato – il culto di Atena nel santuario del tempio D sulla Collina meridionale andrà a sostituire definitivamente l’intitolazione del tempio a Hera Lacinia, proposta da Tommaso Fazello nel 1558 nel De Rebus Siculis Decades Duae, primo libro stampato sulla storia della Sicilia, un’attribuzione ancora oggi in uso nella manualistica, ma basata su una fonte letteraria di dubbia interpretazione e non su testimonianze materiali”.
Sulle tracce degli avi come in una macchina del tempo
Da quanto illustrano gli archeologi, che mostrano fieri i reperti raffiguranti la dea Atena, gli scavi in quell’area sono stati condotti per indagare il rapporto stratigrafico e cronologico tra la pedana antistante al tempio e lo stereobate, rilevando materiali di produzione corinzia, attica e locale. Tutto materiale coerente con i depositi dell’altare del tempio D: “luogo del sacro e del rito per eccellenza”. Nel corso degli anni, dall’area sono riemersi moltissimi ritrovamenti, facendo di questo sito una fonte inestimabile di informazioni. Dai reperti che puntualmente riemergono dalla rossa terra di Agrigento, infatti, è possibile comprendere le pratiche cultuali e religiose dei nostri antenati, oltre che scandire la cronologia dell’area sacra attraverso la sua stratigrafia.
Le scoperte nella valle sacra dei Greci però non si esauriscono qui. In una nota della Scuola Normale superiore di Pisa, infatti, le ricerche nell’area occidentale del tempio D hanno identificato anche un muro di fondazione perfettamente allineato, non con il tempio classico, ma con l’altare. Probabilmente, anche questo fattore rappresenta un ulteriore indizio della preesistenza di un precedente santuario di età arcaica. “Questo settore – concludono i ricercatori impegnati negli scavi alla Valle dei Templi – fornisce informazioni per la comprensione non solo dell’intera fabbrica edilizia, ma anche del sistema di smaltimento e di drenaggio delle acque dell’area sacra. Quest’ultimi elementi sono indispensabili per il funzionamento e le attività di un luogo così importante nella vita della polis”.
L’Italia ha bisogno delle virtù di Atena
Come la romana Minerva, Atena è la dea vergine delle arti, delle cure, della saggezza, della lealtà e della strategia in guerra. Protettrice dell’antica città di Atene, come la sua equivalente romana, la divinità greca difende e consiglia gli eroi, istruisce le donne industriose, orienta i giudici dei tribunali, ispira gli artigiani e protegge i fanciulli. Tutto nel nome di un’incorruttibile e inscalfibile idea di giustizia, sociale e divina. Ma quando è in collera, Atena, così come Minerva, può diventare spietata. Pensando ai giorni attuali, le virtù rappresentate da Atena sono proprio quelle che uno Stato forte, padre e non padrone dei propri cittadini e non sudditi, dovrebbe incarnare, soprattutto in tempi di gravissima crisi, sociale, economica e internazionale, come quelli in cui stiamo vivendo. Che sia un segno divino per cambiare la rotta di un’intera nazione?
Andrea Bonazza